Mostra 2013

Mostra 1994

Mauro Braconi      Il mio Finestère

 

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Immagini della Mostra 2013

 

 

MAURO BRACONI  è nato a Macerata il 2 Luglio 1959

ha acquisito la Maturità Scientifica

ha lavorato come interprete parlamentare

è morto prematuramente il 3 Agosto 2012

[Err. Corr.: Liomosino leggi "Limosino"]

 

RICORDO DELLE SORELLE Manuela e Loredana

 

Mauro fin dalla sua giovane età, amava giocare con i pennelli per creare immagini, capire e scoprire come forme e colori si trasformano in sensazioni ed emozioni. Più che abilità tecnica dei grandi pittori che ammirava, specialmente Raffaello e gli impressionisti, voleva scoprire la magia attraverso la quale le linee, i disegni e le figure compongono le immagini e rendono le opere creazioni artistiche. È stato un tenace ricercatore di tecniche, a volte inquieto; si è ispirato alla mitologia, alla leggenda del supplizio di Sisifo in particolare; altre volte ha cercato di fissare la luce dipingendo lo stesso motivo nel suo variare a secondo dell’ora e con diversa angolazione. Si è avvalso di pennellate e contrasti di colore per una trascrizione immediata di una sensazione e di una emotività molto intense, che egli provava davanti allo spettacolo della natura. Nei suoi quadri si avverte la sensazione del vento e dell'odore salmastro dell’oceano, insieme all’attimo che aveva colto, trasmettendolo alla tela, in modo definitivo, insieme al sole e all'aria cristallina. Sperimentava e studiava diverse tecniche, imprimendo nel quadro le corpose pennellate di colore puro, dense, precise e rapide e ci diceva: "le ombre non vanno fatte con il nero, ma con il colore più scuro, è così che crei volume".

Era amante della natura, innamorato della Bretagna, terra dalle forti sensazioni, dai colori intensi, dalla luce accecante ed era lì che amava dipingere, all'aria aperta del suo amato Finistère. L'osservatore si troverà di fronte a quadri di una forza e di una energia tutta particolare per l’uso del colore e la gamma cromatica che costituiscono il proprio linguaggio artistico e che “consentono a Mauro di permeare le sue tele di una forza espressiva che non può non essere avvertita come forza poetica, al di là degli aspetti naturalistici" (v. Mostra 1994 Presentazione di V. Angelini).

Manuela e Loredana Braconi

 

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Mostra 1994

 

 

 

 

 

 

 

#Mauro

BRACONI: L’IRREFRENABILE VOGLIA DI COMUNICARE

 

Per tentare di individuare un percorso artistico nella produzione pittorica di Mauro Braconi, come è mia intenzione fare, forse è utile leggere anche i suoi appunti. Ritengo, infatti, che per lui, come per tanti altri pittori, lo scrivere diventi un elemento "pariteticamente espressivo e necessario alla definizione dell'essere". Così mi è capitato di scrivere qualche anno fa, in altra sede, in merito alle note, agli appunti e al bisogno che un artista ha di definire attraverso quelli l’urgenza di comunicazione, temendo quasi che, da sola, la propria opera visiva non sia sufficiente.

Sarebbe interessante indagare e spiegare questo "fare" dei pittori e verificare se è più un bisogno di spiegare e di meglio comunicare, o se, invece, è solamente un diverso modo con cui questi cercano e tentano una ulteriore e più precisa conoscenza del proprio io e del mondo.

Torniamo però ai fogli scritti di Braconi cercando di vedervi ciò che in essi veramente c’è, al di là degli interrogativi e delle curiosità di chi scrive. Tra queste pagine, che hanno sempre una componente autobiografica, ve ne sono due in cui egli annota aspetti interessanti del suo fare e del suo essere artistico. In quelle, mi sembra, possono essere individuate le chiavi di un procedere qualitativo, i momenti fondamentali e le diverse svolte di un percorso di ricerca.

Nel primo vi si afferma come da autodidatta: "... ho sempre avuto in me una irrefrenabile voglia e curiosità di scrutare le opere ed i dipinti d’arte del passato...".

Lo scritto si riferisce, ovviamente, alla primissima fase del lavoro di Braconi, in cui espressamente viene dichiarato un bisogno interiore che lo spinge a curiosare e a scrutare ciò che gli altri hanno già elaborato e tradotto, con il loro lavoro, in forme e colori. Non è questo, però, che può e deve apparire interessante in questa nota, quanto quella sua: "irrefrenabile voglia" di scrutare per capire il segreto intimo, la magia per cui linee, forme e colori divenivano sensazioni ed emozioni. Il bisogno, quindi, di capire quanto di ignoto ma avvertito come presenza ineludibile è in una figurazione; cogliere quel "qualcosa" che solo una immagine, quando è arte, sa trasmettere.

E’ dunque il bisogno di scavare e di conoscere gli aspetti segreti dei grandi maestri, il loro animo, più che la loro abilità tecnica che spinge questo giovane pittore a tentare di mettere in sintonia il sentire del proprio animo con quello degli artisti verso i quali prova simpatia e che sente più congeniali e vicini. Periodo di tirocinio in cui Braconi "copia" l’arte e, senza rendersene conto forse, chiarisce meglio a se stesso anche il proprio bisogno di esprimere le sensazioni e le emozioni stimolate in lui dalle forme, dai colori, dalle luci o dagli odori del mondo.

Non si tratta più, perciò, solamente di "copiare" i dipinti degli Impressionisti o dei Fauves o dei Simbolisti, per capirne i segreti, si tratta invece di dare forma a ciò che sente dentro di sé. Infatti, scriverà molto più tardi una breve nota in francese che merita d’essere riproposta integralmente: "Dans ma maturation artistique je me suis efforcé de donner de plus en plus importance à ce que je sens par rapport à ce que je vois. C’est à dire que l’objet est toujours moins perception visive mais toujours plus impression émotive. Dans mes tableaux de paysage l’effort primaire est donc de raprésenter les sensations émotives les plus intenses qu’on éprouve devant le spectacle de la nature."

E’ chiaro ormai che il vero problema per lui è quello di dare forma alle impressioni dell’anima più che a quelle della retina. Se così è, dunque, è altrettanto possibile affermare che per questo pittore il rimando al mondo, al paesaggio, agli aspetti naturalistici altro non è che un pretesto per rintracciare "l’impression émotive", i moti, gli impulsi che portano alla commozione dell’animo e dar loro, quindi, una forma che comunichi lo stato poetico provato dall’artista in un determinato luogo o in un certo momento della sua vita. Il problema che Braconi si pone, dunque, è quello di partecipare agli altri il suo modo di vivere il senso profondo e sostanzialmente religioso della natura.

Ecco allora che alcune sue opere come:"Fiaba bretone", in cui il cielo costituisce un tutt’uno con la vegetazione della spiaggia, i fiori, la sabbia, le nuvole, vibrano in una coralità cromatica che nulla ha più di naturalistico; la trasfigurazione diviene totale sino a definire uno stato di imponderabilità atmosferica. L’insieme vive in una dimensione quasi metafisica. Tale ottica, però si modifica in un’altra interpretazione della spiaggia della Bretagna; "Paesaggio bretone", infatti, ci dà tutt’altra emozione proprio perché nel contesto del dipinto i rapporti cambiano, alla simbiosi totale del cromatismo della prima opera si contrappone una sorta di dualismo compositivo, l’immagine si articola in parti emotive ben distinte e netta appare la separazione tra cielo e terra. In quest’ultima la sabbia prorompe in primo piano col suo vorticare di granelli composti dal vento in linee sinuose, e appare dirompente la forza dei fiori color lilla che costituisce quasi, assieme alla categorica linea retta dell’orizzonte del mare, il limite terrestre verso lo spazio. Nel contrasto tra le calde sensazioni della spiaggia con la fredda e limpida luce del cielo si definisce una sorta di riflessione filosofica tra il limite caldo, materiale dell’umano e la illimitata, distaccata e lucida im­materialità aerea del cielo, tesa sino allo spasimo, tale da divenire luce fredda. Dicevo che, per il pittore di Jesi, il problema artistico si pone come ricerca capace di dare visibilità alle sue sensazioni ed emozioni, in questo è, perciò, individuabile una possibile chiave di lettura che consente di decodificare gli aspetti qualificativi del suo percorso artistico.

L’osservatore si troverà, infatti, di fronte a quadri, in certo qual senso, travolgenti, costruiti attorno a una gamma cromatica che conferisce alle composizioni una forza e una energia tutta particolare. E’ proprio quest’uso del colore, inteso come elemento costitutivo fondamentale del proprio linguaggio artistico, che consente a Mauro Braconi di permeare le sue tele di una forza espressiva tale che non può non essere avvertita come forza poetica, al di là degli aspetti naturalistici.

In questo senso è possibile anche affermare che i dipinti del pittore iesino, man mano che lasciano affiorare alla coscienza visibile quanto egli avverte nei meandri più nascosti della sua sensibilità, diventano strumento per consentirci di conoscere meglio anche la nostra interiorità.

Il cerchio così, dunque, si ricompone!

Infatti, come Braconi, all’inizio del suo lavoro di autodidatta, ha cercato nelle opere dei grandi maestri del passato quel percorso che lo conduceva a conoscersi meglio, allo stesso modo, oggi, propone le sue immagini affinché possano aiutare altri, quand’an­che non pittori, a rintracciare più facilmente la propria dimensione poetica.

Vitaliano Angelini

 

 

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