Per questi colli che ascendono verdi
verso l’Appennino lambiti dal fiume,
mi colse un rumore estivo di tuoni
tra brividi fitti di foglie, e subito
nella memoria era un trottare
d’antichi cavalli
alterno tra colombaie di pietre
rosee e rovine sparse di torri
e come un tuono il fluire dell’acqua
di sacre cadenze d’antiche pievi
sommerse, confuse con quelle
gementi del Tasso erranti per queste
rive deserte in un cerchio di larve.
E poi non v’era che odore
umido-amaro di limo e di giunchi,
un gracidare dai gorghi e dai greti
ossessivo di rane
nel tempo impassibile.