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Attilio  Fini

POESIE IN DIALETTO & INDAGINI DI COSTUME

 

ai "Teddiboi" (Teddy-boys)

 Da un'immagine proibita la scoperta del sesso

 

Modi di tirare dalla posizione eretta e inclinata

a)  CULAROTTA: Consisteva nel posizionarsi di fronte alle palline inclinati in avanti, la mano fatta passare sotto le gambe, si lanciava la pallina con una traiettoria che superava la schiena ed il capo.

b) BOMBETTA Questi, due tiri erano molto simili: il primo consisteva nel lanciare la pallina dalla posizione eretta, tenendola con indice e pollice (polpastrelli).

e) TICCHIO: Nel secondo modo la pallina doveva cadere perpendicolarmente dall'occhio allo spazio formato dai piedi divaricati all'interno dei quali si posizionavano le palline.

Attenzione ai "Teddiboi" (Teddy-boys)

In quel periodo una parola impronunciabile per le nefaste conseguenze che poteva suscitare in noi bambini era la parola "Teddiboi". I "Teddiboi", erano un gruppo di giovinastri che emulavano sia nell'abbigliamento che negli atteggiamenti, i giovani ribelli dell'America anni 50, idolo incontrastato: James Dean.

Le possibilità di una piccola città di provincia non permettevano azioni granché "violente o trasgressive. I giovani in questione si limitavano ad apparire in gruppo, tutti rigorosamente in blue-jeans e giubbotto in simil-pelle, capelli imbrillantinati con la "tricofilina" che andava per la maggiore, lisci ali'indietro con ciuffo ribelle sulla fronte, sistemato con continui colpi di pettine in avanti.

Quando apparivano tutti assieme, sbucando dai vicoli, le mamme richiamavano i bambini in casa, si creava così nell'ambiente un'atmosfera di paura che inorgogliva non poco il gruppo, avanzavano infatti con passo cadenzato, ed entrambe le mani infilate nella tasche posteriori dei pantaloni. Si diceva (ma non era mai stato accertato) che a tarda sera i "Teddiboi" si aggirassero con fare sospetto attorno alle 7-8 auto parcheggiate tra il duomo e l'università, e con movimenti repentini e ben organizzati le spostassero addirittura di 2 o 3 metri dai loro posti originali.

Ma vero coraggio lo dimostrarono una sera d'estate, quando, noncuranti della pattuglia dei vigili che controllava più del solito, strapparono alcuni manifesti pubblicitari dalle apposite affissioni, e rotolandoli li bruciarono a mo' di torcia lasciando le ceneri sparse lungo la scalinata del duomo quale segno del loro passaggio.

L'opposizione della gente a queste azioni si limitava all'indignazione e alla condanna. L'unico che ebbe il coraggio di affrontarli fu un robusto artigiano del ferro battuto che li apostrofò con la seguente frase: "Siete una banda di finocchi, vi piace solo toccarvi continuamente il culo, vergognatevi!".

Naturalmente veniva ignorato da tutti, fatta eccezione di qualche sorriso ironico che denotava un misto tra pena e compassione, per l'ignoranza dell'intervento del povero artigiano. Io ero coinvolto personalmente da questo fatto, in quanto mio fratello maggiore faceva parte del gruppo. Non ero comunque del tutto dispiaciuto della cosa, anche perché qualcosa di positivo doveva esserci, se gruppi di ragazzine erano così entusiaste del comportamento di questi giovani, tanto che imbrattarono alcuni muri della città con scritte inneggianti ai valorosi "teddiboi".

 

Da un'immagine proibita la scoperta del sesso

Proprio mentre mi concentravo ad affrontare un tiro a bombetta, notai una certa distrazione nei compagni che stavano giocando con me, e sbagliai il tiro. Che stava succedendo?!

Con una corsa improvvisa si erano radunati tutti tra l'entrata delle grotte e la parete della chiesa del duomo. Al centro del gruppo si notavano i capelli neri di Claudio, colui che ci teneva perennemente informati sui problemi del sesso in generale, e della masturbazione in particolare. Visto l'interesse che aveva creato, doveva avere qualche cosa di eccezionale da mostrare; sfilò di tasca il portamonete, aprì le molle a scatto che lo tenevano chiuso, e con una grazia ed un'attenzione degne di un chirurgo, sfilò un foglietto piegato in quattro, in tutti noi aumentava la curiosità perché sapevamo che Claudio difficilmente ci avrebbe deluso. Aprì lentamente il foglio, apparve alla nostra vista un corpo di donna completamente nudo, fatta eccezione per il capo coperto da un cappellino a falde larghe che con la sua ombra disturbava un poco la visione di un seno.

Rimanemmo scioccati per qualche attimo, poi dopo esserci ripresi, notammo che le didascalie della foto erano scritte in una lingua straniera incomprensibile, si decise che era svedese, anche perché secondo l'opinione comune la Svezia era considerata la patria dell'amore libero. Veder quindi un'immagine di una donna nuda e perdi più svedese era il massimo.

Quell'immagine, anche se dava la sensazione di essere passata attraverso centinaia di mani, fu comunque per noi un evento straordinario. Ciò che avevamo più volte immaginato era visibile ai nostri occhi. Per giorni rimasi impressionato, e quella macchia scura al centro del corpo, mi aveva turbato a tal punto che difficilmente riuscivo a porre un freno alla mia mano destra che partiva con un ritmo impressionante.

I sensi di colpa venivano comunque esorcizzati il sabato pomeriggio in confessione, con la frase di rito: "ho fatto cose brutte da solo". Penitenza un'ave maria e due padre nostro recitati in ginocchio con il massimo pentimento.