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BETTI  BRUNO

 

 

 

Appunti del disoccupato Gaspare,
un uomo di Urbino

 

ovvero

 

GASPARE, IL  DISOCCUPATO

 

 

 

Capitolo I°

 

INTERVISTA CON GASPARE

 

Gaspare è un uomo di spirito primaverile! 

Il suo dire ed il suo sorriso ce lo fanno intravvedere! 

Abbarbicato in uno stabile, corroso dal tempo e dalla guerra, la prima impressione, che si ha di lui nel vederlo, poi si cancella.

Dentro regna, pulizia e ordine! 

Quel giorno che andai a trovarlo soffiava un ventaccio gennaiolo che metteva a dura prova le porte e le finestre, se porte e finestre si possono chiamare quelle della casa del nostro Gaspare.

- Debbo intervistarvi!...

- Due chiacchiere, dissi.

Gaspare, sorrise ...

- Ho un po' di vino, rispose, una seggiola c'è!  Prego, accomodatevi!...

Mi sedetti.

- In confidenza, ditemi, riprese Gaspare, chi vi ha così... cortesemente Gabbato? ... Io non sono un tipo da interviste: non ho vinto al totocalcio; non sono un deputato; non sono un senatore; un ciclista; un pugile; una Lollo; non sono niente! 

Sono solamente un disoccupato! 

Chi mai da oggi a questa parte, ha avuta la infelice idea di intervistare un disoccupato? ...

Scusate!... Siete stato cortesemente gabbato!...

Ho mezzo litro...

Eccolo!...

Non so come l' ho procurato... beviamolo alla salute di quel cristo che vi ha mandato! 

Riempì due bicchieri.

- Bevete alla beffa, come ci bevo io, disse.

E Gaspare lo bevve con piacere! 

In quel suo bere ieratico intravidi uno schema dimostrativo del mondo.

Vidi il bene ed il male! 

La vita e la vita! 

Bevvi anch'io! 

Poi ci fu una pausa.

Ero imbarazzato!...

- Gaspare debbo intervistarvi... So che siete disoccupato qui ad Urbino!... Ecco, vorrei sapere come vivete!... Come vi arrangiate.

- Ognuno si arrangia, egregio signore, ognuno! 

Tutti si arrangiano, tutti! 

Ed alzandosi di scatto, proseguì:

- Ma noi disoccupati non possiamo arrangiarci in nessun modo, in nessuna idea perchè anche questa è perversa e ci costringe ad essere gli eterni disoccupati!...

Eterni! 

Capite?!...

Provate come è delizioso andare a prelevare un buono!...

Un buono da mille lire dono delle feste natalizie!...

Un pacco, dono del popolo americano! 

Questo è concime per aumentare il nostro numero!...

Sono ore ed ore di fila e se esci, esci con i piedi piagati e la testa a mulinello per i buoni auguri lanciati da tutti per quella vergognosa elemosina! 

Provate, provate!  Fate anche voi il disoccupato e poi vedrete!...

E sapete, incalzò Gaspare, che quelle mille lire potrebbero essere cinque? ...

Non stupitevi! 

Credete forse che noi non sappiamo??

Egregio intervistatore: le spese dei manifesti di propaganda, da dove vengono prelevate?

Voi lo sapete come il popolo tutto lo sa e che quest'ultimo, purtroppo, ci crede e paga l'ova!... Io, invece, no!...

Sorrisi! 

Forse Gaspare intuì il mio sorriso.

Si rimise a sedere ed oscillando il bicchiere vuoto, scandì:

- E così, è così!... e voi lo sapete!...

Eh!  se lo sapete!...

Ci fu un breve silenzio...

Milioni di questi uomini subitamente attraversarono la mia mente: furti, falsari, spie, prostituzione, ricatti, omicidi, si susseguivano senza posa.

Una fila spaventosa!... Avrei voluto frenarla...

E tutto giocava in quella parola: ARRANGIARSI! 

Sulla mia testa quella parola, sembrava una aureola!...

Gaspare, benchè fosse in quella cerchia, non ne era, però, contaminato.

Era un galantuomo! 

Un semplice disoccupato! 

Un innocuo disoccupato! 

Un eterno disoccupato...

Ruppi il silenzio:

- Ma voi come vivete?...

- Semplicissimo, rispose, io ho fuoco e pane a volontà.

Per il vino c'è sempre qualche anima buona...

Non trasalga!... Non sono un' possidente!...

Il bosco è a mia disposizione, come a mia disposizione è il molino.

E' chiaro?

Lo guardai perplesso.

- Ma voi...

- Capisco... Non sto farneticando... E' proprio così!  Ognuno si arrangia! 

Che manca in ogni famiglia?

Calore e pane! 

Lo stato forse ci pensa?

Col cavolo... E allora te lo procuri! 

E' giusto procurarselo? ...

- Ma con che cosa se non avete un lavoro, e di conseguenza un soldo?

- Semplicissimo: con carta e pezzettini di spago! 

Ecco il segreto... Ecco il mio bosco, il mio molino! 

Io, non rubo!... So che il codice condanna colui che si appropria di un fastello di legna e di una pagnotta di pane e lo manda in galera perchè senta caldo e si ristori per non fargli mai più venire tale tentazione... Ma con me non attacca!... Alla larga!...

- Gaspare, voi...

- So dove volete arrivare, ma ho detto troppo!... Voi volete portarmi via una "arrangeria",  per darla in pasto agli altri?

No!... Mai!... Egregio signore, mai! 

Ci campo in barba al governo, ai partiti, ai deputati ed ai tripponi di qualsiasi schiatta.

Contento, signor intervistatore gabbato?

Ora un consiglio: lasciate in pace i disoccupati poichè di noi si interessano i partiti, tutti, per lasciarci tali! 

Gaspare si alzò e senza tante cerimonie riprese:

- Quella è la porta, se porta si può chiamare! 

L' intervistatore non seppe mai che il molino di Gaspare consisteva nei cordellini che servivano al mugnaio per legare i sacchi dei clienti, che li retribuiva in farina.

 

 

Capitolo II°

 

L'UFFICIO DEL LAVORO

 

Gaspare ignorava la legge del Menga! 

Quando gliela illustrarono in tutti i suoi particolari veramente ci rimase male.

Non credeva! 

Anzi, non voleva credere...

- Possibile, ruminava fra di sé, che proprio...

Però quella legge la imparò presto! 

A sue spese! 

Da giorni la radio trasmetteva che un certo numero di disoccupati avrebbe trovato lavoro in un cantiere sorto per volontà e l'incessante interessamento di etc., etc., tanto per alleviare la disoccupazione.

 

«L'UFFICIO DEL LAVORO vi darà più ampi chiarimenti! 

Rivolgetevi, sbraitava la radio, all'UFFICIO DEL LAVORO! »

 

Gaspare, tesserino alla mano, attestante cinque anni di disoccupazione, ultimo fra gli ultimi, attendendo il suo turno, digerì in silenzio gli improperi e le imprecazioni degli stessi suoi aspiranti, diretti contro lo Stato, ai ministri i deputati e contro tutta la combutta dei magnati e dei bevete senza distinzione di classe. Ad ogni imprecazione alzava gli occhi verso un quadro che rappresentava la Vergine della Misericordia. Vergine con sotto il manto tanti figli.

Il quadro, di chi sa quale imbrattatele, era orribile.

Forse l'autore l'aveva dipinto per qualche bimbo acciocché divenisse più buono.

Però Gaspare cercava nello sguardo della Vergine il perchè di quello strano linguaggio dei suoi simili... inutilmente, però...

Venne il suo turno.

L' impiegato, esausto, rivolto a Gaspare disse per la millesima volta:

- Che c'è?

-Sono venuto per quel lavoro che ha annunciato la radio... quel cantiere... Lei sa!... Da quattro anni sono disoccupato... potrebbe...

- Potrebbe che cosa?!  Saltò su l'impiegato.

- Iscrivermi...

- E per dove? La Cina, forse?

- La radio, ho capito... Scusi, ma lei...

- Sì sono fesso, lo so... ma lei è tenuto a darmi ragguagli...

- E' venuto forse per prendermi in giro?

- No, no!  Dio mi salvi!  Voglio sapere solamente se c'è questo lavoro...

- Se ne vada... Non ho tempo da perdere!... Mi dia il tesserino! 

Gaspare glielo consegnò..

L'impiegato rabbiosamente vi calcò un bollo.

A lei, disse cortesemente, per questo mese è a posto.

Gaspare comprese che quella cortesia era fittizia.

- Grazie, e ritirando il tesserino insinuò ancora:

- Ma proprio non potrei avere informazioni su quel lavoro? Ci tengo!...

- Beh!  se ci tenete, non c'è! 

Il cantiere ha raggiunto il numero stabilito! 

-Stabilito?!  fece Gaspare mandando gli occhi a ruota libera. Ma se solo oggi la radio ha dato comunicazione...

- Evero, interruppe l'impiegato, c'è stato un contrattempo che non ha previsto né lei, né la radio...

- E cioè?!

- Il vuolsi!... Capito ?

Allora Gaspare comprese la legge di Menga! 

 

 

 

Capitolo III°

 

ELEZIONI

 

La furia si era scatenata!...

Le rotative ruggivano!...

Tirava un ventaccio per la penisola! 

Nord-Est e Sud-Est cercavano di accaparrarsi il cielo! 

Il burattinaio di Montecitorio ungeva i suoi fili con olio di lino.

I muri della penisola si accingevano a prendere la maschera da arlecchino.

Arlecchini, sguinzagliati come segugi, erano dislocati ovunque in cerca di non una precisata preda.

Erano conigli fra conigli, ma i primi con pelle da leone logora.

Carogne fra carogne! 

Poiché alla pelle, riposta nell'armadio come sempre dopo la fregatura, non avevano avuta l'accortezza di cospargerla di naftalina, tant'è che si potevano intravvedere i morsi delle tarme.

Era giusto! 

Perchè gettare i soldi per la conservazione di quelle pelli?

Tanto il popolo è cieco! 

Non vede e paga l'ova! 

Si abbevera di concioni e si inebria di queste! 

- E tu popolo, non dar retta alle cose di questa terra, poiché un giorno su in cielo troverai i salami appesi!...

- Quando tutti saremo uniti e non vi saranno più reazionari, il mondo...

- Sì, la terra ai contadini!

- Solo Patria!... Religione!... Libertà!... è...

- In nome dei nostri figli che imolarono la vita...

- I partigiani caduti indicano la strada...

- Carso, Monte Grappa, Piave!... Tre nomi che non si dimenticano...

- Maccheroni e bistecche, solo così...

- Non dimentichi il popolo che [cosa] l'appeso ha fatto per la nostra Italia.

E la finale di tutti era una! 

Pane!  Lavoro!  Libertà! 

Gaspare che non tralasciava un comizio, disse :

- Che pacchia! 

Infatti, corre, inciampa, cade!...

Però vota la scheda, in bianco.

- Quel voto è il mio avvenire, il mio domani!.

Non sarò più disoccupato! 

Crede in cuor suo di avere imbrogliato tutti.

Non ha la minima idea che invece, anche con quel voto in bianco, l'imbrogliato è lui.

 

 

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L'Italia e in trionfo! 

Da ogni parte si brinda alla vittoria! 

Baci, abbracci! 

Strette furtive di mani si intrecciano! 

I brindisi, fatti in separata sede, asciugano le botti! 

Le rotative sono cosparse di olio puro! 

Gli eletti, di evviva! 

I gonzi di fumo e di vino! 

Unto alle prime!...

Oro ai secondi!...

Mirra ai terzi!...

Mira o popolo che il fio è tutto tuo!...

Gaspare, a casa, contò le tessere.

Erano sei.

Sorrise soddisfatto.

Quel pane e lavoro, promesso da tutti, ormai non gli sfuggiva.

Aveva speso, sì, per le tessere, ma ormai si sentiva finalmente a posto. Anche con la coscienza! 

- Eh!  Chi sciacqua, sciacqua!... Chi s'arrangia, s'arrangia!  ripeteva fra di sè soffregandosi le mani.

Ma dopo la lavanda fatta ai muri con la soda e sapone..., dopo che i muri d'Italia ripresero, i loro aspetti civili, dopo del chi ha detto e chi non ha avuto, del chi è riuscito ad insediarsi più in alto o più in basso, a seconda dei gonzi, Gaspare si ritrovò in casa disoccupato con sei tessere, seicento lire in meno ed il cervello trasformato in un apparecchio radio.

- Domani tu...

- La terra...

- II comunismo...

- Quell'uomo...

Spense il cervello radio con il litro di vino regalatogli dai compagni

 

ççççççççççççççç

 

Però...

Regolarmente prese parte a tutte le riunioni.

Regolarmente non prese parte alle discussioni.

Del resto, diceva Gaspare, io non centro.

Come pluri-partito non subentro! 

E poi perchè parlare?

Perché interrompere quello che parla sempre e guai se altri alzano il dito?

Il maestro, a scuola, quando si alzava il dito si limitava a dire:

- Uno alla volta! 

Ed uno alla volta si rientrava!...

Qui invece il compagno dice semplicemente: - Fuori! 

E per quello, l'aria fuori, consiste in una aureola e due ali.

Allora è meglio ascoltare!  

La terra non pesa, ed il lavoro atteso viene.

D'altronde le due parole calde, pronunciate dal capobanda, facevano veramente effetto! 

Riscaldavano l'ambiente! 

Ed era un risparmio! 

L'unico risparmio cui i tesserati erano esenti: il caro caldo! 

Qualcuno ancora forse, non aveva previsto l'imprevisto, ma Gaspare, sì!  Ed in cuor suo si rallegrava! 

- E ricordate che chi milita sotto la nostra bandiera, lo scopo è uno: Pane!  Libertà!  Lavoro! 

Dal tono delle tre parole pronunciate bisognava aprire le finestre. Per cambiare l'aria surriscaldata...

Gaspare ormai era agganciato.

Ma con chi?! 

A casa bevve il mezzo litro liberale e si sganciò! 

Al bicchierino repubblicano, fece una smorfia! 

Il bicchiere socialista lo bevve in un fiato.

Guardò sorridendo la bottiglia regalatagli dal compagno comunista.

Il vino del Mis lo rovesciò!...

Puah!  disse semplicemente...

Tutto questo non è vino! 

E' miscela! 

E dire che tutti avevano fatto a gara per darmi del vino pregiato!  Puro! 

Dalla fonte! 

Ma il popolo può credere che una fonte dove si abbeverano leoni e che dopo avere bevuto si trasformano in sciacalli, possano dare vino puro di Cupramontana?

Purtroppo, sì! 

Tutto il popolo credeva a quella miscela, tutto! 

Gaspare, ormai no! 

 

 

Cap. IV°

 

Gaspare era amante della campagna

 

Gaspare era amante della campagna.

La frequentava volentieri.

Tutti lo accoglievano bene.

Anche i bimbi.

Anzi con i bimbi ce la faceva meglio.

Le sue storielle, oltre che rallegrarli, li facevano pensare.

Un giorno al piccolo Giorgio parlò di Cristo.

Veramente fu Giorgio che lo portò su quell'argomento.

- Racconta ora le fiabe di Cristo!...

Gaspare non si scompose e non cercò di scuotere le idee ancora tenere di Giorgio.

Non è una fiaba piccolo... E raccontò la storia...

- E così, caro Giorgio, fino al calvario Egli si è mantenuto respingendo tutti gli attacchi del demonio.

- Ma chi è questo demonio? ... Racconta...

- Lo spirito cattivo, quello stesso che continuamente combatte, il Re della Giudea cercando di smantellare le leggi e le dottrine della chiesa.

Non ti comprendo, Gaspare...

Ma perchè Lui così grande, così potente, come me lo hai descritto, non lo annienta? ...

L'orco lo avrebbe fatto! 

- Senti: finchè a Dio solamente venga attribuita la gloria di ogni evento, Egli si vale dei mezzi più deboli per operare le più grandi cose...

Gaspare in quel momento si scordò di parlare al piccolo Giorgio. Innanzi a lui aveva la turba sofferente...

Senti: - Maometto è mandato da Dio per castigare i popoli rei di ingratitudine e di ribellione contro l'agnello dominatore del mondo. All'età di 40 anni, si spacciò per profeta e proclamandosi ispirato da Dio, ideò una nuova religione...

Compose un suo libro sacro che chiamò Corano.

E' il vangelo dei maomettani...

Corano, però, ch'egli non scrisse, perchè non sapeva ne leggere ne scrivere e che dettò ad un altro...

Ricorda, Giorgio, che la legge del Corano è la legge dell'odio violento per l'infedele! 

- Perchè, interruppe Giorgio.

Gaspare dolcemente proseguì:

- I maomettani detestarono i cristiani, i giudei, gli indiani... Combatterono e devastarono dapprima i popoli che osarono ribellarsi a Cristo.  L'impero dei persiani, che si estendeva nelle provincie dell'Asia e dell'Africa, bagnato un giorno dal sangue dei martiri è messo a ferro e a fuoco...

Ma, caro Giorgio, il delitto attrae il castigo come la calamita il ferro.

- Non ti capisco... Questa non è una favola! 

Gaspare si scosse.

- Hai ragione, piccolo mio...

Non è una favola. Ancora queste cose non le puoi comprendere...

- Sì!... Ma tu hai detto che Cristo amò tanto i poveri, perchè?! 

- Giorgio, guardami... guardami bene negli occhi e ascolta: Ogni povero è un cristo qui in terra... in ogni povero rivive l'uomo della Giudea, forse di più, poiché oggi questo è più Cristo di Cristo! 

- Più Cristo di Cristo? Allora sono tutti in croce!...

- E' un modo di dire... sei curioso tu...

- Curioso per forza!  Quando parli di queste persone, la tua voce ha un altro suono: non è la tua!...  Assomiglia al tremolio delle stelle. Ma che cosa è mai questo povero?

- La morte che vive, la morte che cammina! 

- E' divertente, racconta!...

- Non tanto, non tanto!...

- Ti commuovi di già? ...

Gaspare in quel momento sembrava più bambino di Giorgio. Accarezzò i suoi capelli e stringendolo al petto, quasi cullandolo, più che parlare, sussurrò:

- Il nostro popolo, disoccupato ha solamente un grande coraggio. Sa soltanto soffrire...

Non sarà mai capace di fare qualche cosa di buono, di creare...

Però, per questo non gliene danno il tempo! 

Da noi il popolo povero e disoccupato, è uno schiavo!...

Non schiavo, come quando questa parola significava, signore, perchè era mantenuto sano e robusto, no! 

Oggi è schiavo dell'esistenza e della assistenza; schiavo della miseria... La miseria!... E nessuno bada a lui! 

Nessuno! 

Un giorno saprai che tutti, il partito, il governo, la lega, se ne strafregano

Anzi lo inaridiscono! 

Perchè così deve essere... 

Ma c'è il ricco!... Il potente... E lui può!...

- Il ricco? ...

- Senti Giorgio: il ricco non ha tempo di curarsi di lui.

Guai se gli si accosta...

Lo sfugge, ha paura!...

Poiché per il ricco il povero rappresenta Giobbe! 

- La peste, allora!...

- La peste!... hai ragione...

E qualora un povero, lacero intirizzito, con gli occhi solamente, perchè non ha più voce, implora un posto fra i suoi cani per sfamarsi, gli sputa, lo percuote.

- Lo fa percuotere?

- Non con la frusta, ma con la fame! 

Perchè questa divenga compagna inseparabile della sua esistenza.  Ed a lei il compito di mantenerle continuamente le ossa! 

A lei il compito di dirigere il pensiero del povero!...

E la morte, in un canto, sogghigna ed attende la fine della lotta cruenta tra l'uomo e questa.

Lotta di esistenza... Tu non comprendi, ancora...

Il povero trascina per anni ed anni queste due megere, attanagliate nel suo corpo...

Megere che l'abbruttiscono, lo consumano, lo dilaniano.

E non osa cacciarle! 

Non osa ribellarsi! 

E guai se si ribella! 

Guai se osa alzare la voce per un attimo solo! 

Nessuno saprebbe più niente di lui! 

Fuor che Dio! 

Gaspare si scosse... Mà che ti dico, piccolo mio?

Giorgio allargò gli occhi.

- E' interessante, disse, e perchè fuor che Dio?

- Fuor che Dio!...

- E perchè il ricco, odia il povero?

- Una cosa difficile per te... Non puoi concepire ancora la differenza sociale...

- Non conta!... Ma non gli vuole mai bene?

- Sì... Una volta...

Una volta solo! 

Gaspare divenne cupo.

Una volta... e solamente quando i capitali di questi signori sono in pericolo e il povero deve accorrere per salvarli...

Gaspare in quell'attimo non vide più il piccolo Giorgio.

Lo strinse... forse gli fece male, lo scuoteva come un pupattolo e come narrandogli, il passo importante di Cappuccetto Rosso, sogghignò:

- Deve farsi ammazzare, allora...

Deve fare la guerra! 

Per forza! 

Poiché, dicono, che cè in giuoco il prestigio tutto della patria.

Solo allora è grande! 

Solo allora lo si innalza

E se vince diventa un eroe...

Se perde, un traditore! 

Ma bada che il suo eroismo cessa col giorno della vittoria...

Al ritorno a casa, sarà di nuovo preda della fame e della morte!  E tutti contribuiranno a gettarlo in braccia a queste...

Gaspare non proseguì.

- Ecco perchè Gesù... disse Giorgio

- Ama le sue creature, interruppe subitamente Gaspare, e per redimerle fu messo in croce.

- Bel sacrificio, disse Giorgio divincolandosi dalla allentata stretta di Gaspare.

 

 

Cap. V°

 

I  MARZIANI  E  LE  TESSERE

 

Gaspare quel giorno non aveva un soldo.

All'Ufficio del Lavoro, sul tesserino, il solito bollo e la medesima risposta:

- Niente di nuovo!

- Grazie, disse come al solito umilmente, Gaspare.

Uno, un suo pari, gli offrì una sigaretta.

Gaspare non fumava! 

L'accettò! 

Gli poteva servire.

In quel giorno gli scandali avevano invaso la penisola!  Ragazze squillo, ragazze clacson e uomini di timone che v'erano coinvolti, avevano messo a dura prova il cuore degli italiani.

E come se non bastasse, vennero pure i marziani. Uomini piccoli e strani che da intelligenti, non rapivano le donne; forse non sapevano che farsene o forse non volevono corrompere il loro pianeta: si limitavano ad asportare alle nostre donne, calze, reggipetti e fiori.

Si vede che le prime non esistono! 

I secondi, nemmeno! 

I terzi, meno belli dei nostri.

Vorrei vedere i poveri marziani quando avranno importata la moda, terrestre...

Malediranno la Terra perchè avrà tolta, loro la felicità di mariti. Però Gaspare non si lasciava travolgere.

Disse solamente:- Così!... Così!... Tutta roba comune, tanto comune che serve solo in ultimo per quella famosa legge istituita del Menga! 

Anzi, si scervellava Gaspare, vorrei sapere perché tutti si struggono il cervello per questi affari...

Vorrei sapere perchè tutti, ..

No!... Non voglio sapere, ed indagare, ..

Il popolo ci crede e paga l'ova! 

Peggio per lui! 

Rientrò in casa;

Scolò la bottiglia democristiana e strappò una tessera,

- Quando accadono di queste cose, disse fra di sè, non sta bene che un galantuomo tenga in tasca... No!  no!...

Accese uno zolfanello ed attese brucciacchiandosi le dita, che l'ultimo lembo di quella tessera scomparisse. Allora fu soddisfatto!  Gli sembrò di dormire contento!  Gli sembrò.

Ma dall'espressione delle sue labbra che lentamente passavano al sorriso, si poteva intravvedere Gaspare davanti ad un impresario che dietro raccomandazione delll'Ufficio del Lavoro, lo aveva finalmente assunto...

Poi, una smorfia di disgusto, come se Gaspare avesse avuta la solita delusione.

Al mattino, non pensò al sogno!...

Fuori seppe di un nuovo scandalo.

Stracciò rabbiosamente altre due tessere e si aggirò come un ebete balbettando:

- Allora?!  Allora?!...

Quella leggiaccia che lo attanagliava, ora lo percuoteva. Sentiva che, in lui non scorreva tutto pari, e non sentiva che da tre giorni lo stomaco reclamava a gran voce:

Pane! 

Ma i cordellini per il molino, erano diventati una chimera.

Come per il lavoro, l' Ufficio omonimo.

Cadde! 

Alcuni volenterosi lo rimisero in piedi; ma veduto che le gambe di Gaspare erano divenute flessibili, lo adagiarono su di una panchina.

- E' ubriaco, dicevano...

- Con questa arietta, la smaltirà! 

- Però non si concepisce come questa gente possa avere tanto denaro per...

Gaspare udiva tutto! 

 

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All'economato dell'ospedale ci fu un putiferio! 

Gaspare, secondo loro, risultava apolide! 

Il municipio, infine, dovette rendersi garante.

In Italia, per un disoccupato c'è da prevedere anche questo!  Poiché vi regna solamente il danaro e l'avidità di questo.

Non stupite! 

Ognuno l'ha nel sangue!  E' un bacillo nuovo! 

Bacillo che nessuno combatte poiché si è destato in tutti!  non sanno che quel danaro si chiama: Iscariote

Oro: tu rendi l'uomo assassino! 

 

X   X   X

 

Gaspare, all'ospedale, dopo avere subito lavande su lavande e dietro l'assistenza di una suora, la quale intuendo la vera malattia, gli rimise in moto lo stomaco dandogli il lavoro necessario, fu dimesso e rinviato a casa.

Appena fuori aspirò l'aria pura! 

La sua! 

Quella dei disoccupati! 

E non pareva mai sazio! 

Liberatosi dall'acido fenico che gli circolava nel corpo, invece che a casa andò da Pippo. Pippo era un vecchio amico.

Di idee estremiste, che a ragione o a torto, era rimasto fedele alla base.

Quella base, però gli procurò una vita.  Perchè seppe, con il suo lavoro procurarsela.

Era il ciabattino del rione.

Alcuni lo chiamavano scherzosamente: L'intellettuale! 

Altri:- Dottore...

Altri:- Becchino! 

Questo a seconda delle riparazioni di quelle povere e non mai disoccupatissime scarpe.

Nel vedere Gaspare, Pippo cacciò la lesina nella pece! 

- Tu?!  disse, hai fame?! 

- No!... per il momento, no!... Ho sete!...

- Sai dove trovare l'acqua senza che io mi alzi...

- Non è sete d'acqua!...

- Gaspare!  esclamò Pippo togliendosi gli occhiali, non ti comprendo! 

- E' sorto un nuovo scandalo... Dicono che sia uno scandalo per nevrastenia.

Gaspare, reclinò la testa.

Pensava!... Poi:

- La solita maschera sopra il tormento della miseria...

E tutto questo, rientra nel programma di lor signori! 

Per allarmare il popolo...

- Gaspare, interruppe, Pippo, non dire sciocchezze... in alto non hanno paura di un popolo tenuto in letargo...

- Sì!  ma è il popolo che sconta il fio di un gruppo di privilegiati... Ed anche io, anche tu, siamo il popolo, capisci? ...

- T'inganni!... il governo conosce bene i suoi polli... Come vuoi che il popolo ridotto allo stato miserabile in cui si trova osi ribellarsi?!...

E tu, credi ancora, che osi ribellarsi? ...

Credi ancora ai manipolatori di rivoluzioni?

Credi che ci siano uomini che vogliono la rivoluzione? ...

Per farla, riprese Pippo dopo una breve pausa, ci vogliono a capo uomini che non conoscono questi! 

Aprì con forza e rabbia lì cassettino del deschetto; estrasse un pugno di carta straccia monetata e la scaraventò, sul muro.

- E capisci che al governo lo sanno?

Sanno che con la fame ed il vino la rivoluzione non si fà...

Ecco, perchè il nostro popolo è tenuto in miseria e lo si lascia bere...

E gli uomini, lassù, bevono alla sua bella salute e lasciano correre...

Perchè se si avverassero tutte le rivoluzioni sognate e discusse caldamente da tutti gli uomini del mondo, nelle osterie, a quest'ora sarebbero saltate anche le stelle.

Ogni loro parola contiene una tonnellata di nitroglicerina.

Ogni gesto sembra ribaltare il mondo.

Pare che tutti siano, pronti ad incendiare l'universo!...

Invece non si incendia che il loro cervello saturo di alcool.

Ci fu una pausa.

Pippo cacciò rabbiosamente due chiodi in una scarpa raccomandabile. Poi riprese : - Al, governo, si sanno queste cose!...

Si sà che la rivoluzione in Italia è una solenne sbornia che passa quando passa quella! 

E il governo lascia correre...

Se, poi... qualche scalmanato... volesse... non ti preoccupare, c'è chi ci pensa! 

Riprese ad infilare chiodi canticchiando:

Pane, amore e fantasia son tre cose...

 

 

Capitolo VII0

 

(Nota. Non è indicato il VI° Cap.)

 

La vera battaglia avveniva invece a Monteciborio

Al monte sacro! 

Riservato agli dei! 

E da questi tenuto stretto con le unghia e con i denti! 

- Per il popolo, dicevano, tutti! 

Gaspare, invece pensava che era .per l'epa! 

La loro, però! 

- Non ho mai assistito ad uno spettacolo così degradante come quello ammannitoci dai fantocci di Monteciborio, mai!  disse a Pippo.

- E tutti applaudano questi pupi, tutti!  Capisci?! 

Anche quelli con il tesserino dove nel bollo mensile c'è impresso il loro volto!...

La fame!...

Non so spiegarmi ancora il perchè! 

- E' semplice, rispose Pippo, lo ripeti sempre, dici che lassù sanno che il popolo...

- Hai ragione... E' così! 

- Chi sciacqua, sciacqua, hai detto tu?

Ebbene lassù hanno messo in moto il tuo motto!...

Così sarai contento... Fatti dare i diritti...

- Non scherzare! 

- Non scherzo, rido!...

Rido... Ma vuoi comprendere finalmente che tutti i partiti ci portano in giro ?

Vuoi comprendere che la lotta è solamente per il potere?

Comprendi che tutti fanno a gara per immiserire il popolo, per attrarlo e per poi scagliarlo l'uno contro l'altro? .

Scagliò il martello. Si assestò il grembiule e sventolando le mani sulla faccia di Gaspare:

- Comprendi che la vittima è lui?!  Lui solo, perchè è l'unico che si lascia accalappiare?! 

Un pesce e un amo! 

Una spina e un uncino! 

Ma sempre la spina rimane attaccata a l'uncino! 

E lo sai che tutto questo avviene per quella epa che a molti, quasi la totalità, non manca? ...

Perchè così deve essere! 

Trova un deputato che deve arrabattarsi per fare la spesa!...

Trovalo! 

Lo trovi invece intento a studiare, come il popolo non possa fare la spesa, onde gettarlo l'uno contro l'altro! 

Trova un disaccordo fra di loro su l'aumento dello stipendio...

Trovalo! 

E perchè? perchè questo aumento viene approvato all'unisono.  Ma non li trovi d'accordo qualora debbono concedere il sussidio straordinario (duecento lire al giorno) ai disoccupati perchè questi, alla fine del mese, hanno lo stipendio da madre natura: l'aria! 

Onorevoli Deputati, Onorevoli Senatori, l'aria è buona, salubre, specialmente quella di montagna.

Provate a respirarla.

Vi farà bene! 

Rischiarerà le vostre idee! 

Separerà la rena dalla calce! 

Renderà prono lo stomaco per Monteciborio

Ma però, farà di voi dei Cristi! 

Più Cristi di Cristo! 

On. Deputati, On. Senatori, voi che tenete in mano le redini di questa cavalla di Troia, sapete che in quel ventre l'aria di madre natura non basta! 

Pensate che nel suo interno c'è un ossario.

Voi, lo sapete! 

Sapete che il popolo non può vivere di quest'aria! 

E perchè voi gliela fate, respirare?! 

Per gonfiargli i polmoni! 

E... non per allentargli la cinghia! 

Come sarebbe bello che un ventisette qualunque (giorno lieto od infausto) l'impiegato addetto allo sportello cui puntualmente vi consegna la bustarella, con il sorriso uguale e stupido vi dicesse:

- Questo mese, niente!  Lo stato non ha fondi! 

Allora, solo allora, per un attimo, vorrei ritrarre la maschera del vostro volto!...

La maschera! 

E la trasformazione continua di questa! 

Seguirvi, quatto quatto, fino a casa! 

Spingervi per gli scalini, perchè voi arrivaste prima, per annunciare alla vostra donna, ai vostri bambini:

- Questo mese non hanno pagato! 

Vedrei così, lo svenimento di donna ics e l'isterismo di donna ipsilon. Perchè diranno che non potranno dare il sostentamento ai figli! 

Ai figli! 

I loro!...

Solo allora, vorrei vedervi, o maschere pagate dal popolo! 

Vorrei...

Voi che non vedete mai la faccia dell'uomo che solamente ha potuto totalizzare tre giorni di lavoro, in un anno, e che per quelle tre miserabili giornate, ha sofferto, pregato, maledetto, per farle e per poi sentirsi a dire:

- Il mandato non è pronto! 

E quando è pronto, si sente rispondere:

- Ritornate!  L'esattoria non ha soldi! 

Allora potrete comprendere!...

Onorevoli, guardate un attimo in basso.

La bufera flagella questi poveri Cristi! 

Li flagella senza posa

Non gli da. tregua! 

Rubano! 

Ma solo a voi è addossata la responsabilità! 

Poiché, voi guidate lo sparuto gregge tosato a zero, fino all'aldilà! 

A casa distrattamente alla sera dopo le vostre inconcludenti fatiche, guardate un attimo il taccuino dove avete annotate tante promesse! 

Lo specchio, poi vi farà vedere, il vero.

Ipocriti! 

Non ho altro da dire.

 

 

Capitolo VIII°

 

Quella sera Gaspare, in casa di Pippo, sembrava una'persona astratta.  Pippo, come al solito, cercò di animarlo.

- Senti, gli disse, se tu continui in questo strano modo di presentarti in casa mia, ti consiglio di passare le serate in chiesa.  Benché credo che lo Scaccino non se la senti!  [Scaccino, sacrestano; deriv. da scacciare, perché tra gli altri compiti aveva quello di allontanare i cani]

Si può sapere a che pensi?

- Penso, disse cupamente Gaspare, che ieri al governo c'erano dei galantuomini.

Ed il popolo tutto si fidava di questi! 

Che poi finivano la loro esistenza con il popolo, o buona o cattiva che essa fosse.

Esistenza basata solamente per la felicità di questo popolo, poiché questo, allora, era la vera arteria della nazione.

E guai, Pippo, se fosse mancata questa...

E guai a coloro che intrapponevano ad ostacolarla.

Oggi, non è così... Oggi l'onorevole deve farsi uno sgabello comodo per il suo domani...

Deve farlo!...

Perchè se non lo farebbe saprebbe benissimo la sua fine! 

Quella stessa fine che lui ha fatta fare a milioni di idioti che hanno applaudito, le concioni da lui ripetute su tutte le piazze d'Italia.

E che le ha ripetute centinaia di volte davanti allo specchio..  

E davanti allo specchio ha anche intravvisto chiaramente:

Una rivoltella!...

Un postribolo!...

Un volo finito con il contatto della terra o dell'asfalto!...

A scelta! 

Ed ha sorriso, beato! 

Era questo il fine...

E... fra le loro mani oggi corrono dei miliardi!...

Capisci, Pippo, dei miliardi!...

Pippo lo squadrò un attimo, poi riprendendo il lavoro sogghignando esclamò:

- Un miliardo ?!  Puh!... carta straccia, oggi... Non vedo in questi dei ladri...

Gaspare roteò gli occhi! 

Meccanicamente allungò la mano per prendere il martello.

Pippo, svelto, glielo impedì.

- No, Gaspare, disse Pippo, no!  serve per le scarpe e non per la testa, purtroppo ti comprendo... e comprendo lo sdegno...

Gaspare si alzò.

Disse solamente in un ghigno:

- Anche tu, dunque? Anche, tu?! 

- Calmati, calmati... è così e così deve essere! 

- Tu bestemmi!...

- Non io, Gaspare, il popolo... tu, lui, coloro. Tutti! 

Tutti sappiamo! 

Ma tutti tacciamo! 

Per vigliaccheria! 

Tutti vediamo! 

Ma tutti cerchiamo di non vedere, di credere alla realtà, perche abbiamo paura.

Paura di dire delle verità!  Paura di noi stessi! 

Paura di essere immischiati in quali obbrobriosi vertici...

Vertici che ci renderebbero folli! 

Ebeti! 

Perchè noi abbiamo paura di tutto e di tutti, poiché questa paura ce l'hanno inculcata fin da bambini...

Ma questa paura non a tutti è stata inculcata.

Oggi, così loro la iniettano a noi!...

Guardati attorno! 

Guarda da chi sei circondato! 

Senti forse tu, oggi, di vivere in una repubblica?

Senti forse di respirare il tepido venticello primaverile, come una primula repubblica dovrebbe farci respirare?

No!  non lo senti! 

Un vento monarchico si è abbattuto sulla penisola.

Un ventaccio noioso, insidioso che rende la nostra atmosfera una cappa di piombo.

Sfacciatamente l'ex re rinfaccia alla repubblica il forzato esilio dalla sua madre patria.

Che cosa vuole dalla repubblica questo ex re?

E che, forse in una qualsiasi repubblica del mondo, il re, dopo essere stato deposto, non ha scelto la via dell'esilio?

E poi, che manca a lui nel suo esilio?

Una Patria?

Ma questa patria che lui vanta per i suoi figli, forse non mancava agli esiliati, ai deportati di ieri?

Questo ricordi l'ex re! 

E lo ricordino oggi tutti coloro che hanno aperto le fauci a quel ventaccio noioso ed insidioso.

Ma tutti tacciono : Tu!  Colui!  coloro! 

Per vigliaccheria! 

Apri una pagina di giornale e che trovi?

I Savoia! 

Ma nessuno pensa alla fuga dei Savoia! 

Nessuno pensa alle rovine, alle miserie che lasciò il Savoia! 

Lo pensano solamente gli scampati dalle deportazioni! 

Gli scampati dagli elettrici reticolati! 

Gli scampati dalle camere a gas! 

Gaspare, non parliamo più di questo.

E' meglio...

Cosi non ci guastiamo il sangue...

Ma Gaspare correva dietro un suo pensiero che lo assillava. Quel pensiero glielo iniettava la morte! 

Sua amica, ormai e consigliera! 

- Non m'importa di nessuno, Pippo! 

Di nessuno! 

Odio tutti, comprendi?!  Tutti! 

Il piatto su cui e posata la vita è falso, è di creta!...

Si può rompere da un momento all'altro!...

Ed è inutile che lo imbrattino con degli scarabei, è inutile che lo cuociono.

Rimane sempre di creta! 

Come me! 

Come te! 

Come tutti! 

Ma bisogna togliere quegli scarabei!...

Bisogna far vedere la creta com'è!...

E non com'è manipolata...

- Perchè ti alteri cosi, disse Pippo.

Purtroppo Pippo non sapeva che la morte ormai aveva Gaspare sotto il suo manto.

- Tempo verrà, proseguì Gaspare, che tutto sarà tolto e cancellato.

- Ma quando?! 

- Quando l'uomo saprà di essere uomo! 

La morte soffregandosi le mani sorrise! 

Però da un lato, passo, passo, la fame come uno sciacallo, seguiva la morte.

Aveva anch'essa i suoi desideri! 

 

 

Capitolo  Xo

 

LIRAB

 

Nell'Irab dove viveva il nostro Gaspare, come in tutte le Irab comandavano i caporioni, i magnate ed i bevete.

Guai se alcuno avesse osato portare una riforma per il bene dell'Ente.

Guai! 

I magnate ed i bevete, allora, si irrigidivano puntando il pollice verso!  L'uomo, designato a frenare e risanare una vacca sempre magra, era con quel pollice già condannato.

Lo avevano imparato dai romani! 

Condannato lui, chi lo aveva scelto e chi lo aveva inviato.

Così avviene purtroppo, oggi, nei nostri istituti di beneficenza!  Ed il governo lo sa e finge di non saperlo.

Perchè il verbo mangiare è l'unico verbo che oggi si possa coniugare. Ed una volta coniugato è ben difficile liberarsene. E' il verbo: tenia! 

Tutti, oggi coniugano questo verbo fra i colleghi, ammiccando l'occhio e dicendo.sottovoce :

- Che cerchi?

Io mangio! 

Tu mangi •

Essi mangeranno! 

Noi mangiamo! 

Voi mangiate! 

Coloro...mangeranno! 

Gaspare finalmente venne scelto presidente di un istituto denominato Irab e che veramente aveva bisogno di un galantuomo, per gettare polvere negli occhi dei gonzi.

Ed appunto le autorità lo avevano scelto! 

Scelsero lui ben sapendo che era già in partenza silurato, se non era un fesso.

Perciò! 

Gaspare nel suo lavoro nuovo, scartabellò, dosò il marcio ed il buono.

- Tutto da rifare, disse fra di sè, tutto! 

- Tutto da rinnovare!... E soprattutto tutti da cambiare! 

Era. risoluto! 

Ora basta! 

Non più chi sciacqua sciacqua, non più!...

Ma le volpi amministrative in poco tempo lo immersero in un bagno sconosciuto a Gaspare.

Lo sciacquarono talmente che sembrava uscito, da una lavanderia a secco!  Però, Gaspare non si scompose.

Capì l'antifona! 

Disse: -… E' la radice!...

E la radice si recide ma non si sdradica.

Poiché quella che rimane ha sete! 

Nè si sazia mai! 

Non è mai sazia! 

Ed ha bisogno di rinvigorire! 

Per moltiplicarsi! 

Per diffondersi! 

La sradicherò!...

Povero Gaspare...

Gli misero subito innanzi un foglio dove si dichiarava dimissionario, foglio preparato, precedentemente, come avevano preparato per gli altri, e cortesemente l'invitarono a firmarlo.

Gaspare disse: - Non firmo! 

La legge dà questo diritto! 

Sono qui in qualità di medico! 

Debbo risanare!...

Non firmo! 

Gli fecero sapere cortesemente che alla legge che accennava se ne contrapponeva un'altra.

- Non andate più avanti, sogghignò, la conosco!  Firmò! 

Gettò la penna e con un gesto ieratico disse:

- Non credo che la vacca da voi amministrata possa reggere ancora.

Puntellatela!  Puntellatela! 

Le sue viscere sono già putrefatte e non troverete li dentro che vermi!  Addio! 

Se il ragionamento era chiaro, era chiaro anche il vino che scintillava nei bicchieri che i vecchi amministratori, alzarono subito dopo, brindando alla .salute del siluramento del nuovo, chirurgo.

E di bottiglie ne avevano tante! 

Tante da brindare alla faccia di tutti quelli che avessero osato togliere loro di dosso la gran croce di magnate.

Poi!... a Gaspare gli affidarono un incarico disinteressato.

Umano! 

I calendari della Croce Rossa.

Gaspare fece il suo dovere ed era contento.

Consegnava i calendari, rilasciava la ricevuta, ringraziava, salutava ed era sempre cortesemente contraccambiato.

L'opera filantropica era di suo gradimento poiché intravvedeva almeno qui una uguaglianza ed una fratellanza non comune.

Mentalmente ruminava:

- Eppure gli uomini in fondo sono buoni... ho esagerato condannandoli! 

Ma dovette subito ricredersi

Subito! 

Portò il calendario al Preside di un liceo.

- Vengo da parte della Croce Rossa.. Ho questo calendario...

II Preside lo prese, lo ammirò, lo rigirò esclamando:

- Bello!... Veramente bello!...  Lo accetto volentieri... Un pensiero proprio gentile!  Ve ne sono veramente grato! 

Questo poi mi ci voleva.

Guardi l'appenderò qui! 

Ringrazi il Comitato da parte mia...

Gaspare mangiò la foglia e timidamente sussurrò:

- Sa... il calendario.. sì, veramente è bello...

- Bello?!  Bellissimo!  interruppe il preside, rimirandolo

- E... riprese Gaspare, per la misera somma di duecentocinquanta lire, vale la pena...

- Che?!  fece il Preside accigliandosi, 250 lire?

- Duecentocinquanta, replicò Gaspare a bassa voce, duecentocinquanta, capirà...

- Ma io non posso spendere; la scuola non ha fondi!  E poi, che me ne faccio?

Guardi: qui ne ho tanti e tanti che non so proprio dove appenderli!  Assicurazioni di ogni genere li mandano, anche il Buttan Gas, ecc. un ingombro!  No, no!  Non posso! 

Gaspare ritirò il calendario.

Glielo avrebbe però sbattuto volentieri in faccia! 

Porse lo trattenne l'infermiera ed il piccolo bimbo smagrato...

- Vigliacchi, disse, vigliacchi! 

Riconsegno alla sede il materiale ricevuto.

Poi un'oretta la passò con Pippo bisticciando come al solito.

Non andò a dormire.

E camminando ripeteva continuamente:

- Il mondo, il Mondo! 

E vedeva gli uomini con il vero volto! 

Fatto di bocca e denti!  Denti appuntiti! 

Bocca a tunnel! 

Pronti a ghermire i secondi! 

Per i meschini incappati in quei diabolici dentacci.

 

 

Capitolo  XI°

 

- Raimondo ha rubato!...

- No!  non può Raimondo...

- Raimondo ha rubato!... Il tono di Gaspare era aspro.

Pippo si limitò a dire: - Come?! 

- La fame lo assediava con una calma inesorabile.

I suoi tentacoli avvolgevano la casa, le cose, i suoi bimbi...

Si confidò con me!...

II suo sguardo era buono, ma in quella bontà si leggeva chiaramente la lotta sorda che avveniva dentro di lui.

- Non ho lavoro, mi diceva, i bimbi a casa reclamano ed il loro sguardo implorante mi faceva paura.

Sembrava che il colpevole fossi stato io... capisci? Ma io non lo sono. Ed è per questo, Gaspare, che ho deciso di strozzare la fame!  Per la famiglia, per i figli!...

- Ma, Raimondo!...

- Per i figli, riprese, per loro! 

Ho creduto anch'io!  Anch'io ho sperato!...

Ora vedo nel mio cervello attraversare un turbinio multicolore di facce arlecchine che ad ogni momento mi dicevano:

Ferma!  Leggi!... Qui c'è pane e lavoro!...

E vedevo in ogni angolo, in ogni via treni carichi di pane, bastimenti carichi di grano, visi allegri, bimbi giulivi.

Un mondo, nuovo! 

Una famiglia rimessa a nuovo! 

E' la pace desiderata da millenni...

Capitale e lavoro andare allegramente a braccetto! 

Giustizia ed ingiustizia infine baciarsi! 

Primavera sopra un mondo grigio...

Quella sera mia moglie a casa, continuò ghignando Raimondo, mi disse che non cera più nulla...

- Aspettiamo, verrà il lavoro...

- I bambini non aspettano!... Noi, sì! 

La fame mi aveva preso alla gola e pareva volesse soffocarmi.

Mi ribellai! 

La lotta sovrumana ebbe allora inizio.

Bussai disperatamente a tutte le porte e lei era lì, al mio fianco, sempre sorridente...

Allora decisi! 

- Nessuno saprà, dissi a mia moglie, nessuno!... Sii forte... è per i figli!... Uscii! 

- Dove vai? mi sussurrò dolcemente la fame.

- Lasciami, non hai ancora vinto! 

- Eppure mi sono interessata di te, di te...

- Lasciami...

- No, :ti voglio bene.

Ed è un'opera buona quella che sto compiendo...

Non dovrei dirtelo, Raimondo...

Senti: non andare a rubare...

Non c'è bisogno di rubare per vivere... Dammi il tuo orecchio, lui solo deve udirmi...

Ed in un soffio: - Non chiamare il tuo prossimo compagno, chiamalo fratello! 

Solo allora, non avrai più fame!...

- Fu allora che mi decisi, disse Raimondo in un impeto di collera. Mi decisi, Gaspare!  Andai a rubare, capisci?!  Per non averla più alle costole.

- Ed ora? ...

- Andrò in galera!... Mi hanno scoperto...

Sono stato veramente un ladro da paesetto... ed i figli mi malediranno.

Ho rubato per il pane... mi hanno scoperto, denunciato ed ora braccato.

- Costituisciti subito, gli dissi, subito! 

Quel furto per il pane, i giudici, te lo faranno digerire lentamente.

Non ne farai certo una indigestione di quel pane.

Ma di anni, sì! 

E' la giustizia!...

Raimondo, chinò il capo.

- Farò come tu dici... ma i miei figli? ...

- La società non li farà morire di fame!... Stai tranquillo!... Uscì, da casa mia, un morto! 

Comprendi, Pippo?!  Un morto! 

Bisogna fare subito qualche cosa, disse Pippo.

- Non c'è niente da fare...

Gli avvocati non patrocineranno mai una causa per un uomo che ha rubato del pane...

E dire che non era un imbecille! 

 

X    X    X

 

Però Raimondo ebbe le attenuanti e fu rinchiuso in un manicomio. Però, si comportò bene.

Ascoltava le escandescenze degli altri internati e sorrideva tristemente.

Forse, come lui, ve ne erano tanti e tanti, chiusi ingiustamente...

Perchè così voleva la società! 

Poiché così doveva agire la società! 

Per il bene della società! 

E' così oggi, per chi ruba un pezzo di pane.

Poiché questo non può corrompere la società perchè privo di mezzi.

Gli stupratori milionari! 

Gli sfruttatori di case bianche! 

I vampiri di ragazze squillo! 

Hanno una legge! 

E questa legge oggi molto spesso chiude un occhio, dopo averli chiusi prima tutti e due. I magnati valgono più della legge, perchè questa, oggi, è diventata più menga del menga.

La iniezione oro, orifica il corpo! 

Ed una volta fatta nessuno riesce a disintossicarlo.

Nessuno! 

La inezione è buona e tutti consentono a farsela iniettare.

Tutti! 

Ma quel sangue del povero un giorno dilanierà il vostro corpo, poiché diventato sterile, marcirà rendendo piaga il corpo che lo ha bevuto. Allora, solo allora, le carni si apriranno! 

Il marcio farà vedere i vermi satolli di tanto putridume, di quel putridume che avete scentemente seminato.

E sarà tardi, per voi, il grattare! 

Poiché essi brulicheranno senza posa e stanchezza, risparmiandovi il cuore. Questo lo lasceranno per ultimo.

E' un bocconcino prelibato, dolce! 

Dolcissimo.

Poiché il vostro cuore ha accumulato tutta la parte zuccherina che avete fregata agli altri! 

E quei vermi sono ghiotti, come lo siete stati voi! 

Del resto, è la parcella!...

 

X    X   X

 

Nel cortile del manicomio quel giorno si lavorava.

Lavoro, si intende, come può essere fatto in un manicomio.

Raimondo, diventato il N° 47, portava la sua carriola carica di mattoni come gli altri.

Poi come gli altri si soffermava, asciugava il sudore che non aveva, così meccanicamente, imitando i suoi compagni.

Era ormai una abitudine quella di portarsi le mani alla fronte.

Forse doveva essere di prammatica, nel manicomio...

Come i saluti e gli inchini di tutti! 

Dietro di lui si asciugava pure la fronte il N° 8l.

Sbuffava come un mantice! 

Raimondo, lo guardo.

Pensò fra di sé che il carico fosse stato troppo eccessivo. Ma quando vide la cariola rovesciata non potè fare a meno di esclamare: - Ma tu, amico bello... perchè mai? ..

- Tira avanti N° 47, gli rispose il N° 8l, credi forse che io sia proprio matto?  Il N0 21 non può riempirla... Così passo e mi risparmio...

E...si vede che sei di sinistra! 

Quel fatto a Raimondo bastò! 

Ribaltò la carriola, si liberò dai mattoni e spingendo avanti a rovescio pensò:

- Il N° 81 ed il N° 21  sono o non sono pazzi?!...

No... Il pazzo è il N0 47! 

Io! 

Scontò la pena e fu travolto di nuovo nella bufera della vita ormai predestinata.

 

 

Capitolo Ultimo

 

Gaspare venne trovato in un burrone

 

Il suo sonno era dolce ed eterno come tanti altri! 

I giornali avevano dato l'annuncio che si era ucciso per nevrastenia! 

Nient'altro! 

Una riga! 

Del resto, la stampa oggi, non può badare ad una bara rabberciata.

La stampa, oggi, deve esaltare il governo! 

La Lollobrigida, Sophia Loren, Coppi, ecc...     [Coppi cancellato dall'autore]

Non può dedicare le sue colonne ai suicidi dei disoccupati! 

Questi, non contano! 

Questi, se esistono, non esistono! 

Per la stampa! 

Per il governo! 

Per tutti! 

Ma quei suicidi parlano chiaro.

Dimostrano la vera attuale situazione della nostra Repubblica ed i problemi cui è chiamata la classe dirigente.

Chi si uccide, sì, è un vile! 

Chi si uccide per un furto scoperto: è un vile! 

Ma... il disoccupato non è un vile! 

Egregi signori: - Il disoccupato che si uccide è conscio del suo gesto e voi, solo voi, ne siete i diretti responsabili, di quel gesto. Perchè, voi non siete capaci di procurargli lavoro.

Il lavoro della sua vita.

Della sua famiglia.

E' comoda la parola "Nevrastenia" gettata sopra il disoccupato che si uccide per la fame.

Occorre altro! 

E voi, voi soli ne siete i diretti responsabili! 

Solo voi! 

Voi, che non volgete mai lo sguardo indietro.

Questo, per paura che la vostra pancia cedi di qualche millimetro.

Ma su di voi un giorno cadrà l'anatema! 

Il sistema di una famiglia perversa, che ride alla apocalittica disoccupazione non reggerà! 

I suicidi dei disoccupati, passano!...

Oggi!  nel silenzio della stampa!...

Nella indifferenza del pubblico!...

Nella coscienza di una società attuale, corrotta e cattiva! 

Per i disoccupati, nella stampa non c'è spazio! 

Non c'è uno sguardo!...

E se ieri erano le forze vive di una Italia viva, oggi sono tarli!...

Poiché la stampa deve esaltare la Lollo, la Sophia, il Governo, Coppi e le memorie di Pia Bellentani!  !  (*)

Buffoni!...

 

FINE

 

(*) Il clamore stampa sulla Bellentani ebbe il culmine negli anni 1948-1952. Omicidio nel '48 e dimessa dal manicomio nel '52

Apogeo di Fausto Coppi 1947-1953

Nei primi anni '50 le carriere della Loren e della Lollobrigida prendono il volo.

Si può affermare che Bruno Betti scrisse "Gaspare" in questo periodo

 

 

 

 

 

 

 

TEATRO SANZIO - URBINO

Compagnia Comico Drammatica BAGNOLI - FERRANTE

 

Martedì 13 Novembre 1934 XIII - alle ore 21,30
PER LA PRIMA VOLTA IN ITALIA
SI
RAPPRESENTERÀ

MONSIEUR BUCARELLI

3 atti Comico-Grotteschi di O. Balsomini e B. Betti

Commedia prescelta al concorso "Edizioni Aldine,, di Bologna

PERSONAGGI

 

Luigi Bucarelli, Commerciante

Cav. UGO BAGNOLI

Lisetta, sua moglie

TERESA FERRANTE

Barone Teodoro Beque De-Gaze .

Mario Canossa

Baronessa Nené sua moglie .

Emma Mollica

Conte Severino Baillard

Bruno Ricciardelli

Contessa Olga, sua moglie

Mara de Stefani

Enrico Remier ....

Oty Guerrini

Barone René Martinaz .

Franco Mollica

Un Cameriere ....

Cesco Ruffini

Il Commissario ....

Nino Ascenzi

 

 

IL TRIBUNALE

Il Presidente del Tribunale della Senna

Franco Mollica

Il Procuratore della Repubblica

Oty Guerrini

Avvocatessa ....

Tina Rissone

Il Cancelliere ....

Nino Ascenzi

1. Guardia .....

   N. N.

2. Guardia .....

   N. N.

Il 1. e 2. atto si svolgono nel Casino di Montecarlo. Il terzo nel
Tribunale della Senna (oggi)

Gli Autori assisteranno alla rappresentazione

PREZZI

Ingresso alla Platea e Palchi L. 3 - Poltrone L. 1,50 - Poltron
cine L.
1 (oltre l'ingresso) - Loggione L. 1.

Nei suddetti prezzi è compresa la tassa erariale.