CENTO ANNI DI VITA DELL'ISTITUTO D'ARTE DI URBINO CAPITOLO TERZO - DAL 1946 AD OGGI (1961)
Per il terzo ed ultimo capitolo mi atterrò ad un modo di esposizione diverso. La materia è talmente duttile e soggetta ad oscillazioni che raccoglierla ordinatamente dentro i confini degli anni non è possibile: infatti avete udito come anche nel secondo periodo molti ricordi a volte siano risultati confusi. Parlerò dunque di uomini e accanto ad essi raggrupperò via via qualche fatto che abbia importanza e finirò ad avere tracciato il quadro scolastico d'oggi, settembre del sessantuno. Poiché il capitolo è stato chiuso con il racconto d'una seduta a cui presiedeva il Rotondi, riapro il discorso riferendomi a lui per ripetere come egli rimanesse con noi fino a quando venne trasferito alla importante Sovrintendenza della Liguria; partì proprio mentre si era per porre termine alla stampa del suo saggio sul Palazzo Ducale. Nella decenne permanenza ad Urbino e per quante vicende si erano susseguite in quegli anni, egli aveva avuto agio di esplorare il meraviglioso edifizio scrutandone ogni tratto di muro. Il testo s'era da noi preso a comporre nel '48; infatti con i pochi caratteri rimasti in dotazione alla Scuola i nostri tipografi potevano approntare non più di trentadue pagine insieme; il risarcimento dei danni di guerra non era ancora avvenuto; e l'opera del Rotondi nacque con una alternata composizione e scomposizione, in due anni. Della artigianale fatica, cui posero mano tutti i tecnici nostri - e per molti disegni Bruscaglia e per alcune scritte Paolini - fummo però compensati. Qualcuno, - e fu uno straniero di competenza assai fine - lodò: «C'est un souci de sobre élégance rappelant celle même du décor du château, qui a prèside à l'édition de l'ouvrage de M. Pasquale Rotondi par l'Istituto Statale d'Arte per il Libro: un caractère élégant, une mise en pages harmonieuse avec en marge les renvois aux figures et des remarques en caractères de rubrique qui aident singulièrement le lecteur dans ses recherches à travers ce livre complexe (on a poussé le soin jusqu'à porter en marge en rouge les errata du texte). Rien n'a été épargné pour faciliter le travail du lecteur: la division en un volume de texte et un volume de planches permet la constante confrontation de l'écrite et de l'image; et les plans forment un cahier qui peut lui-mème étre séparé du livre. Modèle de monographie critique, ce beau livre est aussi un chef-d'ceuvre de goùt, digne d'un si noble sujet. Germain Bazin» [1]
Da ultimo devo ricordare Rotondi ancora per un atto felice: per aver promosso il restauro dell'antica bottega del Santi e per l'investitura - diciamo così - ch'egli ne diede ai giovani insegnanti, Accademici del Sodalizio Raffaellesco, affinchè da ora innanzi essi e i giovanissimi potessero esporvi le loro opere - ristabilendo anche in tal modo un legame stretto fra la vecchia Accademia e l'Istituto. E proprio nelle sale dell'Accademia e nella «Bottega» del Santi furono tenute le mostre del primo venticinquennio di vita dell'«Istituto d'Arte per la Decorazione e la Illustrazione del Libro» raccogliendo quanto ciascuno degli ex alunni volle mandare o dire di se [2]. Ma a celebrare la data il 18 Novembre 1950 (- festa solenne: il cortese Conte Vincenzo Petrangolini Presidente dell'Accademia e gli Accademici tutti vi contribuirono con la loro presenza, e autorità e pubblico molto -) non fu Pasquale Rotondi; bensì il suo successore, Pietro Zampetti, cui da quell'anno toccò di presiedere anche alla nostra Scuola. Nel periodo in cui rimase ad Urbino - e ciascuno sa a quale importante ufficio oggi attenda, - e, direi, dopo che ne fu partito, quasi di più, distintamente sentimmo la simpatia dal nuovo Presidente donata alla Scuola. Dovrò registrare l'acquisto di maggior valore da lui procurato: l'idea ed il primo abbozzo e il primo conseguente sviluppo della nuova sezione per il «Disegno Animato». Partì da lui, che davvero né Direzione né alcun altro ci avrebbe pensato. La proposta fu bene accolta dal Direttore Generale delle Antichità e Belle Arti l'Architetto prof. Guglielmo De Angelis D'Ossat. E sebbene poi, dati i tentennamenti all'attuazione della difficilissima impresa, la Direzione Generale quasi ne fosse pentita, con una dimostrazione di buona volontà e con l'intervento provvidenziale di un gentile istruttore che il Ministero stesso mandò, la sezione si compose in termini equilibrati e su tracciato di binari sicuri è ora in grado di camminare; e se il tempo per preparare l'odierna celebrazione fosse stato maggiore noi avremmo potuto presentare una esatta documentazione di come nella sezione si studi. Devo anche aggiungere una seconda iniziativa importante dovuta a Pietro Zampetti: la pubblicazione di quella collana di volumi dal titolo «Collana di Studi Archeologici ed Artistici Marchigiani diretta dai Sovrintendenti alle Antichità, ai Monumenti ed alle Gallerie delle Marche con la collaborazione editoriale dell'Istituto d'Arte di Urbino» per la quale egli stesso provvide gli argomenti dei primi numeri e che, giunta all'ottavo, è ora ferma in attesa che nuovi testi ne favoriscano la continuazione. Oltre la creazione della «sala di ripresa e delle relative cabine di stampa e sviluppo» per il «Disegno Animato» - permesse da straordinari contributi Ministeriali - molte provvidenze per i vari laboratori ebbero l'appoggio del Presidente Zampetti: il definitivo distacco e trasporto della Fotoincisione dalla sezione di Litografia fu reso possibile per la concessione ch'egli fece alla Scuola di altre aule e passaggi di proprietà della Sovrintendenza, così che anche questo laboratorio è in grado di assumere oggi l'importanza che la didattica dell'Istituto richiede. Altri acquisti - un terzo torchio litografico, una «pedalina» nuova - sono i contributi che per suo interessamento la Scuola ottenne dalle provvidenze Ministeriali; e voglio anche ricordare come per tutto il tempo che si trattenne in Urbino, il Presidente Zampetti sempre partecipasse alla vita della scolaresca, a sue feste e gite, familiarmente guidando egli stesso più d'una volta le comitive. E anche gli siano rese grazie per quel suo amore all'arte della incisione che probabilmente la Scuola d'Urbino valse a rafforzare in lui, sicché ora Venezia ospita ogni due anni nei locali dell'«Opera Bevilacqua La Masa» la Biennale della Incisione Italiana. Terzo Presidente da ricordare con riconoscenza è l'Avvocato Alessandro Santini di Urbino che a lui succedette nell'Aprile del 1956. Entro breve giro di anni, e pure assai giovane d'anni, diede tal prova di attività e previdenza amministrativa, che l'inadatto a questa partita - direttore dell'Istituto - si sentiva appoggiato e sicuro. Di tutto che l'Istituto abbisognasse, il Presidente si occupò con prontezza, cominciando dalla Scuola d'Arte perché rifiorisse - che - ancora devo scriverlo a chiarificazione di verità - non sempre io riesco a reggerne convenientemente le sorti (- così distaccata dal nucleo centrale dell'Istituto -) e per l'età mia e per il grande lavoro. Accrescendosi essi proporzionalmente, inversamente proporzionale ne è il risultato. Una propizia occasione offrì al Presidente di ripristinare in essa Scuola la sezione per la Ceramica che una volta esisteva ed era stata nel 1941 soppressa e trasportata alla Scuola d'Arte di Pesaro. Egli lo intese come dovere, pensando la tradizione antica ed illustre ed il possibile rifiorire di un artigianato efficiente - già nato per altro nella scia lasciata dall'insegnamento del Melis - [3]. Alessandro Santini avvalendosi di personali conoscenze nell'ambito della Provincia - e insieme della grande stima ch'è dovuta al padre di lui, (- lo segnalai in precedenza quale vigile Presidente per circa due anni dell'Istituto - e di quanto egli fece a favore della Scuola in un determinato momento bene m'avvidi - sebbene io fossi soltanto insegnante), ecco ottenere con gioviale insistenza, da Enti cittadini e provinciali, sussidi o doni a potenziare i reparti dell'Istituto: un modernissimo torchio calcografico mosso elettricamente, dono della Camera di Commercio di Pesaro, l'attrezzatura della Sezione Ceramica, resa possibile per una munifica largizione della Cassa di Risparmio; e per una fortunata combinazione il rinnovamento completo dell'attrezzatura del reparto di Ebanisteria e - per istanze presso il Ministero - il permesso di dotare con macchine di precisione l'officina del Ferro; e dalla comprensiva gentilezza del Sovrintendente prof. Marchini, altre stanze; e attrezzatura per arricchire il laboratorio di fotoincisione, e il cambio della antiquata ingombrante macchina tipografica in una più agevole, e l'impianto, sia pure di soli elementi essenziali, della serigrafia; e ancora molti piccoli strumenti a rendere ogni reparto efficiente ed indipendente, fino all'ultimo veramente grandioso acquisto della «Linotype». Un desiderio continuato di attività, un voler presentare l'Istituto dovunque, e riallacciarlo da ultimo con devoto atto, a quella Università degli Studi da cui cento e più anni addietro era pure partito, adesso che la «Facoltà di Lettere» e la importanza dello studio e i valentissimi docenti e la fama del suo Rettore, la pongono nuovamente ad un punto focale nella Regione. Tutto questo va qui registrato ad opera del Presidente Avvocato Alessandro Santini, che fu mosso soprattutto da amore per la propria città e da affetto per insegnanti e maestri artigiani e per quanti alla vita della Scuola danno giornalmente opera di intelletto e di mano. Quarto è venuto da pochi mesi il prof. Valerio Volpini, amico della nostra Scuola da tempo, assai noto quale saggista e studioso di lettere ed arti, delicato scrittore egli stesso (liriche, un racconto). Sovrintende oggi alle celebrazioni che con fatica abbiamo preparata, e nell'operare ci conforta molto; l'Istituto attende dalla sua intelligenza una nuova guida e già ne avverte la dirittura schietta, le qualità stimolatrici, la voce sincera come di ragazzo felice che sia per inoltrarsi nell'avventura. In secondo luogo di altre persone dovrò parlare: di quanti si alternarono nell'insegnamento via via: o di quanti hanno condotto accuratamente l'amministrazione e di quanti compiono umili quotidiane fatiche: segnare il nome di chi visse con noi alcun tempo e lasciò sua traccia perché, sempre lo scrissi e lo ripeto, ciascuno che sia transitato di qua, un suo contributo anche lieve ha pure portato alla costruzione scolastica. Inizio la registrazione con i nomi degli insegnanti e dell'Istituto e della Scuola d'Arte - distinguendoli per categorie. « Insegnanti di cultura letteraria e di lingue: Dopo che il maestro molto stimato prof. Gentilini ci ebbe lasciato e Antonio Aiuti comandato altrove (Napoli, Roma) per noi risultò perduto, signore e signorine si alternarono per anni, secondo le possibilità offerte dalle Scuole del luogo, e ne ricorderò alcune, per intelligenti e garbate doti di istruttrici - la signorina Angiola Maria Pezzetti, la signora Anna Provedel Bacchielli, la signorina Maria Rossi, la signora Antonietta Mariotti Gaudiano, ed una che molto ci fu cara, che avevamo veduta bambina e seguita giovanetta e giovane sposa e diede sé in olocausto alla vita della sua creatura nascente, Donatella Lucciarini. Anche ricorderò i professori Zeppieri e Rolando Bacchielli, tenacissimo, quest'ultimo, nell'ingrato ammaestramento degli scolari recalcitranti - alla lingua straniera. Ma dovrò soprattutto fermarmi su coloro la cui sosta è più lunga e veramente sono entrati a far parte del complesso scolastico, ne vivono gli interessi ed il clima, e non ci abbandonano; dico le signore Alida Mazzotti e Serena Ancidei così attente, e il diligentissimo Vice Direttore della Scuola d'Arte Luigi Luminati e, prima - ogni collega glielo riconosce - non solo per anzianità d'ingresso, ma per dedizione, la signorina Flora Gentilini. Ed elencato ch'io abbia i nomi degli insegnanti di Storia dell'Arte che si succedettero - da quegli che per più anni fraternamente rimase con noi, Franco Mazzini divenuto uno dei funzionari più attivi alla Sovrintendenza dei Monumenti di Lombardia, al sensibile Walter Fontana tuttora presente nei nostri consessi; dalla folgorante aggressiva apparizione del padovano Albino Paruzzolo, ancora della signora Antonietta Mariotti Gaudiano, per terminare con chi fino a ieri ha parlato ai ragazzi di arti figurative e di lettere, Giorgio Cerboni Baiardi -subito dopo trascriverò i nomi di coloro che attesero ed attendono alla istruzione scientifica - matematica, tecnologia, scienze -: dall'ingegner Benedetti ad altri insieme con lui che lo fiancheggiarono o, dopo che egli fu comandato all'Istituto di Roma, lo sostituirono, gli ingegneri Loris Papi e Pietro Fucili, le signore Raulli e Carotti, i professori Bruno Sanchini e Gastone Mazzoli. A chiusura della lista apporrò l'insegnante di Religione che almeno da vent'anni ci segue giorno per giorno, consigliere ed equilibratore, Don Gino Ceccarini. Postillerò il paragrafo con un ringraziamento a tutti, nominati e no, perché so quanto di pazienza e di affetto sia contenuto nella loro azione, a volte pesante, che può apparire di scarso rendimento e non è: oltre l'azione educativa in sé che qualsiasi insegnamento comporta, le indicazioni culturali che riterresti perdute - quando non si tratti di ragazzi ignavi - vanno ad innestarsi al lavoro di mano e contribuiscono a che un segno si muova, respiri, il comporre sia equilibrato, il colore divenga chiaro; e nei migliori alunni le indicazioni suscitano curiosità, sicché non di rado - ma è occorso un lungo travaglio - in essi nascono desideri di conoscenze e impulsi a ricerche e richiami per tutte le arti, primo avvio ad una vera e viva cultura. Dopo dovrò ricordare gli altri, i più vicini gli insegnanti di materie grafiche, tutti per ordine come si allinearono nel drappello di punta, manovali al restauro dell'edilizio sbreccato. Taluni sono stati da me nominati in più d'una azione ed altri, il cui nome è annotato nella prima seduta della ripresa a metà febbraio, ci vennero allora. Ex alunni, si intende ! - perché, dove in quel momento avremmo trovato migliori collaboratori, se non in coloro che avevano seguito gli studi nella nostra Scuola e, recatisi altrove, durante le vicende di guerra s'erano mutati da giovani in uomini e dalla catastrofe, di fronte all'aspetto della verità più dura, avevano appreso il senso della responsabilità, e desideravano rimanere nella regione presso le proprie famiglie? Venne appunto in quel tempo dalla casa di Chiaravalle, ove s'era ridotto fuggiasco, Carlo Ceci, che dopo lo studio all'Accademia di Brera - allievo del Palanti - era andato soldato. Lo ricordavo da ragazzino a disegnare minute accuratissime composizioni a punta di lapis - e lo ricordavo come se n'era partito, litografo delicato, al Delitala assai caro. E poiché l'insegnante di litografia ci mancava (l'ingegnoso Pietrino Vicenzi s'era accasato in Fabriano); dopo una certa fatica - a rilento funzionava la posta, a stento ci si muoveva, la guerra non era finita - Carlo Ceci fu rintracciato e richiesto di collaborazione. Venne ed è qua, e come conduca il reparto, con quale amore, e quale spirito di aggiornata ricerca lo guidi, è ben noto: e anche è noto il suo gusto raffinatissimo che quasi si direbbe adoperato a celare la malinconia che sta in lui, nella sua propria natura; e nota è la versatilità del talento che lo induce ad occuparsi di molti aspetti diversi dell'odierna cultura, e a trasferirli nel suo insegnamento. Talché, se la Scuola ha ora raggiunto chiarificazione maggiore con accoglimento di istanze incalzanti, a questo primo gruppo di suoi insegnanti si deve: da Leonardo Castellani - che tanti incisori formò -aperto ad ogni voce sana che circoli, e muove ed apre e piega i suoi segni (e scrive: indugia minuzioso su aspetti che sfuggono a prima vista di uomini, cose, opere d'arte e li allinea con la cura del collezionista) - a Renato Bruscaglia entrato alla Scuola nello stesso febbraio ed ora come insegnante formatosi all'esperienza diuturna di sedici anni, vigile occhio, equilibriate giudizio - trepida voce che si vuole abbandonare ad un canto, e a volte sembra non osi -, attentissimo lettore anch'egli, d'informazione culturale all'ultima pagina; da Pietro Sanchini, le cui possibilità, germinate da una generosa franca natura, umilmente si piegano a qualunque richiesta, bravura artigianale, rigore di esecuzione, sopportazione di fatiche e prodigo dono di sé ai colleghi più giovani, fino ai già conosciuti Umberto Franci xilografo di provata onestà, paterno istruttore, e Giuseppe Paolini, la cui strada sembra essere stata segnata dalla citata esplorazione della biblioteca vecchia; perché da quel giorno con l'entusiasmo a volte fanciullesco, ma commovente, che lo distingue, allo studio e alla storia delle pagine e dei caratteri, si è dedicato. Questo dico fu il gruppo di partenza per il nuovo viaggio. Esso permane e la Scuola vi può sicuramente contare. Gli altri tutti vennero dopo, via via che la Scuola ingrandendosi richiedeva istruttori - (a poco a poco gli alunni salirono dai 115 ai 158 nell'anno che segna la metà del secolo e, da allora al sessanta superarono i trecentocinquanta). Primo, nel quarantasette, fu il polesano Ervardo Fioravanti a riaccostarsi alla Scuola, come a temporaneo rifugio. Reduce dalla prigionia negli Stati Uniti d'America vi sostò per soli due anni per insegnarvi disegno; ma lo richiamarono alla terra natale diversi interessi - una vocazione giornalistica - sicché per più tempo ondeggiò fra l'una e l'altra via, ed ora insegna materie disegnative in Ferrara. Insieme con lui rientrò Loris Gualazzi urbinate, xilografo, allievo del Delitala, talento umoresco - che in Milano subito nel dopo guerra aveva affigurato alcuni famosi romanzi per l'editore Bianchi Giovini -; dimessamente dapprima venne a innestarsi alla Scuola e adesso da prove di cordiali partecipazioni al lavoro comune in chiave popolaresca. Terzo Arnaldo Battistoni di Fano ancora allievo alla ripresa del 1945 e licenziato in quel giugno, vi entrò in veste di precettore il primo ottobre del 1948 (quando già la Scuola s'era riassestata e domandava l'attenzione cittadina accogliendo in sé piccole Mostre dei suoi insegnanti - le Mostre di «Primavera»): egli fu accolto perché lo si era notato studente per l'impegno del concentrarsi a fondo su qualsiasi compito gli venisse assegnato, con caparbia coscienza di sé - fossero a svolgersi temi di incisione o disegnativi o quelli più agri della cultura; e rivelò, insieme ad una indole battagliera, temperamento che non si piega, profonde sue convinzioni, un mondo scrutato in valore di dramma.
INSEGNANTI DELL’ ISTITUTO D’ARTE PER LA DECORAZIONE E ILLUSTRAZIONE DEL LIBRO
Francesco Carnevali: Campagna in estate verso la sera (disegno a matita) 1950
Francesco Carnevali è nato a Pesaro l'8 ottobre 1892. Terminati gli studi classici ha frequentato l'Istituto di Belle Arti delle Marche fino al maggio 1915. Ha svolto attività di illustratore per libri e riviste e ha preso parte con acquerelli e disegni a mostre regionali e nazionali. Nel 1937 ha illustrato per il «Club di edizioni a tiratura limitata» di New York, «La dodicesima notte» dello Shakespeare; un gruppo di cinque suoi disegni è stato esposto a San Paulo del Brasile nel 1954 e un gruppo di dodici alla XXVIII Biennale Veneziana.
Leonardo Castellani: II giardino di casa (acquatinta a più toni)
Leonardo Castellani nato a Faenza il 19 ottobre 1896. Proviene da una famiglia di intagliatori e di ebanisti. Attività giovanile: intaglio su legno, scultore, decoratore murale ed infine ceramista. Le prime acqueforti risalgono al 1928, durante l'insegnamento di decorazione e ceramica alla Scuola d'Arte di Fano. Dal 1930 ricopre la cattedra di Calcografia all'Istituto di Urbino. Da allora la sua attività è quasi tutta incisoria. Partecipazioni a molte Biennali Veneziane dal 1926 al 1956 e alle mostre all'estero indette dal Sindacato del Bianco e Nero di Roma. Le personali più importanti sono: 1939 alla Galleria di Roma, 1951 alla Calcografia Nazionale di Roma, 1952 alla Strozzina di Firenze, 1952 alla Sala Bocca di Milano, 1954 alla Promotrice di Torino, 1956 alla Biennale Veneziana, 1959 ad Helsinki, 1960 alla Galleria Montanari a Ferrara. Dal 1957 pubblica una piccola rivista «VALBONA» con acqueforti originali, firmate e numerate, in edizione limitata. La pubblicazione viene stampata e curata nell'Istituto del Libro in Urbino.
Umberto Franci: Piccola pineta (disegno colorato)
Umberto Franci è nato ad Urbino nel 1909; ha conseguito l'abilitazione in Xilografia nell'Istituto d'Arte di Urbino nell'anno 1932. Ha partecipato a numerose rassegne di bianco e nero - le Biennali Veneziane del 1942 e 1948, le varie Sindacali Regionali - una Quadriennale Romana; a mostre nazionali (Milano, Napoli, Reggio Emilia, Firenze) alle Mostre all'Estero organizzate dalla Biennale di Venezia nel 1938, 1939 1940 e ad altre organizzate dalla Calcografia Nazionale. Una sua incisione figura alla Galleria d'Arte Moderna di Roma. Negli ultimi anni ha eseguito molti piacevoli disegni colorati.
Piero Sanchini: Bottiglie (xilografia)
Sanchini è nato in Urbino nel Giugno 1915, ha frequentato l'Istituto d'Arte di Urbino e vi è stato abilitato all'insegnamento della xilografia nel 1941. Partecipa da allora a Mostre nazionali ed internazionali di incisione: Reggio Emilia, Venezia, Londra, Cincinnati, Lubiana, Trieste. Ha ottenuto premi alla XXIII Biennale Veneziana (sala degli artisti in armi) alle «Mostre di Primavera» nella sua citta, a quella per le illustrazioni della «Gerusalemme Liberata in Ferrara nell'anno della celebrazione Tassesca e alla II Biennale della Incisione italiana a Venezia.
Carlo Ceci: Giardino (litografia)
Ceci è nato a Chiaravalle (Ancona) nel 1917 e si è abilitato all'insegnamento della Litografia presso l'Istituto d'Arte di Urbino nel 1937. Pittore di delicate tempere, illustratore e litografo, ha svolto la sua attività dal 1941 in poi partecipando a importanti Mostre italiane di carattere nazionale e internazionale - Biennale Veneziana del 1948; Venezia I, II e III Biennale dell'incisione contemporanea; Roma Quadriennale del 1960 - Reggio Emilia, Forlì, Rimini (Morgan Paint's) - a Mostre collettive di gruppo in Bologna (La Loggia), in Roma (Artisti Marchigiani - Torcoliere) a Sassari, a Taranto, a Cremona - nonché a Mostre di Bianco e Nero all'Estero (Indonesia, Stoccolma, Amburgo 1955; San Paulo del Brasile 1956; Lima 1956; Atene 1957; Lubiana 1957; Dublino 1958; Vienna 1959 e in varie città della Polonia sempre nel 1959. E' presente a tutte le Mostre Marchigiane di carattere regionale (Ancona, Fano, Ascoli Piceno, Jesi) e nazionali (Macerata, Sassoferrato, Ancona «Premio Marche»), In questa ultima manifestazione ha ottenuto un premio per la litografia nel 1960 ed altri premi ha ricevuto ad Urbino nel 1947 e 1948 alla I e II «Mostra di Primavera»; a Sassoferrato «Premio Salvi» nel 1951, 1952 e 1955; a Forlì nel 1956; a Venezia nel 1957 e a Dublino nel 1958. Ha eseguito una litografia per l'«Associazione Amatori d'Arte» Roma.
Renato Bruscaglia: Paesaggio (acquaforte) 1959
Renato Bruscaglia è nato in Urbino nel 1921 e si è licenziato dall'Istituto d'Arte nel 1941. Dal 1945 ha cominciato a presentarsi a Mostre regionali e dal 1949 a nazionali (Reggio Emilia, Forlì, Roma, Torino, Venezia, Gallarate, Carrara) fino alla Biennale internazionale di Venezia nel 1948, e per invito con una personale alla XXVIII nel 1956. Mostre personali ha tenuto a Firenze (La Strozzina) 1954, a Bologna («Il Libraio») 1961. Ha preso parte alle Mostre organizzate all'Estero dalla Calcografia Nazionale di Roma, e dalla Direzione Belle Arti del Comune di Venezia: ancora, come invitato, ha esposto opere alla Biennale d'Arte del Mediterraneo in Alessandria d'Egitto (1959) e alla IV Internazionale della Incisione Contemporanea a Lubiana (1961). Ha ottenuto il I Premio alla Biennale dell'Incisione Italiana a Venezia nel 1957, e a Rimini al «Morgan Paint's» (1959). Ha inciso una lastra su commissione della «Associazione Italiana per la Libertà della Cultura» nel 1959.
Giuseppe Paolini: Paesaggio urbinate (xilografia)
Giuseppe Paolini è nato in Urbino nel 1913, ed e stato abilitato all'insegnamento della Xilografia nell'Istituto d'Arte di Urbino nel 1936. Nel 1940 e nel 1942 è stato presente a due Biennali Veneziane. Ha ancora esposto a Venezia nel 1945 presso Organia. Dal 1947 al 1950 è stato presente a Mostre provinciali; nel 1948 ha esposto a Santiago del Cile; nel 1952 a Forlì, nel 1953 a Sassari in Mostre nazionali; nel 1954 a quella regionale di Sassoferrato. Ha raccolto in un testo ad uso degli scolari le sue lezioni sulle scritture, i caratteri e il loro stile.
Quarto vi entrò Enrico Ricci al primo novembre 1950 dopo una laboriosa esperienza autodidattica di pittore che lo portava ad «espressionistiche» rappresentazioni; e quinto, l'anno seguente, Nunzio Gu-lino, siciliano di Comiso, il quale durante la guerra profugo nel territorio di Urbino ivi s'era sposato e nei primi anni del dopo guerra aveva prestato l'opera sua alla Scuola per Arti Grafiche in Città di Castello: e poiché l'ottima signorina Cangini aveva superato i limiti stabiliti all'insegnamento, a Gulino fu offerto l'incarico lasciato da lei. Fresco di rigorosi studi prospettici venne introdotto a impartirne le regole. In breve l'azione sua contribuì ad una più aggiornata preparazione dei giovani - sia per coloro che appunto intesero presentarsi ai difficili esami di abilitazione, sia per chi intraprese di poi a frequentare la nuova sezione del Disegno Animato. Ma la vicenda di Nunzio Gulino non è risolta; vincitore di concorso per Istituti Magistrali lasciò, sebbene attristato, l'incarico per un posto di ruolo; mandato a Forlì non ha però abbandonato la residenza di Urbino e la Scuola - viene ogni settimana a insegnarvi per qualche ora in attesa di ottenere un comando che gli permetta completa l'azione; la «Sezione del Disegno Animato» lo attende; ad Urbino egli ha dato vita a quelle incisioni dal prestigioso rabesco tessuto di punti d'ago per le quali lo si conosce in Italia e fuori. (Nelle medesime condizioni fu Umberto Franci per lungo tempo: insegnava alle Medie, e rimaneva legato all'Istituto di Urbino; finalmente ottenne un comando). Sesto e settimo a ritornare furono Sandro Bartolucci un ragazzone pacifico, coscienzioso istruttore al disegno di ragazzi del corso inferiore, e insieme con lui Dante Panni di Senigallia, tempra di fervido illustratore; nel cinquantatrè, ottavo, Alfio Bostrenghi litografo cui vanno riconosciute qualità di decoratore gentile, che ora si diletta a nuove ricerche con gli strumenti della «Serigrafia». Gli ultimi in ordine d'arrivo sono tre: giunsero a ciascun nuovo sdoppiamento di classe. Aldo Annibali impegnato a collaborare con i colleghi e gli allievi al laborioso e complesso procedimento della incisione calcografica; Giorgio Bompadre che ha determinato una sensibile azione di gusto sui ragazzi delle prime classi per quanto riguarda trasposizioni decorative, e Walter Piacesi dal vigoroso disegno cui vengono affidate le prime nozioni compositive di figure e di pagine. Li ho nominati tutti meno uno - il più giovane per età, il più piccolo di statura - Claudio Polzonetti eccellente prospettico la cui bella chiarezza mentale, lo ha condotto - appena terminato lo studio nella Sezione del Disegno Animato - ad ottenere abilitazione, e idoneità ad un concorso, fra i diciotto e i vent'anni. Trattenuto per due anni a supplire in qualche modo la mancanza del suo maestro Gulino, ora se ne è andato soldato. In terza categoria parlerò degli istruttori perché essi costituiscono l'essenziale congegno segreto del lavoro scolastico, non solo per l'istruzione impartita agli allievi ma per qualunque opera nella Scuola si svolga: e poiché dall'Istituto di Urbino in sostanza si persegue un unico fine, se una delle rotelle non funzionasse l'intero congegno si arresterebbe. Pagine pubblicitarie ed annunzi o volumi da comporre e stampare, essi all'opera; incisioni da preparare ed imprimere per lunga o limitatissima tiratura, essi all'opera; edizioncine da raccogliere, cucire, legare - le maestranze in piena funzione; mostre da allestire, stampe gualcite da recuperare, opere da incorniciare, moduli per l'amministrazione o la didattica da preparare, essi all'opera sempre; e per trovare ad ogni nuovo problema la soluzione tecnica adeguata, e per consigliare materie e strumenti, essi comunque in azione. Alcuni furono nominati: - il primissimo ad essere accolto nel nuovo assetto dell'Istituto - Lorenzo Bertorello «Capo d'Arte per la incisione», così sta scritto sopra l'organico, genericamente. Egli infatti resse da principio i due reparti insieme di lito e di calco, ed erano separati e lontani, e dopo furono per alcun tempo ravvicinati - finché si staccarono nettamente - e la «Calcografia» ebbe il proprio impressore. Mirabile tecnico - i ragazzi lo chiamavano «il Mago» - con cura e pazienza sperimentò trasposizioni dalla calco alla lito, saggi di fotolito con mezzi rudimentali, sapiente fotografo, diresse per alcun tempo la fotoincisione, ottenne alcune tricomie; nella litografia cui da ultimo esclusivamente si dedicò sperimentò ogni maniera di riproduzione secondo il gusto e le richieste dei vari insegnanti che si avvicendarono alla sezione. Comunicò la propria esperienza ai due assistenti che lo sostituirono da quando nell'autunno scorso ebbe a lasciare la scuola, raggiunti i limiti di età. I due che conducono ora il reparto ne hanno ereditato le doti di laboriosità e perspicacia. Essi, Mario Corsini e Guglielmo Spigarelli, vi aggiungono in proprio attitudini diverse che si compensano vicendevolmente e una provata pazienza di istruttori. Dirò dei tipografi il cui nome è già conosciuto dagli avvenimenti narrati: - istruttori ed esecutori insieme - Domenico Foglietta Capo d'Arte Compositore di gusto assai fine e di buona cultura, e l'attentissimo Gino Pianosi e il premuroso Domenico Nonni, che composero testi con vigile cura, amanti del proprio lavoro, delle pagine belle, dei caratteri che hanno in custodia. Citai l'episodio in cui due di essi diedero mano all'occultamento e citerò quella della ripresa, quando con la poca dotazione rimasta al reparto, si composero due testi latini: «una scelta di Carmi» da Catullo, un libro delle «Istorie» di Livio, da servire agli alunni del Liceo Classico impacciati a studiare, poiché nella desolata e ancora isolata provincia non si reperivano testi. E segnerò anche i nomi degli stampatori: quello del Capo d'Arte di ruolo Arturo Poggioli, infaticabile nello spingere innanzi il lavoro e nell'istruire i ragazzi all'uso delle macchine; e il modesto Giuseppe Scatassa d'una artigianale sapienza, cui si devono le trovate per ottenere le belle carte da rilegatura e le ricercate eleganze di colorazioni e la sensibile impressione delle xilografie, ora, da due anni, passato al reparto di Xilografìa in qualità di maestro stampatore istruttore. Come aiuto presso il Poggioli è ora Anselmo Luslini, accurato impressore; e la «Linotype» è stata consegnata alle mani di Italo Lizio - il quale nel comporre il presente volume - dà prova patente di intelligente abilità e di grande sollecitudine. Soffermandoci al laboratorio di Legatoria ricorderò lo scomparso maestro Giuseppe Del Vitto (Besozzo 1893 - Urbino settembre 1952) che giunto all'Istituto di Urbino dall'anno della trasformazione vi lavorò alacremente finché lo colse la malattia. Era uomo di poche parole, e un po' fermo a quanto aveva appreso a una scuola; ma assai esperto artigiano, esecutore perfetto di rilegature di cuoio decorate a piccoli ferri; - e però verso gli alunni di scarsa comunicativa. Chi lo sostituì durante la malattia, ed ora ha preso il suo posto, fu, un tempo, ragazzo apprendista: Arnaldo Donzelli da segnalare per intelligenza vivace, fermezza d'intenti e destrezza di organizzatore. Preso lo spunto dal proprio istruttore con spirito alacre si è formato da solo una ricca e aggiornata cultura storica e tecnica della materia. A lui dobbiamo dal primo dopo guerra una esperienza del ripristino di antiche rilegature condotto con fedeltà e proprietà. Gli sta accanto, collaboratore alacre, Dino Battelli, un giovane allevato nella Scuola, abituato all'ordine, alla nettezza della esecuzione. Riferendomi alla sezione di Calcografia ho già detto ch'essa si avvale di uno stampatore, Vincenzo Zanchi, ormai espertissimo e intento a quanto gli insegnanti della sezione desiderano sperimentare. Dal torchio mosso elettricamente escono più agevolmente le limitate edizioni. Alla fotoincisione che vive, ora, di vita propria e si è arricchita di qualche più aggiornato strumento (il torchio pneumatico, la fresatrice, una «tournette» - ma la macchina da riproduzione è vecchia e certi mezzi sono superati, -) attende un unico Capo silenzioso e timido, Domenico Moroni. Ma alla Sezione del Disegno Animato occorrerà un discorso di maggiore portata e dirò, come sempre, la verità ... Due sono i Mastri d'Arte istruttori cui la sezione è affidata: Enzo Budassi e Marco Quaresima entrambi usciti dalla nostra scuola, il primo preposto alla animazione, il secondo alla ripresa ed edizione del film: e il loro compito in vero è assai delicato. Dirò che quando essi furono interpellati ad assumere la responsabilità d'un insegnamento l'un d'essi il Budassi n'era assolutamente lontano. Marco Quaresima no: che di sua natura sempre era stato attratto ad esperienze fotografiche e filmistiche e appena licenziato dall'Istituto nel 1946, per due anni era andato a frequentare Corsi Sperimentali a Cinecittà. Conoscitore di macchine, per proprio conto, di problemi di cinema molto aveva letto e studiato. Sicché quando il Presidente Zampetti ebbe ottenuti approvazione Ministeriale e dono del primo apparecchio da ripresa per passo ridotto e gli fu detto come a tentare l'esperimento avrebbe dovuto chiamare al reparto due ex alunni dell'Istituto, il nostro pensiero subito s'era diretto a Marco Quaresima perché si sapeva che un poco se ne intendeva e forse c'era tagliato. In quanto a Budassi fu la combinazione a portarlo e necessità sua di chiedere lavoro. S'era di primavera: sempre per consiglio Ministeriale, i due giovanotti furono spediti a Roma presso non ricordo quale stabilimento filmistico, per istruzione; ma dopo una ventina di giorni ce li vedemmo tornare perché ben poco imparavano. Le lezioni erano per terminare; essi chiesero di tentare qualcosa; in certe camerine a terreno accanto alla tipografia, impiantarono un laboratorietto non vi dico come equipaggiato; con una buona volontà che a ripensarla ti mette i brividi tant'era sfacciata, con aggeggi ingegnosi per avvolgere la pellicola, con vetri di lastre fotografiche, con non so quali inadatti colori, venne fuori un piccolo aborto a cui pure fu dato un suono per accompagnamento: vi si prestò l'amico musicista che dissi segretario dell'Istituto, Mario Severini, eseguendo sul pianoforte un motivo ed un registratore lo impresse sul nastro e lo si fece girare pari pari al filmetto. Venne il contributo Ministeriale che permise di allestire una grande soffitta all'ultimo piano come sala da ripresa e relative cabine, con appropriati accorgimenti, e tavoli da disegno costruiti appositamente: ed il progetto fu di Marco Quaresima e suo fu il disegno del grande banco da ripresa che nella primavera seguente ci vedemmo arrivare, monumentale, da destare meraviglia, opera dell'artigianato locale (in quanto al funzionamento, il banco aveva ed ha tuttora qualche lieve difetto che facilmente si potrà eliminare).
Sezione del " Disegno Animato ": Saggi di animazione, di alunni della seconda e terza classe 1-2) Esempio di sequenza per studio di deambulazione, tempo 5" - 12 c fotogrammi.
Via via quando e come se ne ebbero i mezzi, si acquistarono strumenti di lavoro e molto la Sezione del Ferro della Scuola d'Arte contribuì a costruire aggeggi, alcuni complicati, cui sempre dava istruzione il Quaresima. Intanto si facevano disparate prove e progetti; la strada pareva appianata ma quando ci si provò a realizzare, l'una parte risultava impedita, e l'altra non rispondeva. Ricordo che anch'io nel primo entusiasmo avevo steso un soggetto sui «mesi dell'anno» - Dio sa quanti anni avremmo impiegato a tradurlo, tanto era ricco! - e avevo intrapreso a dipingere a tempera una serie di disegni base come se il progetto stesse lì lì per attuarsi; e invece non si venne a capo di nulla. E però dopo che v'ebbe posto mano anche Piero Sanchini a forza di spinte qualcosa si ottenne - il viaggio d'un trenino uscito da un disegno infantile, pieno di sproporzioni, che non accontentò nessuno. Sicché la nuova Sezione stette proprio per vacillare e se non fosse intervenuta la comprensione cortese di alcuni alti fun-zionari Ministeriali, fra cui cito il Dottor Carlo Leoni, con il provvedimento di mandarci un istruttore che denominai gentilissimo - tutto di certo sarebbe crollato.
3) Esempio di carellata e gru in alto,da studio di prospettiva.- 4) Esempio di sequenza per sU dio di animazione applicando regole prospettiche per lo sviluppo di un solido su di un piane
Ci venne dunque assegnato uno dei migliori registi dell'Istituto Luce, il Dottor Enzo Trovatelli il quale passati alcuni mesi si rese conto del perché non si camminasse - inesperienza, mancanza di basi, e indicò ordinato e graduato cammino e programmi; prescrisse uno specialissimo corso di prospettiva a seguire; e consigliò macchine, mezzi, libri di istruzione mancanti. Sicché l'anno dopo qualcosa di diverso cominciò a circolare, e si sarebbe raggiunto un ulteriore progresso se Nunzio Gulino non fosse per cattiva sorte partito. Gli esperimenti si sono accresciuti e qualche dato di animazione veramente azzeccato rivela un passo nuovo eseguito. Nessun saggio completo è uscito sinora dalla Sezione se non centoni di studi; ma invero alcuni giovani licenziati, raccolti presso la «Gamma Film» di Renato Gavioli in Milano - il primo ad entrarvi è stato un intraprendente intelligente diciasettenne Giancarlo Carloni - lavora di comune accordo a prospettive e scenografie e si è fatto apprezzare. Era necessario raccontare per esteso la storia con verità, e del resto nulla è in essa che rechi disdoro ad alcuno, anzi è dimostrativa di volontà, poiché il cammino è oltremodo intricato a seguire e i mezzi sono tuttora imperfetti ...
Mi avvedo di non avere fino ad ora neppure accennato agli insegnanti di materie grafiche e di laboratorio della Scuola d'Arte, ma il fatto si è che molti di essi - eccettuati i Maestri d'Arte delle Sezioni del Legno e del Ferro - prestavano servizio contemporaneamente nelle due Scuole secondo prescriveva l'organico: la signorina Cangini ad esempio impartiva lezioni di disegno geometrico, e l'ingegner Benedetti quelle di «professionale» per il ferro; in assenza del titolare di ornato e di plastica professor Giuseppe Piombanti - che per una complicata vicenda di assenteismo durante la guerra, non aveva ripreso servizio - venne a tutta prima incaricato per queste materie il versatile Pietro Sanchini (egli ha anche scolpito pietra e marmo). E se le Sezioni staccate a tutta prima si risollevarono dal rovescio, lo si deve all'impulso ch'egli seppe dare ai laboratori. Ricordo che dal concetto di praticità cui allora ogni parte del nostro insegnamento venne uniformato - «Via l'accademia ! Facciamo oggetti che servano ad uno scopo ben determinato» - ed era la povertà in cui eravamo piombati ad esigerlo, era un desiderio di contribuire al rinascere della vita che ci guidava - ingenua illusione! - Si trassero fuori piccoli oggetti da servire ad uno scopo diretto, semplici cose il cui disegno con relative proporzioni si studiava insieme al ragazzo, per tradurlo, quando fosse il caso, anche in plastica e poi eseguirlo.
INSERTO INSEGNANTI DELLA SCUOLA D’ ARTE
Federico Melis: Caccia primordiale (bassorilievo in terracotta) Sassari - Provveditorato agli Studi
Federico Melis è nato a Bosa (Sardegna) nel 1891. E' autodidatta. Fondò e diresse a Cagliari la prima Bottega-Scuola d'Arte Ceramica. Ottenne un riconoscimento alla I Quadriennale Romana, con la scultura maiolicata: «La sposa antica» recentemente acquistata dalla Università degli Studi di Cagliari. Chiamato ad Urbino per riorganizzare nella Scuola d'Arte la Sezione di «Ceramica» vi risiedette fino a quando la Sezione stessa venne trasferita alla Scuola «Mengaroni» di Pesaro. Dopo la guerra ha diretto e fondato in Urbania - in cui aveva trovato rifugio - la Scuola Artigiana Ceramica «Metauro». E' ritornato ad Urbino per ricoprirvi la cattedra di «Plastica». Ha partecipato a importanti Mostre nazionali e internazionali di Ceramica. A quella di Cannes (1955) gli fu conferito il diploma d'onore dell'Accademia Internazionale della Ceramica. Ha ordinato mostre personali a Milano, Roma, Cagliari, Sassari, Urbino, Pesaro. Ha eseguito importanti lavori decorativi per Chiese ed edifici pubblici. Oggi in Urbania conduce uno Studio d'Arte Ceramica e di Scultura.
Mario Farnelli: Ceramica
Fornelli è nato a Perugia: ivi ha seguito il Corso regolare di studio nella Sezione di Ceramica all'Istituto d'Arte ed il Biennio di Scultura presso l'Accademia. Dopo aver esercitato attività di modellista e direttore tecnico presso alcune fornaci dell'Umbria ha insegnato dal 1953 al 1956 «Decorazione ceramica» presso la Scuola Statale d'Arte di Comiso. Ha partecipato a Mostre di carattere nazionale e regionale (Firenze, Comiso, Messina, Roma, Vicenza, Faenza) ed ha ordinato mostre personali a Ragusa. Siracusa, Urbino.
Marcello Simonetti: Hermafrodito (gesso patinato)
Marcello Antonio Simonetti è nato a Gualdo Tadino (Perugia) il 10 Dicembre 1927. Ha compiuto gli studi all'Accademia di Belle Arti di Perugia allievo di Benedetto D'Amore. Dal 1950 insegna nella Scuola d'Arte di Urbino Ha partecipato alla Mostra Nazionale delle Accademie di Belle Arti a Venezia nel 1950, a quelle nazionali indette dal Gruppo «La Soffitta» a Terni nel 1950 e nel 1951 ottenendovi un premio, e a quella del Sindacato Umbro nel 1953.
Giuseppe Piombanti Ammannati: II vitellino (xilografia) 1960
Giuseppe Piombanti Ammannati (S. Lorenzo in Collina - Firenze 16 Marzo 1898). Allievo della Scuola Professionale per le Arti Decorative in Firenze e dell'Istituto Statale d'Arte ove ebbe a maestri Augusto Pazzaglia, Libero Andreotti e Giacomo Lolli. Ha partecipato a varie rassegne d'Arte nazionali ed estere fra le quali la Esposizione di Parigi nel 1937 e la Quadriennale Romana del 1932. Ha allestito varie mostre personali: Firenze, Taranto, Forti, Urbino; ha preso parte a diversi concorsi di vario tipo riuscendo più volte vincitore. Pittore, cartellonista, scultore, ceramista, incisore, come tale ha ricevuto in Faenza il Premio Bailardini nel 1942. E' Accademico delle Arti del Disegno di Firenze.
[Qui termina l’inserto degli insegnanti della Scuola d’Arte]
Taluni di questi oggetti esposti a Pesaro alla prima delle quattro Mostre dell'Artigianato - promosse dalle Camere Marchigiane di Agricoltura, Industria e Commercio - piacquero e si vendettero; così come certi servizi da altare - Croce e candelieri - per chiesette nuove, che qua e là rifiorivano nei villaggi distrutti; così come certi servizi da camino in ferro battuto e certi reggilibri di ferro ritagliato che furono inviati ad una Mostra dell'Artigianato in Firenze. L'azione di Sanchini durò dal quarantacinque al dicembre del qua-rantasette fino a quando cioè Federico Melis venne riaccolto da noi e gli furono affidati l'insegnamento della plastica e insieme quello del «professionale per il legno» e la Vice Direzione; già gli alunni dell'Istituto aumentavano tanto da doverli nettamente dividere e i locali della Scuola d'Arte erano stati restituiti a dignità per opera del Genio Civile. Nella Scuola, ai due Capi d'Arte delle Sezioni del Legno e del Ferro Alberto Romandini e Raul Alimenti, furono aggregati rispettivamente quali aiuti Ettore Pierleoni nel 1946, e Duilio Santini nel 1949; e per la verità devo affermare come dai due laboratori allora e per molti anni partisse l'aiuto diretto per l'Istituto che si ingrandiva, giacché tavoli da disegno e sgabelli, mobiletti di genere vario, vennero costruiti nelle Sezioni con sensibilissima economia, date le ristrettezze dei tempi. Così deve essere registrata per amore di verità ad opera dei due bravi Capi la costruzione dei tavoli da ricalco e di piccoli strumenti di precisione meccanica richiesti via via dagli esperimenti del Disegno Animato - a dimostrazione che la Scuola d'Arte giovò al divenire dell'Istituto. Come esempio di collaborazione inversa ricorderò invece l'altare in noce scolpito per la Cappella dell'Ospedale Civile, al cui disegno provvidero alcuni dei giovani insegnanti dell'Istituto (Sanchini, Bruscaglia) . Per iniziativa del Melis, si produssero mobiletti e grandi piatti di legno, da muro, e reggilibri intagliati di garbato sapore, vicini alla di lui natura ed educazione, che la Scuola espose a mostre cittadine; dalla Sezione del Ferro si formarono ragazzi addestrati ad essere accolti in certe industrie cittadine di «mobili in ferro» che sorsero in questo tempo [1]. A metà dicembre del 1950 fu riammesso in servizio Giuseppe Piombanti e riprese l'insegnamento che gli spettava, eccettuata la Plastica che per opportuno provvedimento Ministeriale divenuta cattedra a sé in aggiunta all'organico, rimase al Melis. Nel 1951 aumentando gli alunni anche nella Scuola d'Arte (occorse per più anni anche in essa sdoppiare alcune classi) un nuovo insegnante di materie disegnative si rese necessario, così come le materie culturali richiesero istruttori diversi da quelli dell'Istituto per non creare interferenze. Il nuovo fu un giovane perugino Marcello Antonio Simonetti, di mitissimo animo, di belle capacità della cui diligente e amorosa fatica sempre ci avremo a lodare : egli si prestò via via a varii insegnamenti e sperimentò più modi per ottenere nei ragazzi un parziale aggiornamento di gusto soprattutto facendo leva sulle loro espressioni native. La Vice - Direzione tenuta via via dalla signora Mazzotti, dall'ingegner Loris Papi, e dal 1957, dal Dott. Luigi Luminati efficacemente collaborò a stabilire disciplina. Dopo che il Presidente Santini ebbe ottenuto gli aiuti dal Comune, un'ala dell'edifizio, ch'era adibita ad abitazione venne riattata, con la guida dell'ingegner Pietro Fucili - insegnante preposto alla Sezione del Ferro in luogo dei predecessori Benedetti e Papi, - e se ne ricavarono nuove aule e tutto il locale per ripristinarvi la Sezione di Ceramica. A condurre questa, è stato assunto Mario Farnelli, anch'egli perugino di nascita, che aveva per qualche tempo prestato servizio nella
scuola d'Arte di Comiso e possiede belle doti di tecnico e di decoratore. I due anni facoltativi di Perfezionamento artigiano, che aggregati alla Scuola fin dall'inizio, avevano permesso una larga istruzione pratica agli alunni che li avevano frequentati, oggi dal Ministero vengono provvidenzialmente riconosciuti come anni quarto e quinto del Corso Regolare, sicché la compagine della Scuola non è da meno di molte altre; nelle condizioni in cui la presentiamo attende ora una ultima chiara definizione dalle Autorità Superiori. Vorrei che venisse ricordato come essa Scuola abbia effettivamente contribuito alla formazione di gruppi artigiani esistenti nella città e nella zona - e anche le fosse riconosciuto l'aiuto che per mezzo dei suoi esperti Capi d'Arte - Romandini e Alimenti - di cui il secondo lascia ora l'insegnamento per raggiunti limiti di età - abbia efficacemente contribuito con prestazione d'opera al divenire della Istituzione maggiore. L'antico intendimento per cui abbiamo veduto in anni lontani sorgere discussioni fra i componenti il Consiglio Accademico, e i tentativi iniziati per dare una istruzione pratica agli artigiani del luogo non può essere dimenticato. E' vero che anche la Istituzione Maggiore contiene in se tali germi da offrire una vera istruzione pratica - quel connubio cioè fra arte e industria «ab antiquo» auspicato -; ma nella zona non vivono stabilimenti per arti grafiche (e direi che soltanto oggi un coraggioso voglia tentare una impresa - suggeritagli proprio, dall'atmosfera culturale della Università degli Studi, e dal nostro Istituto); invece ebanisti e artieri del ferro, dalla vita quotidiana in qualunque luogo saranno sempre richiesti; e una anche limitata istruzione artigiana attuata con discernimento sempre potrà giovare per la conservazione - se non altro - del senso di «proprietà» che dovrebbe presiedere a qualsiasi lavoro manuale. Ho detto che avrei segnato anche i nomi dei collaboratori, della azienda scolastica : e sebbene li citi per ultimi dovrei enumerarli fra i primi. La loro responsabilità fra numeri e incombenze disparate di tutelatori, distributori, controllori, provveditori, diviene a volte fuor di misura : e se tutti conoscessero il luogo in cui essi risiedono a lavorare stupirebbero della loro resistenza : chiasso e via vai invece di silenzio e raccoglimento richiesto da calcoli, numerazioni, pratiche burocratiche e corrispondenza. Male a cui non si trova rimedio, uno dei guai che consigliano ormai per l'Istituto sede diversa. Dunque le sopraddette fatiche si riversano sui personaggi seguenti : primo l'Economo Roberto Rivalta. Partita, pochi mesi dopo che il Carnevali venne incaricato della direzione, la Segretaria Lea Garibaldi, il Rivalta fu assunto a sostituirla precisamente il 20 Luglio 1945 - e tuttora si trova sulla linea del fuoco. Dirò di lui l'onestà e la procedura meticolosa nel condurre l'amministrazione come pure la fedeltà ai principii; la partecipazione alla vita scolastica che nei primi tempi fu quasi reggenza familiare oggi è resa difficoltosa dall'aumentato numero degli uomini e quindi dall'accrescersi delle «grane». Vicino a lui per sbrigare, l'uno le pratiche inerenti la didattica, e l'altro la custodia del magazzino con relative commissioni acquisti e vendite, furono il Dottor Severini e Dante Fraternali Seraghiti nominati più volte; dal 1. Agosto del 1950 il giovanissimo ma già esperto Giuliano Donini sostituirà il Severini, mentre ora Felice Bisciari sostiene l'ufficio del Seraghiti. Nel novembre del 1955 ad affiancare il Rivalta occorse un aiuto e venne irregimentato per alcun tempo il rag. Otello Paternoster ora salito ad ufficio di grado maggiore : oggi il suo posto è occupato dal rag. Luciano Balduini. A dividere poi le multiple operazioni cui è sottoposto il dottor Donini, da qualche giorno ci è stato dal Ministero concesso il maestro Romolo Alessandroni. I cinque costituiscono un gruppo che troverete sempre sulla breccia, specialmente in alcune stagioni di punta : la loro azione è laboriosissima e non saprei chi meglio fra essi lodare Per la rifinitura del quadro, non potrò a meno di inserire i nomi dei custodi distribuiti nelle due Scuole, giacché anch'essi fanno parte della comunità, e dove e in qualsiasi momento un servizio necessiti, li trovi a operare a riordinare aggiustare, modificare per il maggior decoro delle aule scolastiche, e per il perfetto funzionamento dei laboratorii; fra essi sono e muratore e falegname, e meccanico ed elettricista ; alcuno in anni trascorsi, dal ruolo in cui si trovava, potè salire a grado superiore -; fra i presenti l'anzianità tocca a Nazzareno Ceccarini, e per ordine entrarono gli altri, Egidio Tiboni, Gino Ciacci, Giuseppe Grini, Carlo Bruscolini, Bruno Tonci, Mario Sanchini, Italo Bernardini, Fulvio Santini, Giorgio Righi. Nella ricorrenza celebrativa una suonata bandistica per quanto un po' lunga - non sarebbe da considerarsi stonata; ad ogni modo chiedo al lettore di perdonarmela. Per ritornare ad argomenti che maggiormente interessano l'intima vita dell'Istituto, dirò che all'ordinamento attuale - con la definizione delle Sezioni si pervenne immediatamente nel dopo guerra. Le intenzioni già espresse dai molti Consigli furono attuate fin dall'inizio, tale era la gioia del rinnovarsi e ricominciare; allora la collaborazione del Presidente e degli insegnanti giovò alla composizione di un libretto di programmi e regolamenti in cui si stabilirono e il fine da seguire per ogni periodo di studio, e i limiti, i modi, le materie, adatti a ciascuno. Da quel punto può dirsi le Sezioni di incisione risultassero nettamente separate l'una dall'altra con i propri particolari docenti; e da allora si comprese come avrebbero dovuto definirsi in Sezione anche legatoria, tipografia, fotoincisione e fotolito, stabilendo che un insegnante artista avrebbe dovuto presiedere a ciascuna di esse. E però - conviene annotare (è storia: ed ogni elemento positivo e negativo va valutato) che l'ultima parte del progetto non potè essere attuata per le proteste che si levarono dai singoli Capi d'Arte quasi dalla disposizione essi avessero a perdere di autorità e di valore. Eppure oggi, a quindici anni di distanza, viene dimostrato come il provvedimento sarebbe risultato saggio : ci saremmo trovati fin da al Frontespizio per un volume di liriche. Allora di colpo in vantaggio. Il piano della nuova pianta organica cui ha dato opera l'egregio Ispettore Superiore del Ministero prof. Pietro Angelini le indica nettamente con chiaro discernimento e noi lo attendiamo con ansia in veste legale, come quello che finalmente riescirà a dare al nostro Istituto compiutezza in ogni sua parte. Basta guardarsi attorno, osservare e pensare per avvedersi come con il trascorrere degli anni le sezioni considerate puramente tecniche e come complementi delle «artistiche» (rammentiamo gli adattamenti dovuti alle condizioni d'inizio dell'Istituto d'Arte per il Libro) sono in realtà esse stesse artistiche e al massimo grado; che specialmente nel vivere d'oggi il comporre pagine e il disporle e il presentarle - siano per rivista, o libro, od opuscolo o pieghevole reclamistico - debba considerarsi fatto estremamente colto e sensibile : la scelta dei caratteri, i colori da usare, gli accorgimenti del disporre le varie parti, sono problemi di architettura, rispondenti a un'idea, - oltre che s'intende conoscenza profonda del mestiere -; e anche ci si avvede quale importanza debba essere data allo studio offerto da mezzi diversi di «ripr duzione» - riproduzione ottenuta con macchine - (e qui rientra il mio lungo discorso altrove tenuto del saper piegare la macchina, fino a ridurla strumento) quali sono nell'uso corrente (fotoincisione, fotolito, serigrafia) e quali problemi e quali fattori essi presentino, si da poterli sceverare, guidare e nel miglior modo sfruttare ...
Frontespizio per un volume di liriche.
Altre esperienze furono nello stesso momento iniziate, come quella di avviare i più piccoli ad apprendere i primi elementi di tecniche incisorie - naturalmente le più semplici -; le tentammo con i ragazzi del terzo corso inferiore e vi so dire che per essi divennero piacevole passa tempo. «Il gioco» però potè durare finché il numero dei frequentanti si mantenne medio, ma non appena esso si accrebbe tanto da richiedere classi sdoppiate sia nei corsi inferiori che in quelli superiori, la pratica non fu più possibile; quanti maestri stampatori sarebbero occorsi! Per ché una esercitazione tecnica che non si concluda e resti a mezz'aria, non ha più senso alcuno, specialmente per i ragazzi. (Ricordo certi motivetti infantili incisi dai ragazzini sulla pietra litografica o su quadratini di legno, che servirono, gli uni a decorare calendarietti tascabili, gli altri fogli di carta da lettere per i bambini, che poi riunivamo in cartelle ricoperte di carta con motivi appropriati ed eseguite sempre sulla pietra dagli stessi - e costituivano graziose strenne in anni di povertà). Ma, ripeto, il numero degli alunni impedì il proseguimento del giuoco, i laboratori si affollarono dei maggiori in età : ed ora poi per il corso inferiore ci si va avviando verso quella istruzione di informazione generica - che dovrebbe costituire quasi un sottofondo uguale per ogni scuola. Non escludo che anche un tale orientamento possa essere valido - giacché abbiamo avuto agio di constatare come assai volte un ra gazzo preposto ad uno speciale lavoro, dapprima lo affronti entusia sticamente, ma ad un certo punto, stanco, se ne sottragga. Rari sono gli esempi - diciamolo chiaro - di fanciulli che conservino intatto l'en tusiasmo infantile: essi sono «i chiamati» - rarissimi! -. Dunque si divisero le sezioni e via via esse sempre meglio ebbero una autonomia, ciascuna con insegnanti e mezzi distinti e proprì tecnici e stampatori : dobbiamo ringraziare le autorità Ministeriali che hanno voluto sancire quanto il tempo, la pratica, le esperienze, avevano dimostrato valido ed opportuno. Con il tempo, come già dissi, condizioni nuove si andarono determinando : alcuni giovani che avevano trovato impiego presso aziende pubblicitarie, raccontarono quanto nella loro formazione scolastica risultasse insufficiente di fronte alle richieste del lavoro «maggior pratica dei caratteri; disegno in rapporto alla riproduzione fotomeccanica; verso quale genere di disegno e di quale fattura il mercato editoriale propendesse ».
INSEGNANTI DELL'ISTITUTO D'ARTE PER LA DECORAZIONE E LA ILLUSTRAZIONE
ARNALDO BATTISTONI: Interno con figura (acquaforte)
BATTISTONI è nato a Fano nel 1921. Si è diplomato nella Sezione di Calcografia dell'Istituto d'Arte di Urbino nel luglio del 1945. Ha partecipato ad importanti rassegne Italiane di incisione (Milano, Roma, Venezia (XXIX Biennale e Biennali della incisione), Reggio Emilia, Forlì, Trieste, Ancona, La Spezia ; a molte Mostre allestite all'Estero dalla Calcografia Nazionale in Olanda, Grecia, Francia, Norvegia, Germania, Stati Uniti d'America, Canada, Cile, Panama; a quelle organizzate dal Comune di Venezia in Polonia e Jugoslavia, e dal gruppo degli Incisori Veneti . di cui è stato chiamato a far parte - in importanti città italiane. Ha tenuto mostre personali a Senigallia, San Benedetto del Tronto, Fano, Bologna, Montecatini Terme. Ha conseguito premi alle Mostre Nazionali di Reggio Emilia (1949 - 1957) Marina di Massa (1951) Venezia 1955 - 1957) Corridonia (1957) Ancona (1958 e 1961).
NUNZIO GULINO: Capriccio (acquaforte) 1959
NUNZIO GULINO è nato a Comiso (Ragusa) nel 1920. Ha seguito i corsi dell'Istituto di Urbino nella sezione di Calcografia diplomandosi nel 1942. Pur avendo cominciato ad esporre in varie Mostre provinciali e regionali e in alcune nazionali, la notorietà di Gulino incisore si afferma nel 1953 - e nel 1954 - con l'invito a San Paulo del Brasile, il premio alla Mostra internazionale di Lugano, e la Mostra personale allestita a Roma nella sala della Calcografia Nazionale per cura di Alberto Petrucci; di lì, a Trento, alle Biennali della Incisione a Venezia, alla VII Quadriennale Romana - fino alla vittoria del «Premio Abruzzini» nel 1955 Non si contano poi le Mostre collettive in Italia e all'Estero cui ha preso parte: (Bologna, Bruges, Lucca, Anversa, Liegi, Lima, Torino nel 1956); la mostra personale a Bellinzona nel 1957; aggregato an-ch'egli al gruppo degli Incisori Veneti, con essi ha partecipato a mostre varie (Venezia, Trento, Cone-gliano, Padova, Roma, Digione e Ferrara negli anni '57 e '58); è presente al Premio «Marche», alla XXIX Biennale Veneziana e ad altre mostre negli anni 1959 - 1960 - 1961. Per invito della Associazione d'«Arte Graphica» della Svezia ha inciso un rame nel 1955 e altri due per l'Associazione «Amatori d'Arte» di di Roma nel 1954 e nel 1955. I premi da lui ottenuti ammontano a dodici.
GIORGIO BOMPADRE: La grande caduta (puntasecca a due lastre) 1960
BOMPADRE è nato ad Ancona nel 1929. Si è licenziato dal Corso Superiore dell'Istituto nel 1951: vi è ritornalo quale insegnante nel 1955. Dopo aver partecipato a Mostre giovanili, e regionali, ora come pittore ora come bianconerista, si è affermato in questi ultimi anni come incisore calcografo in Mostre nazionali in Italia (Ancona, Venezia, Trieste, La Spezia) e all'Estero (Varsavia, Lublino, Poznan, Cracovia, Parigi). Ha ordinato una Mostra personale a Venezia (Galleria del Traghetto) nella Primavera del 1961, a Montecatini Tenne (settembre 1961) e a Zurigo (ottobre 1961). Ha ricevuto premi in competizioni nazionali (Ancona 1959 - «Premio incoraggiamento per i giovani artisti» del Ministero della P. I. nel 1959, Tortona 1960 - Sassoferrato, Macerata, Ancona, La Spezia, Parma nel 1961.
ALFIO BOSTRENGHI: Antica moneta (acquaforte)
ALFIO BOSTRENGHI è nato ad Urbino nel 1931, e si è licenziato dalla sezione di Litografia dell'Istituto nel 1952. Per tre volte nel 1954, nel 1957 e nel 1961 gli è stato assegnato il «Premio di incoraggiamento per i giovani artisti» del Ministero della P. I. E' stato presente a quante Mostre di Bianco e Nero a carattere nazionale si sono tenute in Italia dal 1954 ad oggi (Reggio Emilia, dove è stato premiato nel '55, Venezia, For-lì, Rimini). Sue stampe figurano in una cartella di incisioni (insieme ad altre di Ciarrocchi, Vespignani, Caruso, Bianchi - Barrivera) - edita dalla Galleria del «Torcoliere», Espone all'Estero alle Mostre di incisione contemporanea organizzate dal Comune di Venezia
ALDO ANNIBALI: II Pincio (acquaforte) 1960
ALDO ANNIBALI è nato ad Urbino nel 1927 e si diplomato presso la Sezione di Calcografia dell'Istituto d'Arte di Urbino nel 1948. Ha partecipato nel 1957 alla VI Mostra Regionale di Reggio Emilia, ad Ancona (Premio «Marche») nel 1959 ■ 1960 e 1961; alla «Promotrice» di Torino nel 1959, a Jesi nel 1960.
LEARDO ROSSI: Vetrata (litografia)
LEARDO ROSSI è nato a Urbino nel 1935 e si è diplomato nella sezione di Litografia dell'Istillilo di Urbino nel 1956. Dal 1958 alla data odierna ha insegnato nella Sezione di Arti grafiche dell'Istituto d'Arte di Napoli. Come litografo ha partecipato alla III e IV Mostra della incisione Italiana a Venezia - ed alle Mostre all'Estero organizzate dall'Ente Comunale Veneziano in Polonia. Nel 1960 è stato premiato alla Mostra Internazionale di disegno ed incisione a Lugano. Una sua stampa figura nella Galleria d'Arte Moderna di Lisbona. Ha eseguito costumi e bozzetti di scene per «II Protagonista» di Kurt Weil e per «La Luna» di Cari Orff - rappresentate al Teatro «San Carlo» di Napoli nel 1960 e per «Ma in provincia siamo seri» di Carlo Terron e per «II Matrimonio del signor Mississippi» dello Durenmatt per il Teatro Mercadante, nel 1960 e nel 1961.
LORIS GUALAZZI: La fattucchiera (xilografia)
LORIS GUALAZZI è nato in Urbino nel 1920. Diplomato dalla sezione di Xilografia dell'Istituto d'Arte di Urbino nel 1942. Ha illustrato per l'editore Bianchi Giovini «Le ultime lettere di Jacopo Ortis» e il «Rosso e il Nero» di Stendhal. Ha esposto a Mostre di incisione nelle Marche e altrove (Varese, Roma, Venezia, Reggio Emilia, Bologna, Trieste, Forlì); all'Estero (Londra, Zurigo, Lubiana). Ha ottenuto un premio per l'incisione a Rimini al Premio ((Morgan Paint's» nel 1959. [Qui termina il 2° inserto sugli insegnanti]
Di fronte a nuovi dilemmi quanti consigli fra noi insegnanti! Si tentò il nuovo. Cominciammo con il separare i più portati all'esecuzione dei caratteri e dei motivi decorativi o anche quelli maggiormente inclini ad un segno calligrafico e li riunimmo in un gruppo il cui laboratorio divenne la fotoincisione (e da ultimo vi abbiamo aggiunto la serigrafia) e così si formò, a tutta prima per selezione indi per libera scelta la Sezione di decorazione grafica, quasi contemporaneamente a quella del Disegno Animato (ed ecco perché le due Sezioni ebbero insegnanti in comune; ma ci stiamo avvedendo che devono separarsi e ne attendiamo l'occasione propizia). Il laboratorio di Fotoincisione che dopo la fine della «Rassegna» cioè dal 1938 era rimasto quasi inerte - improvvisamente con la preparazione dei clichés necessari all'opera del Rotondi, si riattivò, e qualche alunno di spirito più pratico e meno superbioso cominciò a frequentarlo : uscitone, immediatamente trovò impiego a Milano (ora essi - i pionieri - in Milano dirigono un laboratorio in proprio!). La notizia si sparse ed ecco affluire al reparto più di un giovane. Per cui si provvide a tratteggiare un programma per la «specializzazione» - che, se non ancora completo in ogni rifinitura, è avviato ad una definizione. Mantenendo gli insegnamenti generali comuni, tracciando una dimensione particolare allo studio del disegno, e sviluppando maggiormente la parte tecnologica, esso è studiato in tal modo - che superate alcune prove integrative - i giovani possano, qualora lo vogliano, inserirsi in altre sezioni, via via che meglio si precisino in essi inclinazioni e possibilità. Con lo stesso concetto stiamo provvedendo a programmi per i frequentanti le sezioni di legatoria e di tipografia - giacché soltanto da due anni qualcuno viene optando per questi reparti. La causa dell'assenteismo è complessa : desideri ambiziosi sia dei ragazzi che dei loro parenti, incomprensione forse per la bellezza di codesti mestieri, giacché la loro nobiltà e le molte possibilità d'impiego che offrono non sono fino ad ora state dimostrate sufficientemente. Il provvedimento Ministeriale tanto atteso, varrà a dare anche a queste Sezioni il loro effettivo valore. Volendo poi accennare anche allo stato degli insegnamenti culturali dirò che si è provveduto di anno in anno a intensificare quelli del corso inferiore, soprattutto per quanto si riferisce ad uno studio grammaticale della lingua italiana, ad una scrittura per lo meno corretta, ad un interesse per la lettura; indispensabile preparazione ad intendere quanto nel corso superiore verrà suggerito o sollecitato. Non si perderà nulla io penso se nell'orario scolastico del corso inferiore, qualche ora verrà sottratta al disegno per darla alla cultura!. Con una preparazione più sicura, il complesso culturale che nei corsi superiori è strettamente legato alla esercitazione pratica, assai meglio potrà venire inteso ed assimilato. Si tratta di «cultura» che deve formarsi attraverso un insieme di visioni suscitate da letture di brani letterarii, da storia della evoluzione di forme, di «fatti» determinanti «climi» (o viceversa), che verrà fuori a strati dalle varie lezioni di Storia della letteratura e delle Arti Figurative, da quelle delle scritture, del Libro e del Costume; a volte abbiamo veduto, in giovani di mente aperta, queste varie parti chiaramente ordinarsi e compenetrarsi. Più efficaci di certo esse riuscirebbero se, con la progettata riforma dell'insegnamento artistico, potessero venire distribuite in un quinquennio anziché in un triennio. I corsi particolari della storia e dello stile dei caratteri, delle forme del libro e dello stile delle pagine, quella delle tecniche incisorie e degli incisori, così come la evoluzione dell'abbigliamento indice di un costume, sono state affidate agli insegnanti artisti e non rimangono accademicamente avulse dalle esercitazioni pratiche anzi scaturiscono da queste. Le nozioni scientifiche e tecnologiche hanno il compito di spiegare il perché di certi fatti sperimentati, nonché di indicare la costituzione delle varie materie in uso e i principi di cui si sono avvalsi gli inventori e i costruttori delle diverse macchine; e anche stimo indispensabile un insegnamento pratico sui modi di preventivare, calcolare, stabilire dati, costi, mezzi, per la realizzazione e valutazione di opere varie. Un insieme contesto di innumeri fili come maglia di rete. I libri e gli strumenti - raccolti e disposti in biblioteca e nelle varie sezioni - se non ancora sufficienti in tutte le parti, sono però in numero tale da consentire vitalità e sviluppo.
Pagine per "II Soerate Immaginario" di G. B. Galiani. Le figure sono incise nel legno da Enzo Budassi durante l'ultimo anno del Corso di Magistero. Enzo Budassi che è ora l'insegnante tecnico di "animazione" alla Sezione del "Disegno animato", ha seguito per intero il corso di Xilografia, ed ha al suo attivo alcune partecipazioni a Mostre provinciali e regionali.
Il lettore si avvedrà a questo punto come la Scuola durante il cammino percorso abbia raggiunte quelle condizioni che al momento della sua costituzione non aveva potuto, per forze maggiori, realizzare; e poco ormai le manchi per mutarsi in quell'«Istituto di Grado Superiore» unico in Italia, studio quasi universitario, cui il grandioso primitivo progetto dell'Avv. Luigi Renzetti, aspirava, e che ora i Superiori Dirigenti l'Ispettorato della Istruzione Artistica, per una felice coincidenza di idee vorrebbero sperimentare. Ma lo stesso lettore pensi anche che per raggiungere l'attuale traguardo sono occorsi trentasei anni di umile lavoro costante, e, per molti uomini sacrificio di giovanili energie. Lavoro di prove e riprove : tentativi didattici abbandonati, o perché infruttuosi o perché resi impossibili da circostanze di forza maggiore e innumeri esperimenti tecnici quasi sempre positivi; insegnamenti dapprima sfiorati con timidezza e via via allargati (la storia del costume, e quell'intensificarsi della prospettiva che poi si mutò in costruzione scenografica, e certe «letture» a suscitare desiderii di altre ed altre letture) ... sì, magari accolti da dieci su cento ragazzi, ma il numero che può importare ? Il seminatore affida il seme alla zolla e da alcune la pianta germina vigorosa, da altre appena si affaccia, in altre si perde. In quanto al produrre, non siamo rimasti inerti; e sempre abbiamo operato tenendo presente un principio : «ciò che tu fai deve servire ad uno scopo diretto» «io parto da una richiesta della vita che mi circonda» «le caratteristiche di questo lavoro devono rispondere a dati precisi» «metà della bellezza dell'opera dipende dalla " proprietà " del suo aspetto e dalla cura nell'eseguirlo». Sotto questo punto di vista ci siamo migliorati - e basterà confrontare l'orientamento progressivo della produzione e i primi saggi di pubblicazioni con gli ultimi, perché la differenza ne balzi fuori. In particolare, per quanto riguarda la costruzione del libro nel dopo guerra - un momento di passaggio - i mezzi scarsissimi ci costrinsero all'economia : poca la carta, pochi i caratteri da stampa e bisognava condurre i ragazzi recalcitranti, sempre aspiranti a cose grandiose, e sfuggenti e ribelli, sul piano della misura. Quando dal Ministero con i «danni di guerra» ci furono consentiti acquisti di nuovi caratteri da stampa per compensare i predati, ci dirigemmo piuttosto verso quelli di corpo medio : e allora l'uso di essi in formati ridotti ci diede il mezzo di comporre pagine più armoniose. Questa - del libro usuale, non di lusso ma accurato, in formato medio è divenuta, per me dirigente, quasi una fisima.
Pagine per la novella di H. C. Andersen " Storia di Valdemar Daae e delle sue figlie raccontata dal vento " Le figure sono incise sulla pietra litografica dall'alunno del Corso di Magistero Gabriele Santini.
Pagine per un racconto di Luciano Anselmi " Niente sulla piazza " Le figurine sono disegnate sulla pietra litografica da Dante Panni.
I ragazzi che sappiano contenersi con paziente cura in un limite sono però pochi e i più mordono il freno. La pazienza e la costanza sembrano nell'opinione generale virtù ammuffite, perché la parte della vita più clamorosamente sfrontata che ci si svolge d'attorno non ne permette la vista. Comunque noi abbiamo tentato il tentabile perché esse non si perdessero completamente, o almeno resistesse il prestigio di una esecuzione, la lindura di una presentazione e in questo proposito, devo dichiarare che gli insegnanti, indistintamente, mi hanno seguito. Così come sempre tentiamo - in veste predicatoria - moniti da lasciare quale eredità a chi ci seguirà nel cammino. Raccomandazioni di seguire i ragazzi quanto più possibile nelle loro intenzioni e non imporre loro uguali abitucci all'ultima moda, non la risoluzione d'una formuletta e quella soltanto! . . . (Quante ne abbiamo vedute trapassare...!). Dimostrare ai giovani, piuttosto il cammino del tempo e le molteplici espressioni dei tempi, sceverare in esse quanto s'appartenga al costume del tempo - e sia caduco - da quanto per essere scaturito da profonde radici dell'umana natura, pur al tempo aderendo, si muti in «stile»; insomma abituarli a vedere, dar loro la gioia di scoprire, permettere loro di avvicinarsi a qualsiasi forma suoni ad essi congeniale, e non imporre se non quanto appartenga alla compiutezza della espressione e alla onestà della esecuzione. Tali furono le intenzioni e tali gli ammaestramenti. Sui risultati non sta a me formulare un giudizio : e del resto sempre siamo colti da dubbi : l'arte del libro decorato o illustrato - come volete chiamarlo - presenta aspetti assolutamente contrastanti : da un lato la commercialità, dall'altro una sofistica aridità. Si è sentenziato in alcuni momenti che il libro illustrato non ha ragion d'essere e intanto imperversa il fumetto nelle sue manifestazioni più grossolane . . . E pure conviene distinguere, converrà una buona volta distinguere né acconsentire supinamente, né respingere per partito preso, ma stabilire una scala di valori, e accettando quanto la vita richiede effettivamente, porsi ciascun problema con chiarezza per tentarne le soluzioni. A questo soprattutto teniamo : e distinguendo i vari saggi degli alunni in gruppi diversi, abbiamo cercato un aiuto a chiarire le nostre posizioni. Una serie di «collane» d'indole e misura varia per tracciare diverse strade e proporcele tutte a tema di studio (- si intende con i mezzi che abbiamo a disposizione -) : una, di liriche, «opera prima», puramente tipografica, divenne modo di esercitazione per i ragazzi del corso inferiore o della prima classe superiore; una di brevi racconti e novelle raccolse i saggi illustrativi dei più pazienti, anche se timidi; una terza con opere di teatro mostrò pigli più risoluti, maturità raggiunta di incisori; ve n'è una quarta contenente novellette o fiabe che dovrebbe adornarsi delle più candide espressioni di fanciulli. Una quinta - fu nominata per esteso - dedicata a studii sull'Arte della regione, richiede la sola collaborazione degli alunni fotoincisori ... Altre probabilmente ne sorgeranno. Un piano coordinato : ma quale fatica persuadere i ragazzi a contenersi in un formato prestabilito, a sottostare ad imposizioni molteplici e sottilissime che a volte possiedono scarse attrattive e il cui risultato si coglie soltanto quando l'oggetto (il libro) è stato approntato con la collaborazione di molti! Di qui la continua necessità di accostamenti alle pagine; impaginazione, esercizio quanto mai fruttuoso, equilibri di intitolazioni, di richiami, di spazi; una preparazione lenta, un saggiare, un approfittare di qualità native, un concedere e un vigilare che richiede dagli insegnanti un insieme di qualità non davvero facilmente reperibili nella stessa persona! E taluni di essi le posseggono e per questo la Scuola può camminare. Quanto ho detto rispecchia soltanto in piccola parte l'intima vita dell'Istituto, ma non voglio tediarvi più oltre. In merito ad una attività imbonitrice ve ne trascrivo l'elenco e però vi assicuro che le soddisfazioni maggiori ci sono venute da riconoscimenti stranieri - non chiesti. La presentazione della Scuola in «Gebrauchsgraphik» (1) le mostre allestite all'Estero dagli Istituti Italiani di Cultura, la frequenza alla Scuola di studenti stranieri (tre egiziani, un irlandese, tre germanici, un greco, un brasiliano). Vengono di lontano, chissà chi e come ha parlato loro della Scuola di Urbino - una città sperduta, isolata. Essi mi hanno dichiarato d'aver potuto studiare presso di noi a loro agio, compiere in pace le loro esercitazioni; e il luogo per la sua nobiltà, per la bellezza della natura li attira.
INSERTO 3 INSEGNANTI DELL'ISTITUTO D'ARTE PER LA DECORAZIONE E LA ILLUSTRAZIONE DEL LIBRO
DANTE PANNI: Seminterrato (litogra)
PANNI è nato a Senigallia nel 1924 e si è diplomato in litografia all'Istituto di Urbino nel 1954, avendo iniziato gli studi assai tardi. Partecipa a Mostre di carattere regionale (Senigallia, Sassoferrato, San Marino, Ascoli) e nazionali, sia collettive che di gruppo (Reggio Emilia, Forlì, Venezia, Roma, Ancona, S. Benedetto del Tronto, La Spezia). Disegna per giornali e riviste e si cimenta ad illustrare opere famose (I Promessi Sposi - Delitto e Castigo - Pel di Carota). Ha ottenuto premi quale disegnatore permanente al «Centro Democratico di Cultura e Documentazione» nel 1957 e uno a Sassoferrato nel 1961.
WALTER PIACESI: Muratore (acquaforte)
PIACESI è nato ad Ascoli Piceno nel 1929 ed è abilitato all'insegnamento della Calcografia nell'Istituto d'Arte di Urbino dal 1954. E' entrato a insegnarvi nel 1957. Ha esposto alla II, III, IV Mostra dell'incisione italiana a Venezia, alla VIII Quadriennale Romana, a Mostre di incisione all'estero (Poznan, Cracovia, Dublino, Parigi); ha tenuto mostre personali a Trieste nel 1959, a Washington nel 1960, a Montecatini Terme nel 1961 - ed in minori città italiane.
ENRICO RICCI: Fondo N. 1 (acquaforte)
RICCI è nato in Urbino nel 1925 ed è stato abilitato all'insegnamento della Calcografìa all'Istituto dal 1946. Vi è entrato ad insegnare nel 1950. Dipinge e disegna. Come incisore ha partecipato alla IH Mostra dell'Incisione Italiana a Venezia e a Mostre collettive a Cracovia, Varsavia, Poznan, Lublino, Vienna, Parigi. Ha ordinato una Mostra personale d'incisione a Venezia nel 1961 (Galleria «II Traghetto»); nello stesso anno, ha figurato con tre opere alla «Internazionale di incisione» a Lubiana ed è stato premiato in due Mostre regionali (Ancona, Sassoferrato).
SANDRO BARTOLUCCI: Un'ora della notte (litografia) 1960
SANDRO BARTOLUCCI è nato a Fermignano (Pesaro) nel 1928. Si è diplomato presso l'Istituto d'Arte di Urbino nel 1948 dopo aver seguito il corso regolare nella sezione di Litografia. Per due anni ha lavorato in qualità di decoratore scenografo a Cinecittà vincendo contemporaneamente un concorso quale costumista. Insegna all'Istituto di Urbino dal 1952. Espone pitture e litografie a varie Mostre regionali e a Mostre nazionali di bianco e nero all'Estero. Nell'anno 1961 si è presentato in due Mostre personali a Venezia e a Montecatini Terme.
L'Istituto ha partecipato e partecipa continuamente con i saggi dei propri la-boratori e degli allievi a Mostre d'Arte incisorie e di artigianato in Italia e all'Estero. In questi ultimi anni a : Firenze, Mostra Mercato Nazionale dell'Artigianato ; Lille (Nord France), Mostra Internazionale delle Scuole d'Arte tipografica e litografica (Scuole di Francia, Belgio, Italia, Svizzera, Spagna, Lussemburgo); Pesaro, Mostra dell'Artigianato e Piccole Industrie delle Marche; Cairo e Alessandria d'Egitto, Mostra del libro italiano dal 1900 al 1950 (autunno 1950); Milano, Triennale delle
Arti decorative (maggio 1951); Pesaro, Terza Mostra Nazionale di Scenografia (giugno 1951); Ancona, Mostra dell'Artigianato e Piccole Industrie delle Marche (luglio 1951); Stoccolma e Nizza, Mostra del libro italiano (1952); Nantes, Mostra dell'Ar-tigianato italiano; Ginevra, Mostra del centro didattico internazionale (1953); Mostra del libro italiano a Lima, La Paz, Santiago (1955); Mostra Nazionale dell'incisione a Venezia (maggio 1955) alla quale hanno partecipato, su invito, tutti gli insegnanti e per accettazione molti ex allievi ed allievi; Mostre all'Aja, ad Amburgo, a Brema su inviti degli Istituti Italiani di Cultura all'Estero (inverno e primavera 1956); Mostra Regionale Marchigiana (Ancona, luglio 1956); a Colonia (febbraio 1957); II Mostra Nazionale dell'Incisione a Venezia (maggio 1957); Mostra del complesso dell'Istituto a Pesaro (giugno 1956); Mostra del complesso dell'Istituto • insegnanti ed allievi - presso l'Accademia di Belle Arti a Carrara (aprile 1958); Premio Nazionale di Disegno «Diomira» a Milano (1958 - 1959 - 1960); Mostra Provinciale di Pittura e Disegno a Pesaro (maggio 1960); Mostra dell'Istituto a Go-rizia Centro Culturale «Paternolli» (1960); Concorso Nazionale Disegni da stampare su tessuti per arredamento a Milano (maggio 1960); Mostra delle Sezioni di Arti Grafiche degli Istituti d'Arte, a quella dell'Artigianato di Firenze (1960); Lerici, Mostra della Ceramica (1960 - 1961). Anche la sede in cui è situata la Scuola attira dunque gli stranieri, e, credo, gli stessi ragazzi italiani d'altre regioni; e costituirebbero veramente una sede d'eccezione quest'ala di Palazzo al piano terreno e le parti concesse in uso dalla Sovrintendenza via via all'ultimo piano, dopo che i varii uffici finanziari le ebbero abbandonate - se ormai non si rivelassero insufficienti ad una ordinata vita scolastica. Eppure noi avvertiamo il Palazzo aver dato un volto alla Scuola. Anche ad un visitatore casuale - purché sensibile - la constatazione non sfugge. Ripetutamente io stesso ho magnificato la sede nostra come invidiabile e insostituibile : la misura delle sue sale, la serenità delle volte sotto cui respiriamo, le aperture su terrazza e giardino, e i riquadri delle alte finestre negli appartamenti del piano terreno; ma anche gli accidentati luoghi dell'ultimo piano soprattutto per quanto dalle loro finestre si scopre (le architetture aggroppate alla terra, e i vari ripiani da cui la città fu elevata, e i nastri delle strade che attraversano le colline e il susseguirsi delle colline fino alle lontananze dei monti - questo mirabile inserimento di costruzioni elevate dalla mano dell'uomo entro forme costrutte dalla natura, e la vita delle stagioni e le luci delle ore sopra di esse); e anche le inusitate comunicazioni d'accesso o collegamento fra i vari reparti, rampe e scale a chiocciola, la seconda dentro una torre che da vetta sospesa nell'aria cala all'oscuro dei sotterranei. Tutto questo nell'animo d'un ragazzo, nella sua memoria - durante la «formazione», magari in maniere diverse, lascerà traccia mi penso, se ancora in taluno di essi sia sensibilità recettiva «BMS : Ebbene, ora devo a malincuore affermare che il luogo si dovrà abbandonare. Duro dilemma : nel momento d'una nuova conquista, d'una sistemazione forse definitiva, in cui la città può cominciare a contare sulla efficienza rappresentativa della sua scuola, si viene a porre il problema dello spazio indispensabile al suo divenire. Insufficienti ormai ad ogni accrescimento e malamente situati in seminterrati né igienici né luminosi gli ambienti riservati alla tipografia, l'uno dei perni su cui l'insegnamento dovrà contare; di passaggio, e non bastante agli scopi che ormai si prefigge, il reparto di legatoria (manca in esso il luogo necessario al gabinetto scientifico se si voglia impartire in maniera perfetta la lezione di restauro del libro, e vi mancherà quello per la esercitazione di plastica se si voglia render completa l'istruzione di legatoria artistica); male attrezzate e non più sufficienti le aule per la cultura (da tempo se ne sognano almeno due esclusivamente riservate l'una allo studio delle scienze e della tecnologia, l'altra - con macchina da proiezione e disposizione particolare di banchi - per lezioni di Storia dell'Arte, del Libro, del Costume); la Segreteria situata in luogo infelice, come s'è detto più addietro; la biblioteca che si vorrebbe sistemata con sua sala di consultazione e di studio al punto centrale, quasi luogo da cui ogni studio dipenda . . . Difficoltoso seguire la disciplina dei giovani per attorti meandri, responsabilità direttive gravose. -ss ii j MÌJOM b Se ci si propone che la Scuola debba raggiungere un assetto più agevole e redditizio, quanto ho segnato non si deve dimenticare, e la città insieme con le Superiori Autorità Ministeriali vi pensi per provvedere. La mia voce raccoglie quelle dei più quotati colleghi insegnanti che vivono per la Scuola. Ultimi appunti e concludo. Dal faticoso isolamento che sono stato costretto a propormi per raccogliere i dati trascritti, guardo come distaccato alla vita scolastica di regolari stagioni, con l'alternarsi di giorni burrascosi, - il peso dei piccoli attriti da sopportare o quello del dover punire, gli irosi scatti di cui ci si pente, i contrattempi, le perplessità, le speranze deluse che sempre sgorgano da qualsiasi comunità di uomini intenti allo stesso lavoro od ufficio - o rasserenanti - una distensione gioiosa, una lieta garbatissima festa, lo scambio d'una confidenza, una difficoltà superata insieme con i colleghi, una lezione che ti è risultata efficace, il legame d'un sentimento provato che ravvicini, un lavoro condotto a termine bene e ci ripaghi con il suo nitore - e su tutto il constatare giovani menti aprirsi, occhi vedere, muoversi mani e divenire sapienti, e più rapide esperte e vigorose che non le tue proprie ... ; e prender coraggio per il miracolo, e forza per rilanciare te stesso ad un esperimento nuovo, e studiare ancora e in te ricercare, scavare. Questo è quanto maggiormente ripaga. A conclusione non mi rimane che far seguire due elenchi: il primo, e più lungo, che raccolga i nomi di quanti ex allievi dell'Istituto dal 1925 ad oggi conosciamo aver trovato via di lavoro che loro permette un vivere dignitoso, quali ne siano portata o misura di forze, o mete perseguite e raggiunte; il secondo che contenga le materie di studio per ciascuno dei corsi così come oggi appaiono distribuite nelle due Scuole - e i nomi degli insegnanti ad esse preposte per l'anno scolastico testé iniziato 1961 - 62 ricordativo del Centenario. Considero chiuso in tal modo e consegnato ai pronipoti il mio mo desto contributo per la Storia dell'Istituto d'Arte di Urbino, da redigersi a Dio piacendo, in occasione del secondo centenario nell'anno di Grazia 2061: Luglio - Settembre 1961. [1] I varii gruppi, G.A.M., G.A.R., ELLEVU, le industrie Fratelli Fucili o Fratelli Paolini si sono avvalse di giovani formati alla Scuola d'Arte (segnalerò Alfio Paolini, costruttore di eleganti torchi calcografici) così come laboratorii di ebanisti nella zona accolgono elementi usciti dalla sezione del legno.
[1] Dalla recensione dell'opera di Pasquale Rotondi «II Palazzo Ducale di Urbino» in La Gazette de Beaux-Arts - Dicembre 1956 - Bibliographie, pag. 190-91-92. [2] ) «... Ho cercato e chiamato a raccolta gli allievi d'un tempo, ma non sono riuscito a rintracciarli tutti; alcuni li abbiamo, negli anni di guerra, perduti di vista; da altri, di cui avevamo recapiti approssimativi, non si è ricevuto riscontro; un buon gruppo è qui presente avendo accolto l'invito con una così affettuosa premura da lasciarmi gradevolmente stupito e commosso; e li ringrazio. Molti per la forza e la vivacità dell'ingegno e per ammirevole tenacia, hanno raggiunto risultati tali, per cui gli insegnanti che li hanno seguiti da ragazzi, all'inizio, debbono ora sentire una segreta gioia, un poco orgogliosa e un poco trepida; e di certo restano sorpresi a vedere come da un germoglio vigilato sia cresciuto albero tanto nuovo; fra questi, alcuni sono con noi nella scuola - (o direttori e insegnanti trasmigrati ad altre sedi, o amico e collega Castellani), - divenuti nostri colleghi, istruttori anch'essi e, in questa veste, così preparati da non aver dubbi sul proseguire e aggiornarsi e svolgersi di un insegnamento». (Dalla Prefazione al Catalogo).
[3] Erede ne è Armando De Santi, urbinate, di fervido ingegno istintivo: che se maggiore fermezza di intenti lo sostenesse, sarebbe in grado di ricollegarsi ad una tradizione. continua --->
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