Rosanna Gambarara |
Arcipelago itaca Edizioni 2025 - Via Mons. D. Brizi, 4 - 60027 Osimo
(AN) |
PREFAZIONE
A sei anni dalla sua ultima pubblicazione, Dedlà, Rosanna Gambarara torna con una raccolta di poesie in dialetto, il dialetto delle sue origini, di Urbino, città dove è nata, ha studiato, si è laureata e ha insegnato prima di trasferirsi più di quarant'anni fa a Roma. Rosanna Gambarara da anni sta tracciando un percorso di ricerca in versi che l'ha vista pubblicare alcuni volumi, partecipare ad eventi pubblici e lavori antologici e ottenere diversi riconoscimenti in importanti premi letterari nazionali. Pur componendo anche in lingua, non si può qui non affermare, innanzitutto, che la sua intera produzione vede come principale protagonista il dialetto della città dove è nata, quel dialetto proibito in famiglia, appreso con innocente libertà e trasgressione nelle scorribande per i vicoli e per le piole quando il centro storico era il regno dei giochi. Quel dialetto che nella scrittura poteva tuttalpiù rappresentare la filastrocca popolare e il folclore. Oggi la "poesia dialettale" (fondamentali gli studi di Pancrazi, Pasolini, Contini, Mengaldo) ha perso la connotazione esclusivamente popolare, può rappresentare tutti gli aspetti della modernità, ne assorbe via via il vocabolario adattandolo alle esigenze espressive dei vari poeti e facendosi idioletto. È diventata "poesia in dialetto" e ha acquistato dignità letteraria (Gianfranco Contini in Letteratura dell'Italia Unita 1861-1968,1968, e Pier Vincenzo Mengaldo in Poeti italiani del Novecento, 1968, hanno inserito poeti in dialetto accanto a quelli in lingua). Quello in uso nel capoluogo del Montefeltro non è un dialetto al quale viene attribuito il "titolo" di idioma, di vera e propria lingua - come è per il friulano o il romagnolo. Si tratta di un "parlato" dotato di grande musicalità, armonia e di sonorità ben definite. Queste caratteristiche peculiari testé citate, queste qualità proprie del dialetto urbinate, sono l'ingrediente alla base dell'operazione che l'autrice mette a punto nel suo fare poesia; sono, in definitiva, la sostanza che contribuisce ad attribuire un segno di singolarità alla produzione in versi della nostra. Rosanna Gambarara sceglie infatti di edificare la stragrande maggioranza delle proprie poesie nell'architettura del poetare ancora oggi considerata tra le più classiche e complete per eccellenza; nella struttura, nella misura, nella metrica del sonetto. In Rosanna Gambarara «il sonetto, forma metrica prediletta, abbinato al dialetto urbinate e adattato con abilità e perizia a moderne esigenze espressive, si apre delicatamente a nuove visioni. Se non totalmente, almeno in misura parziale, le frequentazioni musicali hanno permesso all'autrice di sviluppare un'acuta abilità prosodica... Sebbene si possa pensare che l'uso delle strutture canoniche sia un atteggiamento tipico dei vetero-dialettali, la poesia della Gambarara risulta pienamente immersa nel contesto neodialettale, in virtù di una attenta rilettura e riformulazione degli strumenti espressivi del nostro patrimonio letterario» (Poeti neodialettali marchigiani, Versante, 2018, a cura di Jacopo Curi e Fabio Maria Serpilli, pag. 84). Il lettore che incontrerà questo volume si renderà conto da sé che l'operazione alla quale poco prima ci si riferiva è senz'altro riuscita (se il lettore potesse ascoltare l'autrice interpretare le proprie poesie rimarrebbe di certo colpito e affascinato), potrà scoprire come l'uso che Rosanna Gambarara fa del dialetto risulti funzionale ad esaltare proprio la perfezione dell'impianto compositivo scelto (in questo aspetto risiede il carattere di originalità in precedenza evidenziato; prerogativa che non può che perdersi, per ovvii motivi, nelle trasposizioni in lingua dei testi). Si sta qui parlando di un grande omaggio che l'autrice fa alla propria lingua madre, una lingua madre conservata e portata con sé e in sé negli anni anche lontano dai luoghi d'origine, una lingua madre che è tutt'altro che persa; è soltanto «petta '1 paravent» / «dietro il paravento». La voce poetica offerta dalle liriche di questa raccolta sembra viaggiare lungo una linea mobile del tempo, in uno scarto, a volte repentino, che fa affiorare, anche mescolandoli e in qualche modo contrapponendoli, ricordi di luoghi e di situazioni ormai trascorse e pensieri e riflessioni dell'oggi, paesaggi del passato e visioni di vita vissuta più vicine alla contemporaneità. Davvero seducente è questo alternarsi, quasi rincorrersi, del tempo nel tempo, questo affidate alla scrittura - e diremmo, ancora, grazie al dialetto che è al tempo stesso lingua antica e attuale - il compito irrinunciabile di mantenere in vita dò che è stato, nel presente. Non c'è desiderio di consolazione, nella poesia di Rosanna Gambarara, pare piuttosto esserci una sorta di profonda coscienza della realtà che si manifesta, tra l'altro, attraverso la sublimazione dei minimi accadimenti, e finanche degli oggetti, che silenziosi hanno attraversato e attraversano la vita dell'autrice e le vite di tutti (Le robb da gnent - Le cose da niente del titolo dell'ultima sezione del libro). È dunque anche grazie a le robb da gnent che la realtà si vede scorrere, la si osserva come sciogliersi nel "gioco" della rincorsa del tempo nel tempo prima sottolineato. Notevoli sono i versi che chiudono il libro - che si riportano qui nella sola versione in lingua - e con i quali si chiude anche questo contributo: «E so il di là / che balena in una sgranata stranezza inquieta / - come un dejà vu - / nelle cose da niente / come un dejà-vecu - un mattino andando in un'aria di vetro». Danilo Mandolini |
|
INDICE |
||
SPILLOVER
1 –Respir 2 - Paura 3 –Arbalton 4 –Resiliensa (1) 6 -L’alba de dman
PETTA 'L PARAVENT
8 - Rivelasion 9 - Fori piov 10- Paradoss rasional 11- Ipottesi 12- M’er messa i calcol... 14- Mise en abyme 15- Man 17- C’arpens adess 18- Cola novembre 19- Agost 2010 20- Sintesi 21- Nott 22- El grid 23- Tutt’ i sant 24- L’ech 26- L’onda 27- La corsa 28- Rivisitasion |
29- La risposta 30- Tempus fugit 32- C’sa t’ho da di’ 33- L’ecliss 34- Da cima 'l Mont 35- Du en gitti a fni’ 36- Repart X 37- Quand arton a Urbin 38- Techetechetè 40- Violoncell 41- Concert K488 42- Arios Dolent 44- Enthusiasmόs 45- Enthusiasmόs (Nat King Cole)
LE ROBB DA GNENT
46- El Lensol 47- El buton 48- El scontrin 49- El matarass 50- I calsett 51- Le pantoffle 52- Discesa ai Infer 53- La moral d’Epicuro 55- Dedlà
|
|
Risvolto di copertina di Manuel Coen
Al di là e al di qua del paravent, di un mondo vero e vissuto, ma anche sognato e prefigurato, sembra muoversi, tra resilienza e dissolvenza, la scrittura anfibia e meticcia di Gambarara. Recuperando dall’autobiografia e da una distanza temporale considerevoli la parlata urbinate, non prima di averla immersa nel fiume di un inarginabile meticciato linguistico e di una feroc’ babel (feroce babele) contemporanea, tratteggia i dubbi e le inquietudini di un orizzonte liquido e impermanente, talvolta dai tratti orrifici o inquietanti: come nel ricordo dello 'sprovingol’ e di creature che animano notti insonni o agitate. Ne deriva un quadro d’insieme in cui la parola, dialettizzando e includendo in sé termini e lemmi dall’italiano e dalle allotrie (inglese, francese), rendiconta di un travalico di confini e di un travaso di temi infiniti, in scenari postleopardiani. Ecco allora che l’hic et nunc della scrittura assume valore aggiunto nel continuo affondo prospettico, spaziale e temporale insieme, vagando e deambulando in avanti e indietro. Il tutto, come nella realtà di un sogno pirandelliano, dove si sogna di sognare e si smarrisce la materia del sogno e della realtà: della vita e dei suoi istanti trascorsi, sembra che resti «solo un flash rubato per caso», come il vento o le gocce d’acqua sul greppo urbinate del Pincio; «solo la traccia sfocata e l’eco / rimane / e l’impronta delle unghie / sul palmo della mano». Manuel Cohen |
alcune
poesie |
|
Fa strimulì com tla lavagna el
gess
|
|
S'era pers da 'n bel pess el giorne, sfnitt
|
|
Volavne le su man com du farfall
|
Le tram fresche dla terra disodata,
|
Arcomparivi sa i tu giorn corsar
|
Arcomparivi sa i tu giorn corsar |
Chiusa tel bossol de sti
quattre mur
|
Ogg' che de fora un sol
innamorat
|
Rosanna Gambarara |