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Attilio  Fini

POESIE IN DIALETTO & INDAGINI DI COSTUME

 

Il buco conteso

 Il terrore della cambiale

Plastica, questa sconosciuta

 

Modi di tirare la pallina

a) RUZOLA - la pallina rotola nel terreno

b) RESTO - la pallina compie una traiettoria ad arco fino a toccare il terreno di gioco al di là di una linea prestabilita, tracciata poco più avanti alle palline

e) SQUIZZO - la pallina colpisce direttamente senza mai toccare il terreno di gioco. I modi di tirare di Resto e di Squizzo persero un po' del loro valore, quando con le nuove palline di vetro colorato comparvero i primi "Galloni", cioè palline di dimensioni superiori al normale che si potevano scambiare con 2 - 4 o 6 palline a seconda della loro dimensione. Essendo il bersaglio più facile per le maggiori dimensioni, la Ruzola prese maggiore vigore, conseguenza di questo fu lo spostamento quasi definitivo del campo da gioco di fronte al Duomo, essendo la pavimentazione più liscia e quindi più adatta alla Ruzola

Il buco conteso

Il terreno di gioco condizionava notevolmente il modo di tirare, la ruzola si effettuava prevalentemente in terreni lisci, gli altri due modi in terreni sconnessi o "sbrossolosi".

Non era ancora stata varata nessuna legge speciale per la sistemazione dei vicoli e delle piazze, per cui i terreni di gioco erano prevalentemente "sbrossolosi".

I buchi erano presenti in notevole quantità sia nel terreno che sui muri, e noi bambini di città consideravamo le pietre e i mattoni alla stregua di alberi e foglie, che sfortunatamente poco conoscevamo. Nelle fondamenta delle vecchie 'case si scoprivano continuamente un infinità di buchi buchetti e piccole grotte, che sollecitavano la nostra fantasia, a chissà quali nascondigli coperti dal buio delle loro profondità.

Nell'antico ed immenso palazzo "Passionei", vi era in corrispondenza della finestra che dava all'interno delle cantine, un buco rotondo largo circa 15 centimetri, battendo i bordi del quale, si levava un tonfo sordido, che molti di noi paragonavano alla risposta di qualche fantasma che si aggirava all'interno del tetro palazzo. Mai nessuno dopo l'imbrunire aveva il coraggio di avvicinarsi a quel buco. Il palazzo era in una posizione strategica, faceva infatti da confine tra gli abitanti di due vicoli, e molto spesso vi erano dei litigi tra i bambini per l'indebita occupazione del territorio. Non si esitava quindi a dichiarare "guerra" perla conquista del pezzo di vicolo conteso. I combattimenti emulavano le violente battaglie tra indiani d'America e i "visi pallidi". Noi bambini avevamo precise conoscenze sul modo di armarsi e di combattere, grazie alle numerosissime proiezioni cinematografiche sul tema provenienti dagli U.S.A. II cinema era proprio al centro del vicolo, ricavato nell'ampio spazio della ex chiesa di San Luigi, ed era gestito dal Sig. Pierantoni, uomo all'apparenza burbero, ma di estrema bontà, dimostrata dal fatto che, fingeva di non vederci quando entravamo di nascosto per non pagare il pur misero biglietto.

Le armi venivano costruite con pezzi di legno, e successivamente finemente lavorate con "raspe" arrugginite sempre presenti in qualche, angolo abbandonato di "fondi e fondini". Le battaglie finivano quasi sempre in parità, si accendevano quindi discussioni per delegare un rappresentante, il quale doveva concordare un onorevole armistizio. Durante queste discussioni si affacciava dal terzo piano di palazzo Veterani, arrabbiatissima per il troppo baccano la signora "Pisciampolla", che era il vero pericolo del dopo battaglia, si affacciava infatti con in mano l'immancabile orinale di smalto bianco, lanciando con rabbia il contenuto, cercando di far piazza pulita del gruppo urlante. La povera "Pisciampolla" non otteneva certo il, risultato sperato, anzi, i bambini sì riorganizzavano e ritornavano sotto la finestra, cantando cori in rima all'indirizzo della povera vecchia, forti del fatto che per un. po' di tempo le mancavano le munizioni per il contrattacco, a meno di una cistite improvvisa.

 

Il terrore della cambiale

Negli spazi lisci imperava la "RUZOLA" che era un modo di tirare semplice e redditizio, per l'elevato numero di palline che si potevano colpire. Si sbagliava solamente se la strada che la pallina percorreva era sporca, e quindi poteva subire delle dannose deviazioni di percorso, oppure per mancanza di concentrazione, conseguente da pensieri che esulavano dal gioco.

Personalmente ho passato un periodo particolarmente sfortunato, infatti sia nella "ruzola" che a scuola non riuscivo a combinare granché.

Mio babbo che era un componente della carovana facchini di Urbino, svolgeva un intenso lavoro due volte all'anno. Nel periodo estivo i facchini caricavano sulle spalle pesanti sacchi di grano che depositavano all'interno del Consorzio agrario provinciale, e nel periodo invernale, caricavano sempre sulle spalle cesti ricolmi di carbone-coke, che riversavano poi nel deposito sotterraneo sito in via Veneto proprio nel centro della città.

altri periodi dell'anno l'economia famigliare era molto pesante... Fu allora che mio babbo prese la decisione di acquistare un "Ape Piaggio" per svolgere piccoli lavori di trasporto nei periodi in cui era disoccupato. L'acquisto fu motivo di liti e discussioni in famiglia, perché pagare 26 cambiali mensili di 5000 lire l'una era veramente un'ardua impresa. La mamma lavorava in qualità di cuoca-bidella all'asilo d'infanzia Lorenzo Valerio, unica struttura sorretta da un ente morale che operava in tutto il comune. Lo stipendio mensile di mia madre era di L. 4.000 , ci garantiva comunque, pane, affitto che era di L. 850. La parola cambiale era come un tamburo battente nella mia mente, perché, da quei pochi discorsi che avevo vagamente intuito nelle discussioni, non pagare una cambiale, poteva significare un possibile sequestro di quei beni che ci permettevano di vivere discretamente in casa. Come facevamo senza la stufa a gas! E se ci sequestravano le lenzuola nuove? E il comò pieno di tovaglie e di asciugamani tanto cari a mia madre? Quale dispiacere se ci avessero portato via la radio Phonola, da poco finita di pagare, che ci rendeva felici riunendoci ad ascoltare Domenico Modugno al festival di Sanremo.

Quanti pensieri mi tormentavano e determinavano in me la dolorosa conseguenza della poca precisione nel tiro delle palline, ma soprattutto dei rimproveri che subivo dal maestro di scuola, per la poca attenzione prestata alle lezioni.

Avrei voluto confidarmi col maestro che si dimostrava sempre buono e comprensivo, sulla causa della mia distrazione, ma la parola "cambiale" mi riempiva di vergogna. Quindi ero terrorizzato che i miei compagni avessero in qualche modo potuto conoscere il mio problema.

Qualche anno più tardi in una precisa lezione di ragioneria nella scuola di Avviamento Professionale, mi insegnarono che la cambiale è un innocuo titolo di credito con l'impegno a pagare a scadenza.

 

Plastica, questa sconosciuta

Proprio nelle basse scalinate del Duomo notammo un ragazzo poco più grande di noi, che metteva in bella mostra due luccicanti monete. Si trattava dei nuovi pezzi da L. 100 e da L. 50 che sostituivano le vecchie banconote di colore rosa e grigio-verde. Vedere quelle monete fu per noi una cosa eccezionale che determinò la voglia di venirne in possesso il più presto possibile. Qualche giorno dopo l'emissione, mentre mi trovavo da solo in casa, vidi sulla mensola della vecchia vetrina della "saletta" (proprio vicino all'orologio che penzolava dietro il vetro e che assieme al "campanone" del Duomo era fonte di informazione oraria) dove solitamente i miei genitori depositavano i rari risparmi, alcune delle nuove ed ambite monete. Tanta era a voglia di possederne una che furtivamente aprii Fantina e mi impossessai di 50 lire.

Li tenni in tasca fino al sabato successivo, poi presi la decisione di spenderli al mercato settimanale, che si effettuava in piazza Rinascimento e piazza Duca Federico. Le bancarelle più interessanti per noi bambini erano quelle che si stanziavano tra via Veterani ed il Municipio, in una di queste chiamata "Gran Bazar", gestita da un simpatico omone con due enormi baffi girati verso l'alto, si poteva trovare ogni sorta di gioco, ciò che a tutti noi bambini colpì particolarmente furono dei piccoli cavallini in materiale plastico, fino ad allora sostanza completamente sconosciuta, ma anche perché la provenienza di questo materiale derivato dal petrolio per noi risultava essere una specie di leggenda. Con le 50 lire acquistai quindi al "Gran Bazar" due cavalli di plastica. Non avevo però tenuto conto del fatto che le 50 lire rubate, tenute in tasca erano difficilmente scopribili, non fu così per i due cavallini. Mia madre infatti collegò la mancanza delle 50 lire, che erano già state fonte di una furibonda discussione con mio padre, e la presenza dei due splendidi cavallini sotto il letto della mia" camera.

Non potei fare a meno di confessare, questo mi costò qualche "pacata" (botta nel sedere) e una serie di rimproveri sulla gravità dell'atto da me compiuto. Tutto ciò contribuì in modo notevole alla mia futura propensione all'onestà fino ad essere considerato da molti amici non onesto ma "coglione" e in seguito fui sopran-nominato "cuoricino". Devo dire che la cosa non mi dispiacque affatto.