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UNILIT Urbino

MARIA GRAZIA MAIORINO:
NATALE IN MINIERA

LEGGERE LA POESIA / LEGGERE I POETI A URBINO : 13/12/2017 
 

Urbino, lì 13/12/2017 nella sede dell'UNILIT di Urbino, in collaborazione con il Circolo Acli-Centro Universitario e le Conversazioni di Palazzo Petrangolini, la scrittrice Maria Grazia Maiorino di Ancona presenta la sua raccolta di poesie, "La pietra salvata".
In questa clip video L'Autrice legge la poesia: Natale in miniera

 

N.B. La lettura dei brani spesso è seguita da una breve discussione e da una presentazione della lettura successiva.  Ne segue che la presentazione della poesia letta è contenuta nella parte finale del video precedente.

 

Da: Intervista di Germana Duca, GD, a Maria Grazia Maiorino, MGM

 

GD Simili ai mughetti nel colore e nella forma sono i bianchi elmetti delle donne minatrici del Sulcis.
Come ricorderete, nel dicembre del 2014, esse diedero vita in Sardegna alla prima occupazione al femminile di una miniera. A chi le intervistava, chiedendo i loro nomi, rispondevano che si chiamavano tutte Maria.
Che origine ha avuto - e che percorso ha fatto - "Natale in miniera", prima di entrare ne "La pietra salvata"?

MGM Lo spunto di questo testo è un articolo di giornale. Non solo cronaca, un editoriale scritto molto bene, con empatia e penna femminile, che già suggeriva la sacralità dell'immagine delle donne dietro i cancelli di una sorta di "clausura". Infatti c'era anche una foto molto bella ad accompagnare la notizia: le donne indossavano gli elmetti che spiccavano, sopra i passamontagna neri, con il loro candore e assomigliavano un po' a suore di cui si intravedevano solo gli occhi spaventati. Così, con la fatica e la pazienza che richiede il lavoro artigianale della poesia, ho costruito il testo per raggiungere la mia visione. Un timido biglietto di Natale per gli amici più cari, generosamente raccolto nel blog di Fanocittà. Un dono e un incoraggiamento...

 

 

NATALE IN MINIERA

Bianchi elmetti tramutati in veli,
come una cappella la galleria del Sulcis
occupata da trentasette donne,
per quelle poche, insolite parole
trovate nell'articolo di giornale:
"Abbiamo un solo nome,
chiamateci tutte Maria".
Nel buio dietro i cancelli
tra sciarpe giubbotti e passamontagna
balenano occhi braccati
(e forse ancora un sogno
tenuto caldo sotto i maglioni,
1' anello da rigirare intorno al dito,
grani di rosario da carezzare...)
Intanto le vostre facce prigioniere
sono passate sul TG Razionale,
ma voi, abitanti delle periferie,
chiedete un'altra visibilità,
la sfera d'oro nel sacco di San Nicola:
raggiungere un centro, uscire nella luce,
mettere il vostro nome vicino a Maria.