Paolo Volponi |
Link su Ytb: LaForzaDiCambiareIT “L’ATTUALITA’ DI VOLPONI”
Risalgono a ventuno anni fa e stupiscono per la loro
attualità le parole di Paolo Volponi nell'intervista del TGR delle Marche nel
gennaio del 1993. Nella sua casa di Urbino. All'indomani delle dimissioni da
deputato di Rifondazione Comunista. Per motivi di salute. La fine della sua
carriera di parlamentare iniziata dieci anni prima da senatore eletto dal
Collegio di Urbino, come indipendente nelle liste del Pci.
L'ennesimo atto di coerenza “estrema”della sua vita (Volponi muore nel 1994)
caratterizzata da passione civile, rigore intellettuale e morale di dirigente
olivettiano, di narratore, di poeta e di politico.
Proprio l'intransigenza sulle contraddizioni della storia e delle ragioni della
verità che contraddistingue la qualità dell'opera volponiana, in tutti i suoi
aspetti, è stato lo spunto e il tema delle giornate di studio promosse
recentemente ad Urbino per ricordare Volponi nel ventennale della morte.
“Volponi estremo” il titolo scelto non a caso dal comitato scientifico promotore
del convegno internazionale (Università di Urbino, Perugia, Pisa e
Soprintendenza ai Beni Artistici delle Marche). “Estremo” ancor oggi nella sua
“attualità”.
Basta ripercorrere alcuni brani delle “Cantonate di Urbino”, pubblicate nel 1985
in concomitanza con il cinquecentesimo anniversario della morte del duca
Federico per carpire alcuni suggerimenti di Volponi che andrebbero ascoltati
ancor oggi.
“… Si tratta di riprendere e rianimare i vecchi posti assegnati, di riaprire la
città e la sua terra a una cultura nuova, di arrestare la museificazione, di
interrompere la retorica degli autoappagamenti. Il problema vero di Urbino oggi
è di trovare una destinazione civile, oltre quella di essere un buon centro di
studi e un bel luogo da visitare. Due sarebbero le cose da fare, storicamente
vere, ancora oggi reali e possibili. La prima comporterebbe l'istituzione presso
la gloriosa Università di una Facoltà d'Agraria: un corso di studi di alta
specializzazione tecnica fatto non solo di aule docenti, studenti dispense esami
e lauree pergameniche, ma piuttosto di piani ricerche e lavori agricoli
attraverso l'avviamento di imprese colture laboratori su tutta la terra urbinate
collinare e montana, decine di migliaia di ettari oggi incolti o mal coltivati,
in prevalenza di pubblica proprietà.
La Facoltà dovrebbe guidare queste terre con insegnanti e tecnici e anche con
l'aiuto di altre Facoltà; lavorarle con gli studenti mandriani mungitori
boscaioli allevatori lattieri conciatori, i quali così studiando e sperimentando
seriamente si guadagnerebbero anche un salario onesto e produttivo. Una Facoltà
del genere sarebbe una novità decisiva non solo per Urbino, ma per tutte le
Marche: ad essa dovrebbero concorrere con slancio la Regione, le Comunità
montane, le Province, i Comuni, il governo di Roma, i sindacati, la
Confagricoltura. E anche gli intellettuali trasformatori, e anche i poeti e i
teatranti che oggi vanno volentieri a leggere e a recitare in luoghi veri. E poi
per la prima volta la spesa pubblica si qualificherebbe davvero come produttiva.
La seconda cosa da fare sarebbe il ripristino della ferrovia Urbino-Fabriano…”
(da “Cantonate di Urbino”, P: Volponi, Stibu Il Colle, 1985).