Grandezza e Dignità delle Figurine di Francesco Carnevali Paola Pallottino (Catalogo Mostra 1982 - Accademia Raffaello)
V LA FAVOLA CONTINUA
. . . e ora si vedrà se l'Eternità mi sveli un terzo evento Emily Dickinson
Con la medaglia d'oro della Pubblica Istruzione del 1962, che precede una lunga interruzione di attività, sembra definitivamente conclusa, con gli ultimi disegni dal vero, la parabola figurativa di Francesco Carnevali. Ma improvvisamente, per quelle miracolose primavere così frequenti nelle biografie delle grandi figure di artisti longevi e con la generosità con la quale, come dice Ingres, il tempo ripaga chi lo rispetta, conclusa la stesura della Favola, e proprio in coincidenza con la cessazione dell'insegnamento, Carnevali conoscerà una seconda giovinezza artistica alle soglie degli ottanta anni. E da prima il desiderio di inserire qualche accensione cromatica con l'uso parsimonioso del tocco di una o due matite colorate nel grigio dei paesaggi e contemporaneamente l'esigenza di rimisurarsi in composizioni di scene, i cui soggetti come si è anticipato, saranno più o meno direttamente legati alle suggestioni della Favola. Nascono così: Vigilia di vendemmia, L'adolescente adescato, L'angelo beffato, che verranno esposti a Pesaro nel 1969 in una Mostra Omaggio alla Terza Biennale d'Arte Figurativa di quel 'Gruppo 7' — già Camaleonti [79] — che comprende artisti di diverse età, tecniche e tendenze. Tipico prodotto, come la più nota 'Accolta dei Quindici' di quella frattura che soprattutto nella provincia si era andata creando fin dall'ultimo dopoguerra 'fra pittori giovani e pittori anziani nel dilagante contesto dello sperimentalismo' [80], il 'Gruppo 7' espone a Pesaro in rassegne biennali, presentando in ogni edizione un artista esterno al gruppo. Carnevali vi entra nel 1969, lo stesso anno della morte della moglie, partecipando regolarmente dalla III edizione a tutte le Biennali successive. Nel 1971, il citato saggio monografico: Testimonianze per Fernando Mariotti pittore pesarese, fondamentale contributo critico sull'artista e vibrante omaggio all'amico scomparso, ripropone la figura di Carnevali critico e storico, alla stampa che ha un ritorno di interesse con articoli e profili sui quotidiani e alla radio. Espone alla IV Biennale del 'Gruppo 7' e rivede definitivamente il primo quinto di Favola di un luogo della terra, che pubblicherà l'anno successivo, in coincidenza con il compimento del suo ottantesimo anno di età, e dal cui manoscritto verranno tratte lo stesso anno, altre sessanta pagine inedite dalle Storie di primavera e di estate, con il titolo: Indizi e indicazioni. Il 1972, infatti, segna lo spartiacque che separa la conclusione del primo cinquantennio di attività inaugurando un nuovo decennio ricco di insospettate iniziative. Allestisce la personale: '37 disegni di Francesco Carnevali' alla Galleria Raffaello e riceve una medaglia d'oro dai Lions Club di Urbino. Così, per uno di quei singolari ricorsi storici, ai quali è dato talvolta il privilegio di assistere, per energia creativa, freschezza inventiva e felicità poetica, sembra di essere ritornati al luminoso decennio che aveva caratterizzato tutta la sua opera dal 1922 al '32, e che rilevato dalla critica, culminerà nel 1974 con un numero monografico dedicatogli dal mensile «Il Leopardi», nel quale, sotto il titolo Presenza: Francesco Carnevali, vengono raccolti interventi editi o scritti per la circostanza da Carlo Bo, Valerio Volpini, Luigi Bartolini, Carlo Antognini, Fabio Ciceroni, Nicola Ciarletta, Gastone Mosci e Silvia Cuppini Sassi, integrati da una selezione di dieci opere dal 1932 al '72 e un contributo bibliografico. Dalle genialità stralunate e dalle enfasi paradossali, dettate negli anni Trenta dallo sfrenato protagonismo di Luigi Bartolini: 'Udite, o carogne, e cercate di somigliare a Checchi Carnevali [. . .] Checchi si alza e l'anima gli brilla in petto come un sole [. . .] Io, per Checchi, farei così, lo porrei sotto una immensa campana di vetro affinchè la polvere delle strade non profanasse la sua arte. [. . .] Consolati, caro Checchi, di non essere un avanguardista. L'avanguardia finisce quasi tutta dal rigattiere, ma i tuoi disegni, rimangono appesi nelle pareti del mio studio' [81], il numero evidenzia la tensione critica che i contributi andavano acquistando negli anni Settanta, come nell'analisi di Carlo Bo: 'Carnevali è uno dei pochissimi esempi di artista che abbia saputo conciliare nel proprio cuore la meditazione delle cose e il bisogno di espressione. Direi che non c'è nella sua storia una linea di separazione, quel tanto di esterno o di astratto che consente all'osservatore un margine di inserimento e quindi un tipo di giudizio più largo, bisogna prenderlo nel suo insieme, nel suo vivere e fare arte e anche in questo suo fare arte si può assistere a una puntuale ripetizione di questo fenomeno di unità. Il senso e il peso di questo suo modo di stare al mondo ce lo dà — e in modo inequivocabile — la sua opera di scrittore, quel singolare viaggio nel tempo che è la favola di un luogo della terra' [82]. O di Gastone Mosci, quando rileva come 'Caso singolare ed eccezionale per l'illustrazione, Carnevali figura ormai come l'ultimo rappresentante di un'arte sempre più trascurata. Ebbene la sua esperienza di illustratore acquista un valore paradigmatico nell'ambito dell'arte novecentesca e potrebbe collocarsi — nel suo sviluppo storico —fra ciò che hanno contato Morandi per la pittura e Bartolini per l'acquaforte. Nel senso cioè che Carnevali ha saputo condurre una continua ricerca che, dalla illustrazione (unica in sé) e dalla vivificazione di un colto mondo circostante e interiore, è passata [. . .] alla rappresentazione della sua favola, del romanzo della sua vita (rappresentazione già presente e riscontrabile nella sua pittura ancorché dichiarata). E questo stadio ha coinciso con l'uso della matita e dei pastelli (abbandonando acquarelli e china), una scelta qualitativa che ha una sua ragione profonda' [83]. Sono di questo periodo opere come: Il ragazzo rapito, Il giardino dei monaci, Il mago sulla piazza, Il viandante che vede passare gli angeli e Il Diavolo alla festa, del 1976 nel quale Carnevali tocca vertici di invenzione visionaria e narrativa. Opera che per modi e contenuti è molto prossima allo spirito delle illustrazioni, di un cromatismo pastoso e simbolico, nel quale le prevalenti gamme degli azzurri e dei gialli: 'celeste di gioia bambina e giallo livido di avidità' [84], arricchite dall'accensione dei verdi e dei rossi spenti, hanno ormai completamente sommerso e sostituito i grigi, a comporre figure dai contorni sfumati che si stemperano in immagini da conquistare e ricomporre attraverso la polvere del tempo e dello spazio. Ne deriva una tensione spirituale che trascende il racconto e che in questo caso ribalta la metafora dell'attesa dell'evento, nella esplosiva e bunue-liana trasgressività dello scandalo descritto nel suo compiersi. Vi si narra la sulfurea materializzazione del diavolo, con tutti gli attributi tramandati dall'iconografia religiosa e popolare a sottolinearne l'aspetto soggiogante: dalle corna ai piedi caprini, dalla coda alla purpurea villosità, dalla virile muscolatura fino al sesso ben esibito, che appare all'improvviso al centro di una festa che si svolge in un salone rinascimentale, in un turbine di vento che sembra deformare le architetture gonfiando le tende, perno e trottola satanica di un gelido vortice di panico, che come una spirale travolge i convitati che cercano scampo in un brulicare di braccia e di teste, mentre la sua ombra infernale, proiettata da vari punti di luce, si allarga minacciosamente contro il soffitto e le pareti. Lo stesso anno Carnevali riceve il premio anconetano 'Ginestra d'oro del Cònero', partecipa alla VII Biennale del 'Gruppo 7' e intraprende il non indifferente lavoro di trasporre su pietra litografica, ridisegnandole completamente, le illustrazioni che negli anni Venti accompagnavano i suoi racconti pubblicati su «II Giornalino della Domenica». Nascono così 32 litografie stampate in terra di Siena al tratto che illustrano cinque racconti che, sotto il titolo di Storia di pitture, di miracoli e di monete[85], vengono raccolti e pubblicati nel 1979 in una edizione a tiratura limitata, che prevede il successivo intervento di coloritura a mano dell'autore, copia per copia, tavola per tavola. A chiunque si sia reso conto della complessità e perizia che richiede il trattamento tecnico adottato da Carnevali nell'ultimo decennio, con le successive sovrapposizioni di tocchi e graffi di matite colorate Stabilo e Caran d'Ache sulla carta, la cui durezza nell'ingarbugliarsi e sfumarsi del pigmento, consente, accanto a diafane evanescenze incredibili minuzie grafiche, apparirà evidente come ogni singola illustrazione sia destinata a diventare, sull'esile traccia litografica, un'opera irripetibile e unica. La titanica impresa della colorazione manuale delle prime 14 copie che lo impegna fino alla primavera del 1982, è però funestata dalla scorrettezza dell'editore che nella stampa, sostituisce la carta prescelta, sulla quale erano state tirate con successo le prime prove litografiche e le smaglianti stesure di colore, con una carta inferiore e spugnosa, che 'mangia' il segno litografico e si sfibra e consuma fino all'abrasione sotto i tocchi di matita, moltiplicando tempi e difficoltà del lavoro. Nonostante l'amarezza e la fatica dell'impresa, nel 1980 Carnevali, ispirato da una delle 'Fiabe per fare paura' dei Fratelli Grimm che presenta analogie con un episodio inedito della Favola, dipinge Il fidanzato brigante, nel quale l'adozione di un taglio drammaticamente scenografico con il parziale spaccato di una grande casa nel bosco — che non sfugge al vezzo della citazione rinascimentale — e che riempie, anzi smargina dall'inquadratura, sottolinea enfaticamente l'epos della vicenda che si svolge all'interno, spiata, con un ingegnoso 'a parte' che la rende ancora più inquietante, dalla biancoazzurra figurina della protagonista femminile a sinistra. Lo stesso anno l'opera di Carnevali viene riproposta e studiata in tre mostre di rilevanza nazionale, la prima delle quali, 'Arte e immagine tra Ottocento e Novecento / Pesaro e provincia', allestita a Pesaro dal maggio al luglio, presenta le sue illustrazioni edite e inedite e il cui catalogo, oltre al lavoro specifico su Carnevali, si apre su una serie di fondamentali contributi ed analisi su vari aspetti della cultura locale, così da consentire un più articolato inquadramento storico della sua figura, anche in rapporto alle vicende degli altri protagonisti della stagione artistico-culturale marchigiana nel periodo in esame. Del profilo che Silvia Cuppini Sassi offre di Carnevali nel suo studio, si è già dato conto in più parti di questo lavoro, vale comunque la pena di sottolinearne i numerosi pregi di intuizione e completezza e che non ostante dichiari esplicitamente la sua stretta provenienza dall'ambito della storia dell'arte, si configura come il più stimolante e puntuale studio su Carnevali apparso fino ad oggi; evidenziando, ove sia possibile ipotizzare una cultura epistemologica 'femminile' da contrapporre a quella 'maschile', come l'esame delle opere e della personalità di Carnevali, sia sicuramente più congeniale alla prima. Circa negli stessi mesi, a Bologna in una esposizione che per qualità, ampiezza e originalità dei contributi avrebbe meritato maggior fortuna, la mostra 'La Metafisica: gli Anni Venti', ospita nella sezione Illustrazione e Grafica, le illustrazioni per libri e periodici pubblicati dal 1920 al '30, che, accompagnate da una scheda biografica, appaiono nel relativo catalogo. L'interesse dell'operazione consiste nell'inedita ottica con la quale la mostra inaugura una sezione specializzata presentando 40 artisti 'in quanto' illustratori. Va infine segnalata la mostra: 'Disegni del XX Secolo nella Collezione del Gabinetto delle Stampe di Roma', dove, nel gennaio-marzo vengono esposti, riprodotti e schedati in catalogo 34 pezzi di Carnevali, tra i quali Lo sconosciuto e gli acquarelli per il Calendario Italiano, provenienti dalla donazione Sapori. La pausa del 1981, anno durante il quale, mentre continua ad attendere alla coloritura delle copie del suo libro, partecipa comunque alla IX Biennale del 'Gruppo 7', rappresenta una sosta di ripensamento e organizzazione delle iniziative previste per festeggiare i suoi novanta anni nel 1982. Il gennaio infatti si apre sotto i migliori auspici con l'esposizione di quattro illustrazioni nella sezione Illustrazione della mostra milanese 'Anni-trenta', dove, con operazione analoga a quella bolognese di due anni prima, l'opera di 120 illustratori viene studiata e largamente riprodotta in catalogo. Durante l'estate Carnevali dipinge Sera in casa di artisti amici, cordiale manifesto sul filo della riflessione e del ricordo, che conferma il rinnovato animo di affettuosa ironia e distaccata partecipazione insieme, con il quale ha iniziato una serie di rivisitazioni nelle quali l'autocitazione si fa sempre più emblematica e oggettivizzata, così da giustificare l'impaziente attesa e la curiosità per le sue opere future. La parte più consistente delle manifestazioni è riservata all'ottobre, mese in cui cade il suo novantesimo anno, con la pubblicazione di questa monografia, omaggio voluto dai membri dell'Accademia Raffaello di Urbino — della quale è Presidente dal 1970 — e la grande mostra antologica sulla sua opera di illustratore contestualmente allestita a Lucca, nell'ambito del '15° Salone Internazionale dei Comics, del Cinema d'Animazione e dell'Illustrazione', che consentirà per la prima volta di vedere contemporaneamente insieme acquarelli, inchiostri e matite originali, integrati da una vasta selezione di tutte le illustrazioni apparse su libri e periodici in un arco di sessantadue anni di attività. A partire da questa ottica, e cercando di sgombrare definitivamente il campo da ogni ipocrita meraviglia per "quanto si produce nella nostra provincia'; l'auspicio e l'invito sono quelli di un attento esame che inizi là dove il nostro — per la sua stessa impostazione — deve necessariamente arrestarsi, per concentrarsi sulle opere a matita dell'ultimo decennio, i cui contenuti riecheggiano temi pasoliniani carichi di inquietudine, nei quali, assenti le tradizionali suggestioni figurative di marca Neorealista, la dolcezza cromatica non basta a dissipare l'incombente ferocia, come ne L'adolescente adescato del 1970 o ne L'agguato del 1972, dove, in periferie e taverne, ragazzetti del sottoproletariato e uomini di vita, ripropongono, nel ricorrente motivo dell'evento minacciato, il consumarsi dell'eterno mistero della violenza quotidiana, con deliberati sfasamenti stilistici, che, nel sottolineare drammaticamente l'attualità del tema, li rendono ancora più allarmanti. Tanto da giustificare, in qualche modo, il perdurante imbarazzo — che finisce per trasferire alla sfera angelica e sovrumana quanto non si arriva a spiegare in termini umani — nel catalogare una presenza contraddittoria e complessa come quella di Francesco Carnevali. Il quale, foglio dopo foglio, pagina dopo pagina, può finalmente liberarsi dal peso della sofferta giovinezza di Donato Gentileschi, per indicarci con la serenità dell'anziano conte Veltro Falcati di Torre del Grifo, l'esperienza di una riscoperta estrema quale: 'II legame ch'io sono venuto meco stesso ritrovando di anno in anno vieppiù assaporando le ore della giornata e i giorni dell'anno, quello che ti conduce a scoprirti fratello dell'albero solenne per l'ombra vivente al frusciare, e dell'ilare cane che sosta con te a riposare dopo il cammino percorso, o degli stormi che volano alto e passano rasentando le nubi o della sorgente che rotto il serrarne di gelo ad ogni primavera ricanta . . .' [86].
[79] II gruppo nel 1971 era composto da: F.C., Paola Ranocchi, Emma Corvo, Nino Naponelli e Cesarina Gerunzi, Gabriella Pandolfi, Giuseppe Zazzetti, ai quali, negli anni Ottanta, si avvicendano: Augusto Donini, Giuseppe Ballarmi e Cecé Picciola Ferri, figlia della Gerunzi. [80] F. Battistelli, La pittura a Fano fra otto e novecento, in Cat. cit. alla nota 8, p. 110. [81] L. Bartolini, 77 sole nell'anima, «II Leopardi», cit. alla nota 26, pp. 7-8. [82] Op. cit. alla nota 28, p. 7. [83] Op. cit. alla nota 69, p. 11. [84] Op. cit. alla nota 4, libro secondo, tomo II, p. 363. [85] II volume raccoglie i seguenti racconti già apparsi su «II Giornalino della Domenica»: Storia di pitture, di miracoli e di monete n. 38 del 7 settembre 1919, Storia dei mercanti e del ramoscello fiorito n. 16 del 18 aprile 1920, Storia del giovane signore e del capriolo rosso, n. 41 del 10 ottobre 1920, Storia del vanitoso e della sirena, n. 8 del 12 giugno 1921 e. Storia di un ragazzo e del suo tesoro n. 8 del 30 aprile 1922. [86] Op. dt. alla nota 4, libro secondo, tomo III, p. 147.
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