Università degli Studi di Urbino Istituto di
Storia dell'Arte
in collaborazione con
Istituto
Italiano di Cultura di Bucarest
La Scuola del Libro di Urbino
a
cura di:
Silvia Cuppini
Bucarest - Museo Nazionale d'Arte
4-20
dicembre 1989
IL VALORE DELL'OMBRA O L'INCISIONE
"II rilievo provoca sempre un'ombra" afferma Picasso a proposito dei suoi
graffiti per
il
palazzo del Collegio degli architetti a Barcellona.
L'ombra è il segnale della fisicità, della corporeità.
L'incisione costruisce l'immagine scavando le ombre per restituire il
massimo della
luce.
Gli
uomini condannati da Piatone nel fondo della caverna non conoscono se non
l'apparenza della cose dall'ombra proiettata, come su uno schermo, sulla
parete posta
di
fronte a loro, incatenati.
Il
proposito che anima gli architetti medievali è quello di creare anse
profonde di
ombre nelle cattedrali perché l'uomo, presa coscienza della cecità, cerchi
la luce, più innaturale e simbolica se restituita in piccoli fasci da
minuscole feritoie (romanico) o
attraverso il rutilante filtro del colore delle grandi vetrate (gotico).
L'esperienza dell'ombra promuove la ricerca della luce.
Dante nell'Inferno usa ritagliare ossessivamente le sue figure nel nero
assoluto, in una plastica e fissa tridimensionalità. Il corpo conserva il
suo peso, un senso della gravità
che spinge
irrimediabilmente verso il basso. Nei primi canti del Purgatorio il poeta
sperimenta l'angoscia dell'ombra
nell'abbracciare l'inconsistente anima dell'amico
Casella, osserva l'ombra portata del
suo corpo, mentre l'ombra del monte restituisce il
trascolorare del tempo. Il Purgatorio
è il regno delle ombre, appartiene ad una realtà
che non si è ancora pienamente
compiuta, come l'ombra è chiaroscuro.
Il
Paradiso è il regno dell'assoluta trasparenza, della compenetrazione della
luce. I
corpi non esprimono più riferimenti alla fisicità.
L'ombra misura il tempo (meridiane) e misura lo spazio (Talete): le
coordinate dove si
gioca il destino dei viventi.
La
superficie colorata di un dipinto, l'immateriale luce del mosaico
(Ravenna-Venezia)
gareggiano con la natura contribuendo a creare uno schermo alla
luce, i colori specchiano la luce; le
griglie, le textures della calcografia, la porosità
della litografia, l'affondo dei
coltelli nella xilografia consentono un passaggio alla luce
bianca purissima, sintesi di ogni
colore. I tagli, i buchi di Fontana, gli strappi, la materia di Burri
possono essere letti come la trascrizione pittorica della sostanza
dell'incisione.
Dall'ombra nasce il mito originario della pittura: Plinio riferisce della
ninfa che fissa la
silhouette dell'amato sulla roccia, delineandone l'ombra.
L'ombra è ciò che resta
alle nostre spalle, o/ta, come la traccia nell'acqua dopo il passaggio di
un corpo solido.
L'ombra segue il corpo. Inquietante e, più ancora, agghiacciante, è
l'ombra senza corpo come sul muro di Hiroshima - ciò che resta della
esplosione nucleare - o il
corpo senza ombra - un
viaggio fantascientifico su un pianeta sconosciuto.
L'incisione restituisce l'equilibrio di
un rapporto prima o contemporaneamente ad
ogni figurazione.
LUOGHI NOTEVOLI E IPOTESI DI PERCORSO
SAGGI DI LETTERATURA SULL'INCISIONE
Se filosofi, trattatisti,
storici, poeti, romanzieri, pittori e peintres-graveurs hanno
lasciato testimonianza della loro
attenzione verso la stampa è segno che l'incisione ha svolto un
compito così prossimo alla scrittura, per la decorazione e illustrazione
dei libri, per la trasmissione e la
conoscenza della pittura, della scultura e della architettura,
da costituire quasi un medium fra parola e immagine.
Gli
scritti, riuniti ad exempla — non si tratta di una vera e propria
antologia — sottolineano a volta a volta la rarità e il rigore delle
tecniche, l'aristocratica o popolare vocazione
della stampa, il suo alchemico o faustiano carattere. L'incisione e la
stampa, liberate
dai debiti verso le altre arti, si pongono come una libera rielaborazione
dei materiali in funzione
dell'invenzione artistica.
|
"GRAVEUR, en cuivre, en acier, au burin, à l'eau-forte, en bois, en
maniere noire, et en
clair-obscur, (Arts Modernes) ce sont-là autant d'artistes qui par
le moyen du dessin et
de l'incision sur les materies dures, imitent les lumieres et les
ombres des objets visi-bles.
|
Resistenza
della stampa |
Les glorieux monuments du savoir des anciens ont presque tous péri:
mais si à tant
d'avàntages
qu'ils semblent avoir sur nous ils avoient joint l'art de graver,
que de richesses nous en
reviendroient: elles tromperoient notre douleur, tanti solatia
luctus!
|
La Stampa mezzo di trasmissione della cultura |
et peut—ètre nous appercevrions—nous moins de nos pertes. Il seroit
sans doute
échappé quelques empreintes de tant de rares productions de leur
genie; nous
aurions du moins quelques images des grands hommes que nous
admirons, ce patrimoine
de la postérité, et qui la touche si fort. Cependant loin de nous
affliger davantagè,
cherchons dans ce que nous avons, des motifs de consolations sur ce
que nous
n'avons plus. Ne songeons désormais qu'a tirer parti de la
découverte admirable de gravure, moyen sur de faire passer d'àge en
àge jusqu'à nos derniers neveux, les connoissances
que nous avons acquises.
|
|
J'envisage
les productions de ce bel art comme un parterre emaillé de quantité
de fleurs variées dans les
formes et les couleurs, qui quoique moins précieuses les unes
que les autres, concourent
toutefois à l'effet de ce tout ensemble brillant, que les yeux
du spectateur avide ne
peuvent se lasser de considérer".
DENIS DIDEROT-JEAN-BAPTISTE D'ALEMBERT, da Encyclopédie ou
Dictionnaire
Raisonné des sciences des arts et des métiers,
ediz.
1777, LOUIS, chevalier DE JAU-COURT,
ad vocem.
|
Storia della
incisione |
"Ma tant'è, lo studio della maravigliosa Arte dell'Intaglio è stato
in tutti i tempi trascurato
e negletto, e la maggior parte de' moderni Scrittori si perde a
ripetere, come ho detto da
principio, le cose già esposte da altri, o si da solo a parlare dei
Pittori e delle loro
Opere senza por mente che, se non più, interessa almeno di pari modo
la universalità degli
Amatori delle Belle Arti il mettere in chiara luce la storia
dell'Incisione che quella
della Pittura".
D. PIETRO ZANI, da Materiali per servire alla storia dell'origine
e de' progressi dell'incisione
in rame e in legno,
1802.
|
Fatica
dell'incisore,
leggerezza della stampa |
La maggior difficoltà nell'uso di tale strumento (bulino) consiste
nel conservare nerbo di forme, intelligenza, espressione, rilievo,
trasparenza, leggerezza, vivacità di tocco e
apparente facilità d'esecuzione in mezzo alla più lunga e noiosa
fatica tendente a rendere il lavoro stentato, metallico, pesante;
consiste finalmente nello sbalordire in certo
qual modo lo spettatore con sì mirabile aspetto di verità, che lo
distolga dal pensare
all'immensa fatica dall'artefice sostenuta".
GIUSEPPE LONGHI, da Calcografia, 1830. |
Riproducibilità
dell'incisione
Luce e ombra |
"A questo riguardo noi possiamo qui accennare rapidamente all'arte
dell'incisione in
rame, che ha da fare solo con il chiaroscuro come tale. In
quest'arte apprezzabilissima, oltre alla infinita applicazione e
alla accuratissima laboriosità, vi è, quando essa giunge al suo
massimo sviluppo, uno stretto legame fra lo spirito e i vantaggi
offerti dalla possibilità
di una facile riproducibilità, cosa che essa ha in comune con
l'editoria. Essa però non è costretta, come il disegno in quanto
tale, a limitarsi semplicemente alla
luce e alle ombre, ma nel suo odierno grado di sviluppo cerca di
rivaleggiare particolarmente
con la pittura e di esprimere, oltre al chiaroscuro, creato
dall'illuminazione, anche quelle differenze di maggiore chiarezza o
oscurità che provengono dal colore locale stesso; come per es.
nell'incisione in rame si può far vedere la differenza fra
capelli biondi e neri, pur con la medesima illuminazione".
GEORG WILHELM FRIEDERICH HEGEL, da Estetica, sez. terza,
1836-38. |
Stampa di
riproduzione |
"L'estampe faite par un graveur d'après le dessin d'un peintre, peut
ètre parfaitement
comparée à un ouvrage traduit dans une langue differente de celle de
l'auteur; et
comme une traduction ne peut étre exacte que quand le traducteur
s'est pénétré des idées de l'auteur, de méme une estampe ne sera
jamais parfaite, si le graveur n'à le
talent de saisir l'esprit de son originai, et d'en rendre la valeur
par les traits de son
burin. Cependant le traducteur et le graveur qui possèdent cette
qualité, sont rares l'un
et l'autre.
|
Stampa
originale d'arte |
A cet égard les estampes gravées par les auteurs, c'est-à-dire, par
les peintres mèmes, ont presque toujours l'avantage sur celles des
graveurs, en ce qu'il ne peut s'y trouver
rien qui soit contraire aux idées de l'inventeur. Légèrement tracées
ou plus terminées,
elles nous tiennent toujours lieu d'esquisses et de dessins
primitifs: nous n'y rencon-trons rien qui soit étranger à leur
auteur, nous y retrouvons ce-lui-ci tout seul, et nous
n'y remarquons que le talent et l'esprit qui lui sont propres et
particuliers".
ADAM BARTSCH. da Le peintre graveur, 1854-70.
|
Acquaforte,
arte impopolare |
“Ma vi era un genere ancora più morto della puntasecca; mi riferisco
all'acquaforte. In
verità, questo genere, così sottile e superbo, così ingenuo e
profondo, così gaio e severo, che può assommare paradossalmente le
qualità più diverse, e che esprime così
bene il carattere personale dell'artista, non ha mai goduto di una
grande popolarità
presso la gente comune. Tranne le stampe di Rembrandt, che si
impongono con un'autorità classica persino agli ignoranti, e su cui
nessuno osa discutere, chi si cura veramente dell'acquaforte? chi,
se si escludono i collezionisti, conosce le diverse forme di
perfezione proprie di questo genere, che ci sono tramandate dai
tempi passati?".
|
Personalità e stile
dell'incisore |
"Ma non vorrei però affermare che l'acquaforte sia destinata in un
prossimo futuro a
una popolarità assoluta. Ragioniamo: una quota di impopolarità
equivale a una consacrazione. In verità, il genere è troppo
personale, e di conseguenza troppo aristocratico,
per entusiasmare altri che non siano naturalmente artisti, sedotti
sempre come sono da
ogni personalità vibrante. Non solo l'acquaforte sembra fatta per
esaltare l'individualità
dell'artista, ma sarebbe addirittura difficile al suo creatore non
imprimere sulla lastra la
propria personalità
più nascosta. Si può anzi affermare che da quando si è scoperto
questo genere di
incisione, si sono date tante maniere di praticarlo quanti sono
stati gli
acquafortisti. Lo stesso non si può ripetere per il bulino, o
perlomeno la percentuale
nell'espressione
della personalità è di gran lunga più bassa".
CHARLES BAUDELAIRE, da Pittori e Acquafortisti, 1862.
|
Morsura della
lastra,
valore d'ombra |
"Non mai Andrea Sperelli aveva con più ardore goduta e sofferta
l'intenta ansietà dell'artefice in vigilar l'azione dell'acido cieca
e irreparabile; non mai aveva con più ardore
acuite la pazienza nella sottilissima opera della punta secca su le
asprezze dei passaggi. Egli era
nato, in verità, come calcografo, come Luca d'Olanda. Possedeva una
scienza mirabile (ch'era
forse un raro senso) di tutte le minime particolarità di tempo e
di grado le quali
concorrono a infinitamente variare sul rame l'efficacia dell'acqua
forte. Non la pratica, non la diligenza, non la intelligenza
soltanto, ma specie quel
natio senso quasi infallibile l'avvertiva del momento giusto,
dell'attimo puntuale, in cui
la corrosione giungeva a dare
preciso valore d'ombra che nell'intenzione dell'artefice
doveva avere la stampa. E nel
padroneggiare così spiritualmente quell'energia bruta e quasi direi
nell'infonderle uno spirito d'arte e nel sentire non so che occulta
rispondenza tra il
battere del polso e il progressivo mordere dell'acido, era il suo
inebriante orgoglio, la sua tormentosa gioia".
GABRIELE D'ANNUNZIO, da I/ Piacere, 1889
|
Incisione,
arte protestante |
"II bruno da studio del diciasettesimo secolo aveva avuto al suo
fianco un'altra arte di
alto significato faustiano, l'incisione. Rembrandt fu, in entrambe
le arti, il primo maestro
di tutti i tempi. Anche l'incisione ha qualcosa di protestante ed è
sentita assai lontana dai pittori cattolici più meridionali
dell'atmosfera grigio-azzurra e dei Gobelins".
OSWALD SPENGLER, da II tramonto dell'occidente, parte prima,
1918.
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Definizione
di incisione |
"Engraving may be broadly defined as thè art of drawing or writing
on any substance
by means of an ìncised line.
By a naturai transference from thè abstract to thè concrete, thè
term may be referred to
thè work
so perfermed, and by a futher trasference, illogicai, but
stereotyped by usage, it is
applied to an impression taken on paper or some allied material,
from thè originai
engraved work."
ARTHUR M. HIND, da A Histoiy of Engraving & Htching, 1923.
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Xilografia e
decorazione |
"Amante di quel complesso che forma l'opera letteraria e l'opera
artistica sentii essere la xilografia il mezzo più appropriato per
poter conciliare l'armonia fra i caratteri tipografici e le loro
adornazioni e così mi dedicai in favore di quest'arte, che ha un
radioso
passato tramontato troppo presto, allorquando si volle dal legno
quello che il legno
non poteva dare e, peggio ancora, quando per esigenze commerciali si
volle con la xilografia ottenere la riproduzione di qualsiasi opera,
sia un quadro ad olio od altro".
GIULIO CISARI, da La xilografia, 1926.
|
Incisione e
scrittura |
"Scopro nell'incisione, come nella scrittura letteraria, una stretta
intimità tra l'opera che
si forma e l'artista che vi si applica. La tavola (oppure la pietra)
è molto simile alla
pagina su cui si lavora: l'una e l'altra ci fanno tremare; l'una e
l'altra sono davanti a noi alla distanza della visione nitida; con
uno stesso sguardo abbracciamo l'insieme e il particolare; la mente,
l'occhio e la mano concentrano la loro attenzione su quella piccola
superficie dove giochiamo il nostro destino... Non è questo il colmo
dell'intimità
creatrice che conoscono egualmente l'incisore e lo scrittore,
ciascuno legato alla sua
tavola dove fa comparire tutto quello che sa e tutto quello che
vale?".
|
Nascita di
una stampa |
"Ecco perché amo l'incisore. Vi amo, incisori, e condivido la vostra
emozione quando
portate alla luce, ancora tutto umido, delicatamente tra la punta
delle dita, un piccolo
rettangolo di carta appena uscito dalle fasce della pressa. Questa
bozza, questo neonato,
questo figlio della nostra paziente impazienza (poiché l'essere
dell'artista non si
può definire che per contraddizioni) porta quel minimo di universo,
quel niente, ma
essenziale, che suppone un tutto di intelligenza".
PAUL VALÉRY, da Piccolo discorso ai pittori incisori, 1933.
|
I neri
dell'incisione |
"Pensate che ho fatto un ritratto di Rembrandt. Sempre quella storia
di vernice che
salta. Avevo una lastra di rame a cui era capitato questo accidente.
Mi son detto è rovinata,
ci posso dunque far sopra qualunque cosa. Ho cominciato a incidere.
E' diventato un Rembrandt. Ha cominciato a piacermi e ho continuato.
E dopo ne ho anche fatto
un altro, col suo turbante, le sue pellicce, e il suo occhio di
elefante, ricordate? Ora continuo questa incisione per ottenere dei
neri come i suoi: non basta una sola volta
per riuscire a farli".
PABLO PICASSO, da Conversazioni con D.H. Kahnweiler, 1934.
|
Gli "stati" di
un'incisione |
"Qui è l'interesse fondamentale (superiore all'interesse
propriamente storico), che presenta la "storia" dell'opera d'arte
prima dell'esecuzione definitiva, l'analisi delle prime idee, degli
abbozzi, degli schizzi anteriori alla statua o al quadro. Queste
metamorfosi
impazienti e gli attenti studi che le accompagnano sviluppano
l'opera i nostri occhi, come l'esecuzione del pianista la suonata, e
molto ci importa il vederli ancora agire e
muoversi nell'opera apparentemente immobile. Che cosa ci danno? Dei
riferimenti nel tempo? Una prospettiva psicologica, il cozzo
prospettico di stati di coscienza successivi?
Molto di più: la tecnica stessa della vita delle forme, il suo
sviluppo biologico.
Un'arte che ci dispensa, a questo riguardo, dei ricchi segreti, per
i diversi "stati" delle tavole, è l'incisione. Quelle prove sono una
curiosità per gli amatori, ma per lo studio
hanno un significato più profondo. Anche se non si considera che
l'abbozzo d'un pittore,
abbozzo ridotto a se stesso, senza il suo passato di schizzo, senza
il suo avvenire
di quadro, si sente ch'esso comporta già il suo senso genealogico e
che dev'essere
interpretato, non come una fermata, ma come un movimento".
|
Luce e
profondità dell'acquaforte |
"Se prendiamo l'esempio dell'acquaforte, pur senza richiamare il
gioco delle carte e
degli inchiostri, vediamo, intorno all'ossessione della luce,
costruirsi un mondo in
profondità: v'è un elemento nuovo, l'acido, che scava più o meno i
tagli, che li rinserra
o li allarga, con un'irregolarità calcolata sull'azione delle
morsure, e che da al tono un
calore sconosciuto ad ogni altra tecnica, così che lo stesso tratto
di bulino e lo stesso tratto d'acquaforte, ridotti a se stessi,
tutti uniti e senza suggerire una figura qualsiasi,
sono già forme
diverse; anche lo stesso utensile è cambiato, qui è semplice punta,
tenuta come si tiene un lapis,
mentre la punta d'acciaio del bulino, tagliata a rombo, a
unghia o a schisa, è spinta
dall'indietro in avanti da un movimento del pugno".
HENRI FOCILLON, da Vita delle forme, 1934.
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Riproducibilità della xilografia |
"Con la silografia diventò per la prima volta tecnicamente
riproducibile la grafica; così
rimase a lungo, prima che, mediante la stampa, diventasse
riproducibile anche la scrittura".
|
Litografia e
illustrazione |
"Nel corso del Medioevo, alla silografia vengono ad aggiungersi
l'acquaforte e la puntasecca,
come, all'inizio del secolo XIX, la litografia. Con la litografia,
la tecnica riproduttiva raggiunge un grado sostanzialmente nuovo. Il
procedimento, molto più efficace, che rispetto all'incisione del
disegno in un blocco di legno o in una lastra di rame è costituito
dalla sua trasposizione su una lastra di pietra,
diede per la prima volta alla grafica la possibilità non soltanto di
introdurre nel mercato
i suoi prodotti in grande quantità (come già avveniva prima), ma
anche di farlo conferendo
ai prodotti configurazioni ogni giorno nuove. Attraverso la
litografia la grafica si vide in grado di accompagnare in forma
illustrativa la dimensione quotidiana".
WALTER BENJAMIN, da L'opera d'arte nell'epoca della sua
riproducibilità tecnica,
1936.
|
L'incisione
su linoleum
e il violino |
"Voglio dire qualche parola a proposito dell'incisione,
su linoleum.
II linoleum non deve essere scelto per economia, in sostituzione del
legno, perché dà
all'incisione un carattere particolare, molto diverso dalla
xilografia, e deve essere scelto
proprio per questo.
Ho spesso pensato che questo mezzo tanto semplice è paragonabile a
quello costituito
dal violino e dall'archetto: una superficie, una sgorbia-quattro
corde tese ed una
ciocca di crini.
La sgorbia, come l'archetto, è in rapporto diretto con la
sensibilità dell'incisore. E' talmente
vero che la minima distrazione nel tracciare una linea comporta
involontariamente una leggera pressione delle dita sulla sgorbia e
influenza maledettamente la traccia. Così basta stringere un po' più
le dita che tengono l'archetto del violino perché il suono cambi
carattere — da dolce diventa forte.
L'incisione su linoleum è il vero mezzo predestinato per il
pittore-illustratore. Ho dimenticato un precetto prezioso: rimettete
venti volte il vostro lavoro sul telaio e, in questo caso,
ricominciate finché non sarete soddisfatti".
HENRI MATISSE, da
Come ho fatto i miei libri, 1946.
|
Le stampe
giapponesi e
le vecchie tirature |
"Ho conosciuto e tratto profitto dai Giapponesi solo attraverso le
riproduzioni, quelle cattive ristampe comprate in rue de Seine,
nelle cassette fuori dalle botteghe dei mercanti
di stampe. Bonnard mi ha detto la stessa cosa, ed ha aggiunto che
quando aveva
visto gli originali ne era stato un po' deluso. Questo si spiega per
la patina e quel tanto
dì scolorito delle vecchie tirature. Forse se avessimo avuto solo
quegli originali da
vedere, non se saremmo stati impressionati, come avvenne con le
ristampe".
HENRI MATISSE, da Lettera a Rouveyre del 22 febbraio 1948.
|
L'acido nitrico |
"L'acido nitrico è un santo matto con il quale si può perfino
scherzare mentre genera,
schiumeggiando, bollicine frenetiche (bianche e verdi); e mentre
freme, schiuma,
minacciando le peggiori diavolerìe (persino quella di mettersi ad
ardere, fumar nero,
bruciare la lastra, smozzicarla, devastarla, ridurla a zero
legittimo) (e sì tanto che, una volta, m'accadde di non ritrovarla
più dentro la bacinella dove l'avevo lasciata, giacché
l'acido l'aveva completamente mangiata e non era rimasto, dentro la
bacinella, neppure
un rimasuglio di vernice di copertura, essendosi bruciata insieme
all'acido) dicevo: mentre l'acido allegramente frigge e minaccia
diabolicherie, putacaso che mi sia accorto
d'un errore di disegno, prendo, e la linea o più linee o cento linee
(da dovere
aggiungere) le aggiungo "sott'acqua"; cioè disegno mentre la lastra
continua a rimanere
dentro l'acido".
LUIGI BARTOLINI, da Le Tirature, 1957.
|
"Innesto" di
tecniche
sull'albero dell'incisione |
"Picasso parla dei diversi procedimenti d'incisione. "Il più nobile,
il più ricco è senza
dubbio l'acquaforte", dice. "Quindi bisognava arricchire la
litografia con la tecnica dell'acquaforte. Mi sembra di esserci
riuscito. L'incisione su legno, e su linoleum, è la più artigianale,
la meno raffinata. In questo periodo cerco di aumentarne le
possibilità grazie
alle tecniche delle altre incisioni. Faccio come si fa per un
albero" non trova la
parola e io suggerisco "degli innesti..." "Sì", dice, "innesto
sull'incisione su linoleum delle tecniche d'acquaforte e di lito per
renderla più nobile, come si fa per un albero".
PABLO PICASSO, da Conversazioni con D.H. Kahnweiler, 1959.
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L'incisione e
il colore |
"II colore può spogliarsi del tutto di pigmenti e tuttavia, in
merito alla circolazione che
istituisce nell'immagine, essere resuscitato, suggerito, quasi per
mandato, al di là del
tramite della sensazione. Il colore può dunque essere ridotto a
semplice contrassegno della luce, graduandosi nella diversa valenza
luminosa dal nudo bianco al nero, e tuttavia consegnarsi variato di
infinite tomalità. E' questo che io chiamo colore di posizione,
per dimostrarlo basti pensare al valore diverso che il medesimo
fondo bianco
della carta può assumere nelle varie parti di un'incisione o di un
disegno. Né il bianco
né il nero valgono più come colori a sé, ma nella graduazione,
nell'assorbimento luminoso
che indicano. Senonché in quel momento stesso, il transito luminoso
che farà
circolare un medesimo e misterioso fluido fra le varie parti
dell'immagine, ne istituirà il
ritmo temporale, e nella graduazione dello spazio risolleverà un
suggerimento di colore locale; il bianco e il nero si
colorizzeranno".
|
Riproducibilità
e originalità |
"La particolarità della scultura fusa e dell'incisione sta in
questo, che vi è come una formulazione
d'immagine di secondo grado, nel senso che è indubitabile come la
forma reale dell'opera sia solo quella definitiva, ossia per la
statua l'essere fusa in bronzo,
stampata su carta per l'incisione; ma per raggiungere questa forma
definitiva si istituisce
una gradualità nel processo che realizza la formulazione
dell'immagine.
L'intervento dell'azione creatrice si esaurisce nel predisporre e
fissare le condizioni
materiali alla formulazione esterna dell'immagine; la forma della
forma, verrebbe voglia di dire con un pessimo gioco di parole. Gli
esemplari che se ne cavano, una
volta data la matrice, potranno aspirare tutti ad una assoluta
parità di originali, sebbene
anche qui si debba andare cauti, perché la fusione più fedele,
quella a cera perduta,
da un solo originale, e in quanto alla stampa delle incisioni la
diversità nella tiratura, nella inchiostrazione, nella carta,
produce differenze notevolissime che non rappresentano semplici
ubbie di conoscitori o di collezionisti fanatici".
"Più aumenta la tiratura e più diviene inerte la coscienza. Sicché
le ristampe delle vecchie
lastre sono, oltre che falsi storici, degradazioni estetiche e furti
sociali. Povero
Piranesi, distribuito in fascio sui biroccini, mentre i rami sono
consunti per sempre!".
CESARE BRANDI, da Carmìne o della Pittura, 1962. |
Qualità
dell'incisione |
"La qualità assume significati diversi a seconda dell'oggetto cui si
riferisce. Nell'opera
d'arte ad esempio ha
un senso particolare se riguarda un dipinto, altro ancora se si
riferisce al disegno in cui
elemento determinante è il "segno"; significato poi del tutto
diverso ha per l'incisione, di
solito conosciuta in più esemplari, che possono differire
l'uno dall'altro. Un giudizio
sulla stampa terrà pure conto dei procedimenti tecnici
usati dall'artista, e
considererà anche che l'incisione antica ha una gradazione di valori
differenti da quella moderna, di natura più uniforme.
L'apprezzamento di una stampa
conosciuta in un solo esemplare
è poi diverso da quello di un'altra che esiste in tante
prove quasi uguali, ma che se
considerate agli estremi l'ottima e la pessima, presentano
caratteristiche estetiche contrastanti; il segno dell'incisione
rimane sostanzialmente
sempre il medesimo anche se privo, nella stampa meno buona, del
soffio vitale, del senso
di creazione dell'artista, percettibile solo nell'incisione di
grande qualità: caratteristica che è il risultato di un giudizio, di
un atteggiamento soggettivo, già usato con
parsimonia e prudenza, ma oggi
inflazionato, di grande moda, adoperato in ogni circostanza. Il suo
senso andrebbe pertanto ristretto, riportato a limiti più rigidi. E'
infatti la qualità
soprattutto che conta nella stampa; se ne è priva, anche se si
tratta di una incisione
molto importante, il suo pregio sta soltanto nell'eventuale rarità.
Se al contrario alla
qualità si assommano rarità e buona conservazione si arriva
all'optimum, per cui il
capolavoro di un grande maestro sta alla pari con la più perfetta
creazione artistica
fatta dall'uomo con altri mezzi".
FERDINANDO SALAMON, da La collezione di stampe, 1971.
|
Disciplina e
tecnica
dell'incisione |
"Mi sembra opportuno dover dire che, se le mie acqueforti vanno
resistendo, lo è per una certa rigidezza di costume, per una
osservanza puntuale di condotta tecnica e nel
portarsi ad una forma costruttiva di immagine che da vita ad una
condizione di immobile
fissità. Ogni stesura ha una posizione di movimento per la certezza
dell'immagine.
In una parola uno stile fermo che deriva, non solo da esigenza di
mestiere, bensì dalla
condotta di vedere le cose quali esteticamente debbono apparirmi".
LEONARDO CASTELLANI, da Presentazione, 1978.
|
Segni e colori
nell'incisione |
"E' evidente che ogni tecnica porta con sé aperture e limitazioni.
Sono queste ultime le più produttive, anzi il vero oggetto della
scelta perché è sulle limitazioni, piuttosto che
sulle ovvie possibilità di una tecnica, che si fonda la forza della
immaginazione e si
articolano le intenzioni. Il punto è di scegliere il mezzo
consapevolmente o, che è lo stesso, di sapercisi adattare, non di
subirlo, e perciò di non chiedergli risultati specifici di un altro
mezzo.
Per venire a noi, se si sceglie il bianco e nero (segni e trame) è
perché si intuisce e si
cerca qualcosa che il colore non può dare; qualcosa che,
all'inverso, inutilmente si cercherebbe
di imitare col colore di cui segni e tracce non sono in alcun modo
surrogati, né hanno il nome.
// colore è luce percepita secondo le diverse collocazioni
nello spettro visibile; non ha
dimensione, direzione, né verso di espansione, si da come stato.
La trama
è luce percepita come vibrazione dal bianco al nero, alternanza
ritmica tra
presenza e assenza di luce e si da come struttura dinamica con verso
e direzioni di
espansione.
Trama e colore
agiscono secondo parametri percettivi diversi e costituiscono due
modi della luce contadittori e complementari.
Contradittori
perché mentre si diminuisce, colorandoli, la specifica qualità
vibratoria
dei segni basata sul contrasto, così all'inverso, si compromette la
natura aritmica e adimensionale
del colore se lo si delimita in forme.
Complementari
perché, la realtà non producendo assoluti (il nero e il bianco hanno
sempre un colore e il colore non è mai illimitato nello spazio), i
due modi sono sempre
combinati insieme, imponendo ancora una volta una risoluzione
dell'ambiguità
con l'assunzione implicita di un significato prevalente, attraverso
l'uso dei termini dell'ambiguità
stessa".
GUIDO STRAZZA, da II gesto e il segno, 1979.
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Morsura a
coperture |
La morsura a coperture si ottiene immergendo la lastra nell'acido;
l'immersione però
deve essere eseguita in vari tempi, provvedendo a ricoprire ogni
volta, con vernice
rapida, le parti incise che si desiderano più chiare di tono
rispetto alle altre.
Immaginiamo, per esempio, di voler incidere un disegno nel quale si
vogliono far
risaltare, un primo piano, delle figure o delle piante, in secondo
piano delle colline, e, sul fondo, il cielo. Eseguito il disegno,
procederemo ad immergere la lastra per due o
tre minuti: tempo questo, che sarà sufficiente (ma è opportuno
ripetere che tutto
dipende dalla gradazione dell'acido e dalla personalità
dell'esecutore) per incidere il tono chiaro del cielo. Levata la
lastra dall'acido, dopo averla lavata in acqua corrente ed
asciugata, si ricoprirà accuratamente, con vernice rapida, la parte
del cielo che non
si desidera più incidere. Si lascerà poi asciugare completamente la
vernice rapida e si immergerà di nuovo la lastra nella bacinella.
Dopo un certo periodo di immersione, toglieremo nuovamente la lastra
dall'acido: da questa seconda immersione risulteranno incise le
parti del disegno rimaste scoperte. Come nel primo caso, sopra
descritto, procederemo a coprire con vernice rapida le colline del
nostro disegno, lasciando scoperte
le figure o le piante del primo piano che verranno ulteriormente
incise da una
terza morsura.
Eseguendo tale metodo, il disegno risulterà di tre tonalità
distinte: più chiara (perché
meno incisa) quella del cielo; lievemente più scuro il tratto delle
colline; e infine ancor
più intenso il disegno del primo piano.
ARNALDO BATTISTONI, Tecniche dell'incisione, 1983.
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Il segno restituito |
"I rapporti, le attinenze e tutte le possibili correlazioni dei
materiali e degli utensili fra
loro e, più in generale, con i procedimenti tecnici che li
nobilitano in forma grazie
all'intervento prioritario dell'artista, dovrebbero essere via via
venuti in evidenza: essi si appalesano inequivocabilmente, quando ci
si soffermi ad indagare — se possibile
avvalendosi anche dell'appena carezzevole e soprattutto
incorruttibile tatto — un
foglio stampato da una matrice incisa a puntasecca. Infatti anche
chi non ha quotidiana confidenza con la stampa d'arte e con i suoi
moventi tecnologici, può rilevare agevolmente
— tanto più se con l'aiuto della lente contafili — che alle barbate
lacerazioniprodotte
dalla punta sul metallo, corrisponde, sulla carta, un valore grafico
dalle caratteristiche
fisiche inconfondibili. Non la corporatura secca, limpida, fredda e
sempre un poco raggelata che discende dall'alveo metallico
intagliato a bulino, né quella relativamente
più estrosa e materica generata dalla disgregazione corrosiva
dell'acido, ma, al contrario, un segno, un dato graficamente più
teso e però distesamente dispiegato perché nutrito da percorsi senza
stacchi frequenti che rimandano alla punta letteralmente posseduta
dal metallo; sempre di modesto spessore corposo e incline, invece, a
vellutate
irregolarità e a carezzevoli morbidezze".
RENATO BRUSCAGLIA, da Incisione calcografica e stampa originale
d'arte, 1988.
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continua
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