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RUBRICA   domenica 02 gennaio 2005 ore 13

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CARTOLINA DALLE MARCHE

PUNTATA N° 14     9^ EDIZIONE

Filottrano (AN), Vestignano (MC), Montefortino (FM)

 

Cari amici della Cartolina, un cordiale augurio di Buon Anno da Francesco Venditti. Oggi parleremo di Filottrano, un comune di 9000 abitanti, situato in provincia di Ancona, a 270 metri sul livello del mare.

La località ha origini molto antiche. Già dal V- IV millennio a.C. esistevano popolazioni dell’era neolitica. Successivamente vi abitarono i Piceni e poi i Celti. Filottrano, comunque, ha natali longobardi. Come cittadina sorse intorno all’anno Mille e il suo nome deriva da Ottrano, o meglio, dai figli di Ottrano. Il borgo, nel corso dei secoli, ebbe una storia un po’ turbolenta, a causa dei saccheggi provocati da soldati di ventura e dagli scontri con la vicina Osimo, per motivi di confine.

Nel 1790, Filottrano venne nominata città da Papa Pio VI, nell’ambito dello Stato della Chiesa.

La cittadina, oggi, si caratterizza per le sue sette chiese, all’interno del centro storico. San Cristoforo è un convento avellanìta dell’XI secolo; il convento di San Francesco è un monumento nazionale, perché è un esempio di barocco unico nelle Marche. Vi sono anche San Michele, La Pieve e Santa Maria di Storaco. Tra i palazzi ricordiamo il Palazzo Municipale, il Ricci-Accorretti e il Beltrami-Luchetti, che ospita il museo del barocco marchigiano e il museo della raccolta Beltrami. Concludiamo dicendo che lo stemma di Filottrano consiste in una croce ai piedi della quale riposano sette lapidi , tre nella prima fila e quattro nella seconda, le quali poggiano, a loro volta, su un ripiano.

Adesso passiamo a Vestignano, frazione che si trova nel Comune di Caldaròla, in provincia di Macerata, a 488 metri sul livello del mare, in prossimità del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. La denominazione del borgo deriva da Gens Vestìna, una nobile famiglia romana, che possedeva le terre e i boschi circostanti.

Le origini risalgono già dall’VIII secolo d.C., allorquando i Longobardi occuparono la zona e costruirono un tempio a San Giorgio, loro Santo protettore, tempio di cui oggi rimangono visibili alcuni resti, dipinti e una scultura del Santo, prodotti in epoche anche successive. Vestignano, nonostante le varie dominazioni e successive ristrutturazioni urbanistiche, conserva ancora oggi possenti mura con torrione cilindrico e torrette a base quadrata, vie strette, case basse, con tetto spiovente, archivolti e sottopassaggi. All’interno della cinta muraria si eleva una torre circondata da una “corte”, riservata al comando della difesa; nel “castrum”, si trova una seconda cinta muraria che congloba le abitazioni della comunità rurale.

Il castello, del IX e X secolo, nel corso del tempo, fu assegnato al Monastero di Casàuria da Ludovico II, a Camerino ad opera del Cardina Fiaschi nel 1240, ai Varano nel 1468, al Vicariato di Summonte nel 1538 e al terzierio di Sossanta nel 1563.

Il borgo, che si trova interamente all’interno del castello, è stato anche abbellito grazie all’opera di vari artisti: Andrea e Simone De Magistris e Nobile da Lucca. Di quest’ultimo ricordiamo l’affresco visibile nella lunetta all’ingresso del castello. Il dipinto risale al primo ‘500 e rappresenta la Madonna, San Rocco e San Sebastiano, che venivano considerati i protettori in tempo di peste. Ad Andrea De Magistris si deve la Madonna col Bambino, San Rocco e San Sebastiano (del 1538) situato al centro della navata sinistra; dello stesso pittore ricordiamo: San Giorgio salva la principessa e San Martino dona il mantello al povero (del 1551). Simone De Magistris dipinse la Crocefissione, L’Adorazione, L’Assunzione, nonché due riquadri più piccoli con San Giorgio e San Martino e i Misteri del Rosario, intorno al Presepio dipinto, a sua volta, dal padre Andrea. Nelle opere dei De Magistris scorgiamo il castello e i colli circostanti, quasi fossero una preziosa fotografia dell’epoca.

Da Vestignano andiamo a Montefortino, ancora in provincia di Fermo (FM), dove si trova il Santuario della Madonna dell’Ambro, fra i Monti Sibillini, una delle più antiche costruzioni delle Marche. In una lapide posta dietro l’altare della cappella sta scritto: Nel Maggio del Mille la Vergine Santissima, cinta di straordinario splendore, apparve in questa sacra roccia all’umile pastorella Santina, muta dalla nascita. La fanciulla ottenne il dono della parola in premio alle preghiere ed offerte di fiori silvestri che ogni giorno faceva all’immagine della Madonna posta in una cavità di un faggio. Le prime notizie del Santuario risalgono al 1073, quando l’Abate del vicino monastero di Sant’Anastasio dotò di molti beni la cappella.

 

La Cartolina dalle Marche per oggi termina qui. Vi ricordiamo che potete consultare i nostri testi sul nuovo sito www.prourbino.it , cliccando su Cartolina. Inoltre, potete scriverci a cartolinadallemarche@virgilio.it . La Cartolina dalle Marche rinnova ai gentili ascoltatori l’augurio di un felice Anno Nuovo.

 

FRANCESCO VENDITTI

 

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