Ringrazio Francesco Merletti per l'opportunità che mi offre, col suo
articolo di pag. 16 de // Nuovo Amico del 6 giugno 1999, " Il suo luogo
originale", di tornare su un argomento, quello della Pala di San
Bernardino, sul quale in precedenza non avevo trovato lo spazio per uno
sviluppo adeguato. L'auspicato ritorno ad Urbino della Pala di Piero della Francesca, si inserisce in un contesto attualmente favorevole al rientro di opere d'arte trasferite altrove con la forza o con l'inganno o comunque illegalmente. Il rientro è previsto nel luogo da dove le opere d'arte sono state asportate, nel caso specifico nella Chiesa-Mausoleo di San Bernardino. Il ritorno a Cagli della tela del Lapis ci insegna qualcosa in questa direzione, purché ci sia la determinazione a chiedere ciò che per diritto ci appartiene e che ci è stato strappato con la forza (dalle truppe napoleoniche), come è stato per la Pala di San Bernardino e come è successo per la tela del Lapis. Se da semplice cittadino mi permetto di esprimere un mio desiderio è perché mi sento defraudato di qualcosa che appartiene a noi, alla nostra storia e che fa parte della nostra identità urbinate. Qualcuno potrà dire che questa richiesta è fuori dal tempo. Ma se è vero che oggi sono in corso processi che tendono alla formazione di comunità sempre più vaste, come l'Unione europea e che si ricercano a livello sempre più ampio una storia e una comune identità, è anche vero che parallelamente si sta assistendo al riaffermarsi di una propria storia e identità a livello locale. Credo che a questo punto dobbiamo metterci d'accordo se fare della erudizione (a proposito il bassorilievo della pietra tombale della antica chiesa di San Donato non raffigura Guido il Vecchio, ma Guidantonio, padre di Federico), o se siamo convinti di una rivendicazione che nel caso specifico tiene conto anche della presenza sul dipinto di un'altra figura non insignificante: quella di Federico (oltre alle due figure di cui si accenna nel predetto articolo). Federico inginocchiato e rappresentato in veste di guerriero è il committente dell'opera, la quale secondo diversi studiosi è di destinazione sepolcrale. Se questo è vero, non dobbiamo chiedere che la Pala torni al suo posto solo perché come urbinati ci sentiamo defraudati di qualcosa che è nostro, ma anche perché la Pala era destinata al Mausoleo di Federico, di colui che la Pala l'ha voluta e commissionata per averla accanto a sé per l'eternità. Come urbinati, ci dobbiamo sentire quindi impegnati a rispettare anche la sua volontà, ricordando che, se Urbino oggi è una voce nel mondo e un Patrimonio dell' umanità, lo è innanzitutto per merito di Federico e di quanti, come Piero, hanno lavorato per la città.
Giugno
1999 |