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dedicato a mia madre

 

L'ARMONIA  DEL  GIOCOGLIERE

Roberto Budassi

 

Rimango fermo nella convinzione che ogni linguaggio artistico deve conservare la propria identità formale e autonomia espressiva per salvaguardare quel tanto di autenticità che gli appartiene e ne contraddistingue l'originalità poetica. Principio ancor più valido se applicato a tutte quelle forme e manifestazioni dell'ingegno umano in cui diversi modi di esprimersi concorrono alla creazione di un'unica opera d'arte come, ad esempio, accade nei libri d'artista, dove la parola e l'immagine sii congiungono nella stesura di un unico testo poetico. Mi preme ribadire ciò dopo aver tetto, di recente, una bellissima epistola scritta da Alda Merini e pubblicata a fronte di un libro d'artista di prossima uscita, in cui si afferma, forse con troppa innocenza, che "l'arte si accoppia degnamemte alla poesia nel senso che si piega volentieri al volere del verso".

Posizione che, proprio per l'assunto sopra ricordato, non possiamo più condividere come, del resto, dobbiamo rifiutare buona parte dei giudizi espressi dalla recente critica nei confronti dell'arte grafica applicata all'illustrazione e decorazione del libro, che rimarcano la stessa malcelata subalternità dell'immagine nei confronti della parola scritta. Se, da un lato, ci sono i poeti che vedono riconosciuta come inalterata la forza evocatrice della parola scritta e incontaminata la bellezza del verso, dall'altra c'è sempre l'artista che, forte di altrettanta purezza, non può rinunciare alla propria autonomia espressiva e, di conseguenza, non può che piegarsi al solo volere dell'arte e alle necessità di dar seguito all'impulso creativo che l'ispira, anche quando ricerca quella perfetta simbiosi fra parola e immagine di cui il libro d'artista ne è un superbo esempio.

Che cos'è, allora, un libro d'artista se non l'espressione più compiuta di un'opera d'arte in cui la parola e l'immagine convivono armoniosamente nel perfetto equilibrio della pagina, nella risplendente lucentezza dei bianchi che si accordano con i neri profondi dell'inchiostro e dove l'immagine si accoppia e si esalta a contatto con la bellezza del verso e viceversa. Un fascino cui non sono rimasti insensibili gli artisti delle passate e delle recenti generazioni, attratti ora come allora, dalle potenzialità espressive offerte da questo elaborato prodotto intellettuale.

"Non vedo differenza fra la costruzione di un libro e quella di un quadro" sentenziava, perentorio, Henry Matisse, sottolineando, di fatto, come l'arte di creare libri non conoscesse confini poetici né spartiacque espressivi e, soprattutto, rivendicando il principio che l'intervento dell'artista nell'opera letteraria diventa un atto creativo a tutti gli effetti, cui si deve riservare lo stesso impegno intellettuale, lo stesso rigore critico, la stessa serietà morale poste per altre esperienze estetiche.

Possedere un libro d'artista è un po' come possedere un frammento di bellezza incommensurabile; è un piacere che si rinnova ad ogni lettura. Quando si sfogliano, ad una ad una, le pagine del testo e si scorrono con lo sguardo le sue illustrazioni, si partecipa ad un evento memorabile. Sul bianco del foglio, lievemente increspato e vissuto nella pressione della stampa, si condensano i tracciati del pensiero e si costruisce un sottile dialogo formale fatto di armonia e grazia, di equilibrio e simmetria, in cui i caratteri, dal classico Bodoni al Caslon, dal Garamond al Garaldus, dialogano con le trame dei segni delle illustrazioni incise all'acquaforte, e i bianchi rappresentano una pausa di riflessione fra i toni grigi dell'acquatinta e i neri dell'inchiostro tipografico. Inconsapevolmente si diventa partecipi di una magia funambolica, "Immaginiamo una palla bianca e una palla nera, come le due pagine, la chiara e la scura, così diverse eppure faccia a faccia. Malgrado le differenze tra questi due oggetti, l'arte del giocoliere ne fa un insieme armonioso" (H. Matisse-. Lo sguardo "tattile" del bibliofilo così come il gusto più raffinato dell'esperto amatore, saprà cogliere l'insieme di queste acrobazie come il risultato di un prestigio calcolato, in cui l'azzardo è solo un giuoco che simula il contrasto fra le parti e rende precario un equilibrio così abilmente costruito.

  

Un esempio illuminante di una perfetta simbiosi fra parola e immagine, fra diversi e mai opposti livelli e stili di scrittura è dato dalla presente edizione d'arte realizzata da Athos Sanchini e Giorgio Luzzi per le Grafiche Fioroni di Casette d'Ete. Il primo è pittore e incisore nonché esponente dell'ultima generazione di quella "Scuola di Urbino" che ha prodotto nel Novecento una delle realtà più significative ed esaltanti nel campo dell'editoria d'arte e dell'incisione; il secondo è poeta e cantore dell'animo umano, di questo tempo dolente e sempre prossimo alla tempesta. Il libro raccoglie undici poesie e undici incisioni e possiamo ammirare, sfogliandone le pagine, come il testo, la parola e il verso del poeta, si sposano magnificamente con le immagini grafiche dell'artista senza che mai venga alterato quell'equilibrio, quella identità e autonomia espressiva proprie dei due linguaggi; anzi qui si raggiunge quel connubio ideale fra parola e immagine altamente evocativo, ricco di suggestioni e reciproci rimandi. Ma, del resto, non poteva essere diversamente. Per chi conosce Athos Sanchini sa con quanta perizia e sapienza tecnica, con quanta abilità ed inventiva tracci le sue magnifiche coreografie di segni, le sue splendenti pagine grafiche, i suoi rilucenti e boreali guizzi cromatici per dar corpo ai sogni e alle illusioni e, forse, non v'è stilla migliore, di fresca rugiada mattutina, che possa dialogare con la bellezza disincantata, quasi disadorna nella sua aurea castità di stile, dei versi di Giorgio Luzzi.

Ho detto, altre volte, che dalle immagini di Athos Sanchini emerge prorompente l'inquietudine del suo spirito mercuriale, tutto rivolto ad esprimere, attraverso una forma strutturalmente elaborata e l'uso di un segno gestuale e sensibile al minimo variare del moto istintivo, il senso dinamico della vita che si da come flusso perenne e continuo divenire di eventi. I suoi cieli, talvolta solcati da repentine scie di condensa e da sinistri bagliori, sembrano incrociare diagonali di luce e di ombre come al mutare delle stagioni e degli orizzonti e la materia stessa si raggruma in crepuscoli o in aurore dai vividi o tremuli riflessi. Accanto ai cieli e alle nubi convivono i soggetti, più intimi, delle brume notturne, dei boschi, degli anfratti lacustri, che, simili a luoghi incantati, esprimono il senso di una natura primigenia, incontaminata, la cui bellezza viene contemplata nel riposo della solitudine ed esprime, attraverso il filtrare della luce, tutto il segreto mutevole della vita e il silenzio delle cose, colte nell'attimo stesso del loro costituirsi in sostanza. Nell'eterno pulsare della linfa che, tratta dalle viscere della terra, scorre per i tronchi nodosi e su per i rami, passando dalle felci alle foglie, in un eterno divenire di attimi, l'uno concatenato all'altro, si coglie tutt'assieme la dimensione dell'essere, che si ricompone in un attimo di quiete e respiro interiore, come dopo una tempesta. Ebbene, nelle pagine grafiche di questa impresa editoriale, tali risultati raggiungono il loro Zenit tanto sono filtrati e riflessi nella pura luce cristallina dei versi del poeta di Sondrio.

Dunque, ancora un esempio illuminante di libro d'artista che le Grafiche Fioroni di Casette d'Ete hanno confezionato secondo i canoni classici della tradizione editoriale più illustre e rigorosa che, se da un lato ci ricorda come siano ormai tramontati irrimediabilmente i tempi dei grandi editori e pionieri del genere, come Ambroise Vollard ed Henry Kahnweiler, degli editori Tériade, Skira, Maeght e Mardersteig -così importanti per la creazione "architettonica" dei livres d'artistes - dall'altra ci conferma come le recenti iniziative, improntate da piccoli ma agguerriti editori, hanno consolidato il senso di una tradizione tipografica che, quando mantenuta, sa ancora misurare il contributo dei vari interventi finalizzati alla creazione del libro d'artista come lo conosciamo e lo abbiamo nel tempo amato e ammirato. La scelta degli autori, la cura nella stampa, la tiratura limitata, l'architettura dell'impaginazione così come la robustezza delle legature, fanno di questo libro d'artista un "prodotto" finito di pregio, che si presenta come un insieme armonico di altissimo valore estetico e librario, capace di soddisfare i gusti di un pubblico raffinato ed esclusivo così come i palati più esigenti dei bibliofili e degli esperti del settore. Un risultato che avrebbe accontentato un intenditore come John Grand-Carteret che più di un secolo fa predisse il successo di questa singolare quanto preziosa forma d'arte affermando, profeticamente che "... il XX secolo vedrà realizzarsi la grande rivoluzione di cui scorgiamo i primi segni: il linguaggio grafico, l'immagine, procederà di concerto con il linguaggio letterario, la scrittura" (in: Le Livre et ì'Image, 1893- che ciò, poi, sia di nuovo avvenuto a dispetto di un tempo e di una civiltà contemporanea, dominato dalla scrittura elettronica e dalle immagini virtuali dei computer, rende ancora più meritevole ed esplicito il valore culturale e il significato di questa impresa, che conferma come il libro d'artista goda, allo stato attuale, di una seconda giovinezza.

 

 Roberto Budassi     

Febbraio 2003