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CONVERSAZIONI  DI  AGOSTO 2012 DI  PALAZZO  PETRANGOLINI

MARIO AGNOLI    BIO-  BIBLIOGRAFIA

Bio-Bibliografia

video:  La fuga

La Croda Rossa: rass. Stampa

 

Mario Agnoli, cadorino di nascita, vive e lavora a Pistoia.

Esperto di diritto amministrativo per professione, ha pubblicato numerose opere di tecnica giuridica e saggi su riviste specializzate nel settore.

Nell'ambito di un multiforme impegno culturale, ha pubblicato saggi e articoli in campo letterario, di storia e critica dell'arte contemporanea, di riflessioni sui problemi storico-

sociali del nostro tempo approcciati con una forte connotazione civile ed etica.

Ha pubblicato otto raccolte poetiche:

- 1972  Rami divelti, P. Castaldi, Feltre 

- 1977  Poesie, Rebellato Editore, Venezia

- 1981  Il mercato,  Rebellato Editore, Venezia

- 1983  Frammenti di un poema, Rebellato Editore, Venezia

- 1988  Ombra,  Nuova Compagnia Editrice, Forlì

- 1999  Essenze,  L'Altravoce del ClanDestino, Forlì

- 2010  Esperia,  Ciraldi Editore, Bologna,

- 2013  Nati dal vento, Ciraldi Editore, Bologna.

 

Nell'ambito della narrativa ha pubblicato numerosi racconti e con il romanzo La Fuga ha iniziato un percorso di approfondimento di questa ulteriore esperienza.  Questo primo romanzo si colloca all'interno di una trilogia: La fuga, L'ombrellone e La Croda Rossa (quest'ultimo in corso di stesura).  La trilogia riprende aspetti fantastici e vissuti sofferti e gioiosi dell'autore. In definitiva ha pubblicato due romanzi:

- 1972  La fuga,  Ciraldi Editore, Bologna

- 2015  La Croda Rossa, Ciraldi Editore, Bologna

 

 

 

In Nati dal vento è il passato che preme nel tempo della malinconia: quella che sorprende il poeta alla fine del giorno, con le prime ombre della sera.

 

Un filo d'erba tra il cemento, simbolo della tenacia della vita che può affermarsi vigorosa anche nelle condizioni più difficili, seguendo impenetrabili percorsi: è il mistero del vento che racchiude il seme della vita, della nascita biologica, psichica, spirituale.

L'identità, frutto di una lotta autobiografica e universale contro il dolore e le avversità, "rimane in bilico come una foglia nell'ultimo volo", ma si sostanzia attraverso l'amore "alito supremo che dà vita al germoglio, che non delude il silenzio, che s'inserisce in ogni pensiero".

E se la solitudine del poeta traspare incerta entro le frastagliate rocce della sua terra, a lungo evocata, con il timore che ogni profezia possa "essere soltanto un tragico raggiro", è ancora la memoria d'amore, ragione intima di ogni connessione, a trasformare la malinconia in nostalgia, il dolore in un'ansia che "non s'avvede d'essere ricordo".        (Mario Agnoli)

 

 

 

 

Nella inappagata esperienza espressiva di Mario Agnoli, accanto alla poesia privilegiata, non poteva mancare la prosa di fantasia e di invenzione. Fedele, forse in obbedienza a un pizzico di civetteria, a un profilo basso, quasi minimalista (di sicuro, antiretorico), l'autore preferirebbe collocare la prima prova di una trilogia narrativa in fieri tra i romanzi che esplorano i risvolti dell'amore di coppia.
In realtà, come spesso avviene nella migliore tradizione letteraria, l'indizio illuminante consiste nel non detto, nell'ascolto del respiro immanente in una ricerca di verità etica sottaciuta.
Già dal titolo, La fuga, il racconto anziché soffermarsi su avventure vertiginose, finalizzate alla quéte di paradisi artificiali, si rivela per un'inchiesta su valori forti, quale argine allo scacco del nulla, fino alla conquista della speranza, per Agnoli "volano della vita", mediato dall'amore...                                         (Giuliana Bonacci Gazzarrini)
 

La fuga, piena di speranza, da un orizzonte di vita ristretto, si trasforma in uno sradicamento dalla propria identità fondata su valori condivisi: la fuga da se stessi conduce, sotto il segno dell'oscurità e della disperazione, alla fuga dalla vita stessa, ma anche, per un diverso cammino, alla ricerca faticosa di una ricostruzione di sé, dei legami più profondi dove sono depositati i significati primari della nostra esistenza e del nostro impegno nel mondo. Un romanzo denso e profondo, che affronta di petto l'enigma del male e l'attraversamento del dolore nella vita individuale, della coppia e nell'intreccio delle generazioni, sullo sfondo delle vicende storico-sociali della seconda metà del Novecento, con una prosa complessa e originale, ricca di accensioni liriche e sorprese stilistiche, nell'incantamento di una mitografia poetica intimamente suggestiva.    (Mario Agnoli)

 

 

 

La Croda Rossa è una splendida montagna delle Dolomiti, cara alla giovinezza dell'autore, ma è anche, e soprattutto, un simbolo: il simbolo del fuoco profondo della vita, che ardendo la colora con le tinte dell'amore, delle passioni, degli ideali, del coraggio, del desiderio di conoscenza, della ricerca della propria umanità, del cammino verso Dio.

L'autore tenta di risolvere con la bellezza, intensamente condivisa dai personaggi del romanzo, la tristezza del dolore profondo, il peso spirituale dell'ingiustizia sociale, il sacrificio dei riscatti, in un contesto dove la poesia e il dialogo s'intrecciano continuamente.
Questo romanzo entra nel vivo di una società legata alle consuetudini da lungo tempo condivise e presenti nell'arco di storia relativo a una parte del secolo scorso; siamo di fronte a un romanzo "sociale ed esistenziale" che induce il lettore alla riflessione e alla domanda sui perché del male e del dolore. La storia di Alfredo, protagonista principale del romanzo, si sviluppa attraverso vicissitudini dolorose sino al ritorno liberatorio alla Croda Rossa, la montagna della sua terra divenuta simbolo e chiave della liberazione interiore dall'oppressione del male: "Di strano vi è il canto che viene dai prati alti, oltre le ultime siepi del bosco di abeti. È il canto dei montanari allo sfalcio delle erbe. Un canto strano, di cose finite e d'infinito. Alfredo e Mary rimangono fermi nel loro punto d'incontro così stretti nel contatto dei loro corpi da sembrare un solo essere, senza alcun mistero, senza alcun perché irrisolto. È venuto il tempo della speranza profondamente invocata".
                                  (Mario Agnoli)