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Poesie Lette

DON AMATO CINI   -  1988 Ricordo all'ACLI

Luciano Mastellari legge "NOTTE DI PIOGGIA"

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NOTTE DI PIOGGIA


1
La pioggia stanotte macera i grani,
gualcisce e umilia le rose. Alitare
di cose fradice, sentore di fine.
Il tempo è foglia ed arena,
e già si perde il mio capo grigio, si perde
la tua chioma fiorente, bava di vento.

2
È notte, e scrivo versi
di abbandono e tristezza, e penso
a tutte le mani che scrissero e scrivono
in tutti le notti, agli occhi
fissi in tutte le notti
a indagare il Mistero, all'abisso
di ognuno che versa la propria pena
su fragili fogli,
perché gridarla non può alle immemori piazze,
nè al mare che annulla le voci,
nè agli astri freddi nel giro del cielo,
o da tempo scomparsi,
ove la fine è ancora il principio.

E odo tra le file dei libri fantasmi
nuovi ed antichi! ansare
gridare
amori e tragedie, resurrezioni e cadute,
uguali sempre e perenni,
e ancora il vento sui platani
e la pioggia
dirotta infinita insistente come la morte.

E scrivo, e il mio cuore è questo diluvio,
e sarà come le rose e le erbe
avvizzite di tutta la terra.

3
Non ti aspettare nulla, colpisci al cuore
le tue illusioni.
Non ti aspettare che divampino gli astri
e irrompa la catastrofe estrema,
perché tutto è lento martirio
nel tempo incolore.
Tra poco io cadrò che ti parlo
e infiniti altri sempre cadranno
al giro indifferente del cielo col sole
che brucia e la luna rancida e vecchia.

Non ti aspettare neppure un grido.
Il silenzio è il grido più agghiacciante.

4
E piove ancora e sempre.
Vuoto del vuoto,
tutto è vuoto. E mi dico:
forse l'Oriente profumerà il mio sangue.
Ma l'Oriente sa di petrolio.
L'Occidente trema per troppo sapere.
Non v'è saggezza tra i vivi,
e l'immortale violenza reclama
schiavi, ed insiste come stanotte la pioggia
sui tetti e le rose.

Eppure bisogna vivere e andare,
tentare il fuoco e la rupe.
Chissà che dall'ultima Tule
non si levi l'aurora.