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Mario Agnoli             ROMANZI        La Croda Rossa

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Premessa
Postfazione Presentazione
a Pistoia
Rassegna stampa

 

 

 

IV di copertina

 

L'autore tenta di risolvere con la bellezza, intensamente condivisa dai personaggi del romanzo, la tristezza del dolore profondo, il peso spirituale dell'ingiustizia sociale, il sacrificio dei riscatti, in un contesto dove la poesia e il dialogo s'intrecciano continuamente.
Questo romanzo entra nel vivo di una società legata alle consuetudini da lungo tempo condivise e presenti nell'arco di storia relativo a una parte del secolo scorso; siamo di fronte a un romanzo "sociale ed esistenziale" che induce il lettore alla riflessione e alla domanda sui perché del male e del dolore.

La storia di Alfredo, protagonista principale del romanzo, si sviluppa attraverso vicissitudini dolorose sino al ritorno liberatorio alla Croda Rossa, la montagna della sua terra divenuta simbolo e chiave della liberazione interiore dall'oppressione del male: "Di strano vi è il canto che viene dai prati alti, oltre le ultime siepi del bosco di abeti. È il canto dei montanari allo sfalcio delle erbe. Un canto strano, di cose finite e d'infinito. Alfredo e Mary rimangono fermi nel loro punto d'incontro così stretti nel contatto dei loro corpi da sembrare un solo essere, senza alcun mistero, senza alcun perché irrisolto. È venuto il tempo della speranza profondamente invocata".
                                  (Mario Agnoli)

 

 

INDICE

   Premessa di Mario Agnoli

5

   Primo ciclo

7

Capitolo I - I luoghi della vita

9

Capitolo II - I luoghi della partecipazione

13

Capitolo III - L’incontro

16

Capitolo IV - Il lavoro

18

Capitolo V - La nuova casa (autunno 1937)

20

Capitolo VI - La casa della famiglia di Alfredo

23

Capitolo VII - L’ombra

25

Capitolo Vili - L’occasione

28

Capitolo IX - Le interlocuzioni

32

Capitolo X - / nuovi assetti

37

Capitolo XI - Lamore (agosto 1938)

42

Capitolo XII - Il matrimonio (settembre 1938)

47

Capitolo XIII

 

   L’agguato

50

   La famiglia (1939 -1940)

52

   La scuola

52

Capitolo XIV

 

  Il precetto militare

56

  L’ombra ritorna come spettro

59

  La guerra (aprile 1940)

60

Capitolo XV - La prigionia (1942)

62

Capitolo XVI - Insonnia e amnesia

67

Capitolo XVII

 

   Luglio 1943

71

   Settembre 1943

72

   Il parroco

73

   Il padre di Alfredo

75

Capitolo XVIII

 

   La pace

78

   Il viaggio

80

Capitolo XIX - Lamnesia (giugno 1945)

82

Capitolo XX - La bisaccia

88

Capitolo XXI - Il cambiamento

98

Capitolo XXII

 

   Le radici

100

   Il ritorno alla normalità

101

   La partenza per le vacanze

102

   Le vacanze

102

Secondo ciclo

107

Capitolo I - Oltre il mistero

109

Capitolo II

 

   Lavoro e studio

111

   Riscontri e tendenze

112

Capitolo III

 

   Le nuove scelte

115

   I primi frutti

115

Capitolo IV - Il matrimonio, le    convivenze, l’instabdità

117

Capitolo V - Vite parallele

119

Capitolo VI

 

   I ricorsi storici del secondo ciclo

121

   La speranza

123

   Quello che rimane

123

Terzo ciclo

125

Capitolo I - Giuliana

127

Capitolo II - Nicola

134

Quarto ciclo

147

    L’altro tempo

149

Postfazione di Giuliana Bonacchi Gazzarrini

155

 

 

Premessa di Mario Agnoli

 

La Croda Rossa è una splendida montagna delle Dolomiti, cara alla giovinezza dell’autore, ma è anche, e soprattutto, un simbolo: il simbolo del fuoco profondo della vita, che ardendo la colora con le tinte dell’amore, delle passioni, degli ideali, del coraggio, del desiderio di conoscenza, della ricerca della propria umanità, del cammino verso Dio. Il tema dell’ascesa sulla montagna, concretamente e simbolicamente intesa, è caro alla letteratura internazionale, ma in questo romanzo viene affrontato da un punto di vista originale: il rapporto con la bellezza delle altitudini, chiave per la liberazione interiore dall’oppressione del male interiorizzato, come riscoperta dello splendore delle semplici e pure gioie della vita: l’offerta di una stella alpina, di un rododendro, che riconciliano con la dolcezza dei sentimenti una creatura traumatizzata da rapporti brutali. Il tema del male nella vita dei singoli e nelle esperienze della storia, già affrontato dall’autore nel precedente romanzo La fuga con toni drammatici, viene qui riproposto in tutta la sua crudezza, soprattutto sul versante della prepotenza legata al potere, alla schiavizzazione dell’altro, sia una giovane donna di cui si cerca di ostacolare la realizzazione affettiva per incatenarla al proprio predominio, sia un intero popolo che vede conculcata la propria libertà da un regime autoritario e persecutorio verso i dissidenti o particolari categorie di cittadini individuati come vittime sacrificali. Sullo sfondo del romanzo infatti c’è l’atmosfera cupa della dittatura fascista nell’Italia degli anni ’30, con l’emanazione delle leggi razziali e con lo strapotere dei gerarchi locali, che approfittano della situazione anche per vendette personali e per perseguire turpi disegni di appropriazione della vita altrui. Ma la “resistenza” si sviluppa grazie all’azione dei patrioti in montagna, oppure dei protagonisti del romanzo, persone normali, senza particolari inclinazioni all’eroismo, ma che cercano di difendere coraggiosamente la propria dignità e il proprio diritto a vivere la vita da loro scelta, nonostante le perfide macchinazioni del potere e la persecuzione della malasorte, attingendo appunto al fuoco della propria vitalità interiore, basandosi sulla forza dei sentimenti d’amore e dei legami familiari, sorretti, soprattutto nel protagonista Alfredo, da un’appassionata curiosità per la comprensione della natura umana nei suoi aspetti socio-antropologici, politici, culturali, e nei suoi rapporti con il divino. Questa densa materia psicologica, fatta di aspetti manifesti e di aspetti latenti, non può esplicarsi completamente nella storia individuale e di coppia dei protagonisti, ma richiede uno sviluppo intergenerazionale. Quanto infatti era implicito nella vita dei genitori viene in superfìcie nella storia dei figli e dei nipoti, in un disegno di armonioso completamento attraverso il tempo e lo sviluppo dei legami affettivi.
Al di là dell’approfondimento psicologico e della ricostruzione storica nelfopera spicca la dimensione romanzesca, intesa come concatenarsi di vicende imprevedibili e singolari, tra cui appare particolarmente avvincente l’amnesia successiva a traumi bellici e il graduale risalire dei ricordi che sostanziano l’identità del protagonista. L’immagine della Croda Rossa attraversa l’intero romanzo e ne costituisce la principale fonte di riferimento simbolico, anche nella prospettiva di una evoluzione attraverso il tempo dei personaggi e del loro ambiente.

Mario Agnoli

 

Croda Rossa è un monte di 2965 m nelle Dolomiti di Sesto

 

Postfazione di Giuliana Bonacchi Gazzarrini

 

Il libro che commentiamo (il secondo della trilogia iniziata da Mario Agnoli con La fuga nel 2012) fonde insieme due filoni di racconto e due cifre stilistiche. L’uno riguarda l’esistenza di un gruppo di persone accentrate intorno alla figura, non esente da corrispondenze autobiografiche, di Alfredo de’ Ricci con la sua vicenda straordinaria e dolorosa. L’altro, che si intreccia al primo, è rappresentato dagli esterni, dall’ambiente, in cui la vicenda si dipana a dal momento storico prescelto (gli ultimi anni del regime fascista, la seconda guerra mondiale con le conseguenze durature sul protagonista e la sua famiglia nella seconda metà del Novecento, epoca privilegiata da Agnoli per i mutamenti radicali). Le conseguenze oggettive e gli strascichi nell’umore della società, al trapasso del regime fascista con l’occupazione militare tedesca e la liberazione, sono rappresentati con abilità nel vivo del comportamento sociale e nelle ripercussioni private. Tuttavia, sono i casi umani nel loro sciogliersi e intrecciarsi, l’improvvisa mescolanza di casi e infortuni a tentare la vena narrativa. Protagonista dell’opera resta, comunque, la descrizione del paesaggio (le Dolomiti, la valle del Cadore), con la natura incontaminata, i campi, le piccole città. Il tutto viene vissuto con partecipazione emotiva e poetica. Non a caso, nella natura (la Croda Rossa che dà il titolo al romanzo, come nell'ultima raccolta di liriche, Esperia, dove la speranza veniva affidata alla dantesca “stella della sera”) Agnoli
identifica la metafora del divenire, proprio dell’animo umano.
Su questo aspetto preminente dell’artisticità dello scrittore cadorino, “voce poetica solitaria e appartata”, che rimane a contatto con la propria vena, per lo più lirica, anche nella narrativa, vorrei insistere.
Se si tiene presente la formazione burocratica di Agnoli, funzionario di alto livello, esperto di diritto amministrativo, potrebbe apparirvi un’anomalia. Non sfugge, infatti, quanto in questo ultimo lavoro letterario, più che nei precedenti, affiori il contrasto di chi ha dedicato la propria vita allo studio e alla sistemazione coerente del diritto per poi scoprire che a indagare le ragioni dell’esistenza occorre passare dalla riflessione al sogno: dall’universale razionale all’universale fantastico. È inevitabile il richiamo all’ammonimento di Holderlin: “un dio è l’uomo quando sogna, un mendicante quando riflette”.
A scanso di fraintendimenti, va precisato che l’evasione dal mondo, pieno di lotte e di commerci turbolenti, non vuole essere per Agnoli una fuga dalla realtà, bensì un avvicinamento a una verità più autentica. Non rappresenta, dunque, un distacco disilluso da vicende reali verso un ideale di serenità che si sa artificioso e inesistente. E, invece, un atto di amore nei confronti del prossimo, incarnato nel protagonista (Alfredo de’ Ricci), dalla personalità sincera e disarmante ma dalle implicazioni animiche profonde e conturbanti. Sono proprio le sue riflessioni a rendere esplicito il messaggio del romanzo, che consiste in un processo di purificazione, ottenuta mediante la comprensione partecipe delle sofferenze proprie e altrui. Il sentimento dell’equità provvidenziale viene dopo a prospettare una logica, tutt’altro che bonaria e incruenta, ma riscattata da affezioni tenaci, pudori, sacrifìci, nei principali attori di questa storia. In un addensarsi di amarezza, rispetto al primo romanzo, che spiegherebbe il ricorso alle citazioni di Sant’Agostino, l’approdo a un isolamento ascetico di Nicola e la scomparsa di Lara nel ventre misterioso di Parigi, è il dolore a qualificare l’uomo e la sua presenza nella storia. Mi azzardo a chiamare in causa le ultime tendenze della teologia contemporanea, alla Hartmann, per un autore colto e preparato, in assenza di esibizionismi.
Tutto questo viene affidato a una struttura narrativa, scandita in 4 cicli di differente spessore e resa stilistica: dai 22 capitoli del primo ciclo si passa, infatti, ai 6 del secondo, ai 2 del terzo per limitarsi, solo, a L’altro tempo del quarto. Ancora una volta i valori morali trovano spazio all'interno della famiglia, nei suoi intrecci generazionali e nella sua struttura tradizionale, minacciata dalle forze oscure del male sociale e storico (il ruolo ingrato di incarnarlo spetta a Giara, fascistoide ossessionato dal sesso con le donne altrui), mentre la valenza di un bene remissivo e quotidiano viene consegnata alle microstorie di Alfredo e del padre Mario. Ad Alfredo, il personaggio di maggior rilievo narrativo e psichico, compete la ricerca di una ricostruzione faticosa di sé, dopo la prigionia, il vuoto traumatico di memoria, le deviazioni e le perdite di persone care. Sempre a lui spetta il compito di tramandare valori e significati, allusi in forma simbolica dall’immagine della Croda Rossa.
Meno lineare, a volte addirittura ambiguo, appare il comportamento dei personaggi femminili della famiglia, al centro della vicenda narrata: la moglie Mary, la figlia Giuliana, la nipote Lara vittima sacrificale di un ricatto a cui paga il proprio tributo anche Nicola, il figlio maschio sconfitto dall’esperienza di beni e piaceri materiali, che si rifugia nell’ascesi meditativa prendendo i voti.
Di pari passo, il rapporto esistente tra pensiero e parole, da una percezione iniziale dei fatti, attribuita all'intuito e passata al vaglio della verifica razionale e di coscienza, slitta verso un’autonomia intensa della parola poetica. La progressione, consegnata all’infìttirsi di accensioni liriche e di sorprese stilistiche, ci rivela un’analisi linguistica assimilabile al riscontro che si fa guardando controluce un corpo diafano per individuarne tutto il contenuto.
Gli esempi non mancano; basta leggere le didascalie o le epigrafi premesse ai vari cicli, soprattutto, gli intermezzi poetici e le riflessioni affidati al manoscritto La mia Lndia, rintracciato da Mary nella “bisaccia” di prigioniero. Aggiungerei il frammento lirico preposto a L’altro tempo, e la poesia attribuita ad Alfredo durante la prigionia. Cito per intero il frammento, solo le prime strofe della lirica più ampia:
La luce s’introdusse di soppiatto / tra rughe di terra opaca; /gli archi filiformi s’allontanarono / sidle soglie di pietra ripulita dal vento.
4
Rimasi nel mezzo dell’idea /senza ragione. Immobile nel nulla. / Quando m’accostai alla ragione / compresi soltanto minute cronache. / Il perché immutabile mi sorprese / come le viole nei giorni della merla, / come le nebbie calate sulle siepi di casa.
Al di là dei “segni dell’enigma” nella vita e nella morte, resta l’incanto di questi lacerti lirici che tentano di esorcizzare il “negativo dell’esistente” con il recupero di un legame armonico con la natura, unico luogo dove il mutare ciclico del tempo acquista senso e significato.

Giuliana Bonacchi Gazzarrini

Firenze, 14 aprile 2014
 

Presentazione a Pistoia

 

http://www.lavocedipistoia.it/a33889-la-croda-rossa-l-ultimo-libro-di-mario-agnoli-presentato-da-maria-lorello.html

 

"La Croda Rossa": l'ultimo libro di Mario Agnoli
presentato da Maria Lorello

 

PISTOIA
Sabato 17 ottobre alle ore 17, alla Saletta della Cultura in Via di Sant'Andrea, si svolgerà la presentazione di un romanzo intitolato "La Croda rossa". L'autore, Mario Agnoli, ex segretario del Comune di Pistoia, esperto di diritto amministrativo e autore di libri di poesie, ha scelto di raccontare una storia ambientata durante il Fascismo e la seconda guerra mondiale, nel Cadore, di cui Agnoli è originario.

Il romanzo, prosa e poesia insieme, è concepito per stimolare riflessioni sul perché del male e del dolore. Interverranno la scrittrice Maria Lorello e il presidente dell’istituto storico della Resistenza di Pistoia Roberto Barontini. Le letture saranno curate dal gruppo I narranti.
Per informazioni contattare il numero 0573 371690.

SCHEDA DEL LIBRO

L’autore tenta di risolvere con la bellezza, intensamente condivisa dai personaggi del romanzo, la tristezza del dolore profondo, il peso spirituale dell’ingiustizia sociale, il sacrificio dei riscatti, in un contesto dove la poesia e il dialogo s’intrecciano continuamente.

Questo romanzo entra nel vivo di una società legata alle consuetudini da lungo tempo condivise e presenti nell’arco di storia relativo a una parte del secolo scorso; siamo di fronte a un romanzo “sociale ed esistenziale” che induce il lettore alla riflessione e alla domanda sui perché del male e del dolore.

La storia di Alfredo, protagonista principale del romanzo, si sviluppa attraverso vicissitudini dolorose sino al ritorno liberatorio alla Croda Rossa, la montagna della sua terra divenuta simbolo e chiave della liberazione interiore dalla oppressione del male: “Di strano vi è il canto che viene dai prati alti, oltre le ultime siepi del bosco di abeti. È il canto dei montanari allo sfalcio delle erbe. Un canto strano, di cose finite e d’infinito. Alfredo e Mary rimangono fermi nel loro punto d’incontro così stretti nel contatto dei loro corpi da sembrare un solo essere, senza alcun mistero, senza alcun perché irrisolto. È venuto il tempo della speranza profondamente invocata”.

Mario Agnoli, cadorino di nascita, vive e lavora a Pistoia. Esperto di diritto amministrativo per professione, ha pubblicato numerose opere di tecnica giuridica e saggi su riviste specializzate nel settore. 

Nell’ambito di un multiforme impegno culturale, ha pubblicato saggi e articoli in campo letterario, di storia e critica dell’arte contemporanea, di riflessioni sui problemi storico-sociali del nostro tempo approcciati con una forte connotazione civile ed etica.

Ha pubblicato otto raccolte poetiche: dal 1972 (Rami divelti, P. Castaldi, Feltre) al 2013 (Nati dal vento, Giraldi Editore, Bologna), passando per Poesie (Rebellato Editore, Venezia, 1977), Il mercato (Rebellato Editore, Venezia, 1981), Frammenti di un poema (Rebellato Editore, Venezia, 1983), Ombra (Nuova Compagnia Editrice, Forlì, 1988), Essenze (L’Altravoce del ClanDestino, Forlì, 1999), Esperia (Giraldi Editore, Bologna, 2010).Nell’ambito della narrativa ha pubblicato numerosi racconti e con il romanzo La Fuga (Giraldi Editore, Bologna, 2012) ha iniziato un percorso di approfondimento di questa ulteriore esperienza, che continua con il presente romanzo.

 

 

 

 

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