NOVEMBRE 2007 Giovedì 15 Ore 16 Prof Valentino Ambrosini Impressionismo e post-impressionismo. Parigi: Ville Lumiére (indietro) |
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Impressionismo
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.Per Impressionismo si intende quel movimento artistico, ed
in special modo
pittorico, iniziato in
Francia nella seconda metà dell'Ottocento,
e durato fino ai primi anni nel
Novecento. |
Le premesseFondamentali per la nascita dell'Impressionismo furono le esperienze del Romanticismo e del Realismo, che avevano rotto con la tradizione, introducendo importanti novità: la negazione dell'importanza del soggetto, che portava sullo stesso piano il genere storico, quello religioso e quello profano; la riscoperta della pittura di paesaggio (si veda John Constable); il mito dell'artista ribelle alle convenzioni; l'interesse rivolto al colore piuttosto che al disegno; la prevalenza della soggettività dell'artista, delle sue emozioni che non vanno nascoste e camuffate, bensì impresse sulla tela. L'opera deve essere giudicata per se stessa, non per la sua corrispondenza a canoni e principi generali. Tra il 1830 e il 1870 ebbe vita la Scuola di Barbizon, fondata da Théodore Rousseau, che si dedicò alla pittura di paesaggio, con particolare attenzione alla rappresentazione fedele della realtà: resa degli alberi, della luce, dell'aria e dello spazio. Presto, le premesse della Scuola si trasformarono nel Realismo, che si rivolse alle realtà più umili del sociale. Il punto di riferimento per i pittori realisti fu Gustave Courbet: la sua pittura, fatta di colore denso, pennellate decise che giocano con rapidi colpi di spatola, creando un alternarsi di superfici uniformi e irregolari, divenne il punto di partenza per le ricerche successive degli impressionisti. Un altro importante riferimento, difficilmente inquadrabile, fu Camille Corot, chiamato affettuosamente dai suoi discepoli pére Corot (papà Corot), con i suoi paesaggi freschi e semplici, lontani dalle convenzioni. Nuovi stimoli vennero anche dall'Esposizione Universale di Parigi del 1867, dove trovò sfogo l'interesse per l'arte esotica, in particolare quella giapponese. Hokusai e la scuola Ukiyo-e rappresentavano scene di vita quotidiana molto vicine al realismo che andava diffondendosi in Francia e in Europa. Già Baudelaire, alcuni anni prima, aveva distribuito agli amici delle stampe giapponesi, che presto divennero una moda e furono apprezzate e acquistate anche dai pittori impressionisti. Si deve però ricordare che, nonostante l'allontanamento dalla tradizione, restava il punto fermo della copia delle opere dei grandi del passato, custodite al Louvre. Infine, importanti novità vennero dalle scoperte delle scienze, come la macchina fotografica e le Leggi sull'accostamento dei colori di Eugène Chevreul: queste furono alla base della teoria impressionista sul colore, che suggeriva di accostare i colori senza mescolarli, in modo tale da ottenere non superfici uniformi ma "vibranti" e vive. Gli iniziLa storia dell'impressionismo nasce ancora prima che si possa parlare di un vero e proprio movimento: nel 1863 Napoleone III inaugurò il Salon des Refusés, per ospitare quelle opere escluse dal Salon ufficiale. Vi partecipò, tra gli altri, Édouard Manet con Le Déjeuner sur l'herbe, che provocò un notevole scandalo e che venne definito immorale. Due anni più tardi, lo stesso Manet scandalizzò nuovamente l'opinione pubblica con Olympia. La prima manifestazione ufficiale della nuova pittura si tenne nel 1874, presso lo studio del fotografo Nadar, alla quale parteciparono Claude Monet, Edgar Degas, Alfred Sisley, Pierre-Auguste Renoir, Paul Cézanne, Camille Pissarro, Felix Bracquemond, Jean-Baptiste Guillaumin e l'unica donna Berthe Morisot. La mostra del '74 fu di per sé un'azione eversiva in quanto, al di là dell'estrema modernità delle singole opere che sconvolse la critica, venne compiuta in risposta e contro il Salòn, che le aveva rifiutate, e gli studi accademici in generale. Il nome di battesimo del nuovo movimento si deve al critico d'arte Louis Leroy, che definì la mostra Exposition Impressioniste, prendendo spunto dal titolo di un quadro di Monet, Impression, soleil levant. Inizialmente questa definizione aveva un'accezione negativa, che indicava l'apparente incompletezza delle opere, ma poi divenne una vera bandiera del movimento. Caratteristiche della pittura impressionista erano i contrasti di luci e ombre, i colori forti, vividi, che avrebbero fissato sulla tela le sensazioni del pittore di fronte alla natura. Il colore stesso era usato in modo rivoluzionario: i toni chiari contrastano con le ombre complementari, gli alberi prendono tinte insolite, come l'azzurro, il nero viene quasi escluso, preferendo le sfumature del blu più scuro o del marrone. Fondamentale era dipingere en plein air, ovvero al di fuori delle pareti di uno studio, a contatto con il mondo. Questo portò a scegliere un formato delle tele più facile da trasportare; si ricorda che risale a questo periodo anche l'invenzione dei tubetti per i colori a olio. Il pittore cerca di fissare sulla tela anche lo scorrere del tempo, dato dal cambiamento della luce e dal passare delle stagioni. Si ricordano a questo proposito le numerose versioni della Cattedrale di Rouen, riprodotta nelle diverse ore del giorno e in diverse condizioni climatiche, di Claude Monet verso la fine del 1890. Nonostante un filo rosso molto evidente colleghi tutti gli artisti impressionisti, sarebbe un errore considerare questo movimento come monolitico. Ogni artista, infatti, secondo la sua sensibilità lo incarna in modo diverso. Per esempio Monet si interessò principalmente alla rappresentazione di paesaggi urbani, ma soprattutto naturali, arrivando, negli ultimi anni della sua vita, a ritrarre moltissime volte lo stesso soggetto (le Ninfee) in momenti diversi, per studiarne i cambiamenti nel tempo. Altri, come Renoir o Degas si interessarono invece alla figura umana in movimento. Molti sono gli artisti che non si possono definire del tutto impressionisti, ma che dell'Impressionismo sono evidenti precursori, molti quelli che, nati in seno all'Impressionismo, se ne distaccheranno per intraprendere nuove strade. L'unico artista che sempre, per tutta la sua vita, rimase impressionista fu Monet. In sintesi, si può affermare che l'Impressionismo sia ai suoi inizi con Manet, culmini con Monet e si chiuda poi con Cezanne, che poi ne uscirà.
La diffusioneL'Impressionismo si diffuse anche in Europa: in Italia ebbe uno sviluppo particolare, grazie alle esperienze di Federico Zandomeneghi e Giuseppe De Nittis e dei Macchiaioli, più vicine, tuttavia, alla tradizione quattrocentesca. L'ereditàLa teoria del colore impressionista viene esasperata nel pointillisme di Georges-Pierre Seurat: i colori non vengono mescolati, ma semplicemente accostati in punti minuti, in modo che sia l'occhio a creare le tinte intermedie. Paul Cézanne, pur contemporaneo del movimento, sviluppò in modo indipendente la propria ricerca, che da alcuni viene considerata premessa del Cubismo. Vincent Van Gogh compì una svolta proprio grazie agli impressionisti, ma da loro si discostò, precorrendo l'Espressionismo. L'Impressionismo nella letteraturaNon si può precisamente parlare di Impressionismo in letteratura, piuttosto di incontro tra due modi di sentire e di vedere la realtà, e di critica alla tradizione, da una parte in pittura, dall'altra in Letteratura. Tuttavia il romanziere e critico d'arte Octave Mirbeau, amico di Claude Monet, può essere qualificato come impressionista. L'Impressionismo nella musicaAnche in musica si verificò un abbandono dei modi tradizionali come la sonata e la sinfonia. Si ricordano: Claude Debussy, Erik Satie, Maurice Ravel, Paul Dukas, Alexander Scriabin, Frederick Delius. Per quanto riguarda l'Italia, si accostò alle novità europee quando già queste si erano pressoché esaurite e trasformate in nuove tendenze: è opportuno, tuttavia, ricordare Ottorino Respighi. |