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Mostra Antologica - Lissone2012:  Per tema la luce
Luigi Stradella

...Nel divenire della sua pittura appare manifesta una tensione continua alla poesia che si rivela nell'evoluzione dei toni di colore, giocata su un'articolata gestione della luce che anima, come già ho avuto modo di sottolineare, ogni composizione. Parlo ancora di atmosfere, perchè soprattutto in una sensazione di cielo che si sviluppano questi ddipinti, anche quando l'aria si fa scura (e forse tetra) per l'incombere della notte o del temporale........(dal testo di Luigi Cavadini)

 

 

 

VIDEO DELL'EVENTO

 

L'Amministrazione Comunale di Monza ospita presso la sede del Museo d'arte contemporanea la prima grande retrospettiva lissonese del maestro Luigi Stradella, presentando in primis alla cittadinanza e al pubblico un approfondito e completo excursus del suo linguaggio artistico.1953 - 2011

 

 

CATALOGO

 

Cliccare per una carellata delle opere esposte

Per tema la luce

a cura di Luigi Cavadini

Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione della mostra e in particolare: SOL S.p.a., Monza

Città di Lissone

Sindaco

Concettina Monguzzi

Assessore alla Cultura Elio Talarico

Dirigente Settore Servizi Culturali Mariagrazia Ronzoni

Direttore Artistico del Museo d'arte contemporanea Luigi Cavadini

Funzionario del Museo d'arte

contemporanea

Erika Mauri

MUSEO D'ARTE CONTEMPORANEA

Emanuela Sala

Pietro Silvestro

Michele Del Negro

 

Con il patrocinio di:

Regione Lombardia

PROVINCIA MONZA BRIANZA

 

LUIGI STRADELLA. Per tema la luce

di Luigi Cavadini

 

Si chiude su una sinfonia di azzurri e di blu questo omaggio a Luigi Stradella, che racconta quella sua pittura in cui la luce, che si esalta nell'apparizione dei bianchi ma anche dei verdi, dei gialli e di accenni di rossi e di ocra, sembra essere il vero tema del suo lavoro. E questo da sempre perché se andiamo a prendere anche le opere più datate, quelle decisamente figurative degli anni Cinquanta, scopriamo che la sua attenzione alle cose o alla figura umana affidava, qualche volta in modo esasperato, proprio alla luce lo scandaglio delle forme e l'analisi (e relativa rappresentazione) dei particolari. Nel piccolo già adombrava l'attenzione profonda che avrebbe riservato alle grandi visioni di paesaggio (reale o mentale) che ne ha caratterizzato - e ancora oggi caratterizza -tutta la sua ricerca.

Stradella ha alle spalle una storia ormai lunghissima. Dal suo diploma all'Accademia di Brera, dove ha avuto come maestro Aldo Carpi e come assistente Italo Valenti, sono passati ormai sessantanni. E la prima opera presentata in mostra, Il cesto del 1953, documenta bene la sua prima pittura, già solida, dalla tecnica forse ancora un poco acerba, ma già decisa, con colori intensi e una luce che li rende estremamente vivi e dà, nel contempo, sostanza alle forme. È soprattutto sulle nature morte come questa e sui ritratti che l'artista prova le sue capacità e esplora le potenzialità dei colori che in questi tempi gestisce con particolare vivacità, prima di penetrarne appieno le varie declinazioni fino a giungere alla costruzione, per il loro tramite, di trasparenze e di atmosfere.

Già agli inizi degli anni Sessanta la sua logica di narrazione pittorica subisce una significativa metamorfosi e così il mondo reale assume diversa consistenza. L'artista supera il limite della rappresentazione per giungere ad una lettura selettiva di ciò che vede, che si affida ad una percezione interiore che va oltre le apparenze. L'occhio non è più il tramite quasi esclusivo, ma diventa solo uno dei molteplici filtri, assieme a quelli dell'impressione e/o della rielaborazione visivo-mentale, ma anche della memoria e della commistione-confronto con tutto l'immaginario già sedimentato nel profondo. La realtà così filtrata porta ad esiti, che possono sollecitare dei rimandi ad altre esperienze e ad altri autori, ma che rapidamente si fanno originali ed esclusivi. Fondamentale, soprattutto nelle prime opere di questi anni, che potrebbero anche dare l'impressione di una fuga di Stradella verso l'astrazione, risulta la scelta e, a volte, la sovrapposizione di vari punti di vista (non più solo una visione frontale, ma magari anche dall'alto...), che possono portare a immagini ora dalla struttura densa e compatta ora dalla lettura leggera per non dire evanescente

L'attenzione rivolta a situazioni e luoghi per sé statici (una parete, un paesaggio) non porta necessariamente ad escludere forme e visioni costruite su ipotesi (ma anche su elementi formali) di dinamismo, che, soprattutto negli anni Settanta e Ottanta agitano la composizione. La presenza della linea curva che genera onde e gorghi, avvolgimenti, espansioni ed evoluzioni, diventa condizione assoluta di questo narrare che molto lascia alla interpretazione e al piacere del fruitore.

Le atmosfere che entro questo fluttuare prendono sostanza sono estremamente varie e, in forza dei materiali e delle tecniche usate (si pensi al diverso uso di olio e pastelli) e della scelta dei colori, si definiscono quei valori plastici che fanno di questi dipinti dei grandi universi la cui estensione non si conclude all'interno dell'opera ma si sviluppa in modo virtuale (ma intuitivo) all'infinito. Sono atmosfere a volte corpose e consistenti, a volte talmente rade da essere trasparenti e da sollecitare la mente a intendere e a leggere oltre quel velo che tutto sembra sottrarre non solo all'esperienza tattile, ma anche a quella della ricostruzione mentale.

Nell'ambito di queste visioni - questo termine è quello che meglio può definire i dipinti - e in una contiguità sorprendente si inseriscono alcuni dipinti a tema mitologico (penso ai pastelli dedicati ad Icaro) e a tema sacro (Maria ai piedi della Croce, 1986, e Proposta per un'Assunzione, 1990) che Stradella affronta in buona autonomia da convenzioni e tradizioni. Gli elementi formali del racconto, infatti, entrano in perfetta sintonia con la poetica dell'artista e si integrano nell'insieme della sua produzione con grande sobrietà e in piena unità.

Nel divenire della sua pittura appare manifesta una tensione continua alla poesia che si rivela nella evoluzione dei toni di colore, giocata su un'articolata gestione della luce che anima, come già ho avuto modo di sottolineare, ogni composizione. Nello sviluppo dell'immagine è evidente una predilezione per uno sviluppo delle superfici, ma anche delle trasparenze, per superfici curve, che contribuiscono a dare un senso di leggerezza e nello stesso tempo di azione a queste atmosfere sulle quali il fruitore pare invitato ad adagiarsi e ad immergersi. Parlo ancora di atmosfere, perché è soprattutto in una sensazione di cielo che si sviluppano questi dipinti, anche quando l'aria si fa scura (e forse tetra) per l'incombere della notte o del temporale.

Nel tempo il fervore creativo dell'artista non si è certo affievolito, ma, anzi, si è potenziato concentrando attenzione e pensiero e liberando da ogni presenza superflua la composizione, che può così risultare limpida ed eloquente nella estrema semplicità, come si può rilevare, fra i lavori più recenti, nell'importante olio (e graffito) Per una Resurrezione del 2009 e in Cascatella in un giardino che non c'è del 2011, in cui la sollecitazione che giunge alla mente e al cuore di chi le osserva è forte senza essere invadente e limpida senza essere banale.

E proprio in questa presenza discreta, che racchiude in sé tanta "sostanza", credo sia da riconoscere il motivo di tanta attenzione che l'opera di Stradella ha suscitato negli anni tra i critici italiani più importanti e di cui, tra gli apparati, diamo conto in una carrellata di citazione. Il nostro artista ha sempre avuto l'umiltà di lavorare assiduamente senza cercare clamori, riuscendo, proprio per questo, a confrontarsi nel profondo con la propria pittura e a costituire così un linguaggio in grado di superare ogni barriera e di diventare tramite di una visione ampia e aperta che - scrivevo nel 1989 proprio a proposito dell'opera di Stradella - "sa di spiritualità e di mistero".

Luigi Cavadini

 

 

 

Concettina Monguzzi

Sindaco di Lissone

ElioTalarico

Assessore alla Cultura

 

E' con grande interesse che l'Amministrazione Comunale ospita presso la sede del Museo d arte contemporanea la prima grande retrospettiva lissonese del maestro Luigi Stradella, presentando in primis alla cittadinanza e al pubblico un approfondito e completo excursus del suo linguaggio artistico.

Il legame tra l'artista e la nostra città ha radici profonde che si collocano con la sua partecipazione ad una delle straordinarie edizioni del Premio Lissone storico del 1951. A tale primissimo incontro si sono poi succedute negli anni ulteriori occasioni di reciproco scambio e conoscenza, culminate nella recente partecipazione del maestro alla rassegna dal titolo "Presenze del Contemporaneo. Artisti in Brianza", organizzata presso il museo lissonese nell'anno 2009.

E' proprio al territorio, alle sue innumerevoli potenzialità e possibilità di creare sinergie, che l'Amministrazione Comunale deve volgere l'attenzione per costruire una visione più completa delle nuove politiche culturali. E di certo Stradella, con la sua lunga carriera artistica iniziata nel 1952 con il diploma presso l'Accademia di Brera - dove peraltro ha avuto come maestro Aldo Carpi e come assistente Italo Valenti - ne è uno dei massimi rappresentanti in ambito culturale.

Con stima ringraziamo quindi il maestro Luigi Stradella, la direzione artistica del museo, le istituzioni patrocinanti e tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di tale progetto di mostra, con la consapevolezza che quest'ultima offrirà al pubblico del museo interessanti stimoli e occasioni di riflessione.

 

 

Valentina Aprea

assessore Istruzione

 

La figura e la ricerca artistica di Luigi Stradella sono talmente originali da apparire quasi appartate nel panora Formazione e Cultura della Regione Lombardia ma artistico del secondo Novecento.

I suoi anni di formazione nell'immediato dopoguerra, pur intersecando i fermenti e gli scontri furibondi, anche ideologici, sul ruolo dell'artista e dell'arte nella società italiana (sono gli anni della rivista "Forma", che riunisce Accardi, Consagra, Sanfilippo, Dorazio, Turcato, del Movimento Arte Concreta di Gillo Dorfles e Bruno Munari, del Gruppo Origine di Colla, Capogrossi, Burri e Bellocco, del Fronte Nuovo delle Arti, dello Spazialismo, del Nuclearismo, della "scuola romana" di Mario Schifano e Tano Festa) non lo hanno distratto da un approccio naturalistico che non si ferma alla plasticità delle forme o agli impasti cromatici, ma di esse vuole cogliere il "senso" interiore, la magia ancestrale. E' un'operazione di scavo, una lucida analisi interiore che prende spunto da un paesaggio o da una marina, ma non è interessata a "riprodurre" il reale. L'itinerario di Stradella è infatti interiore: una continua e cosciente avventura alla ricerca di sé, un tentativo di definire attraverso il colore e la luce un proprio universo psichico in continua evoluzione, che non contempla approdi o porti sicuri.

Non è l'ansia di sperimentazione che lo muove, ma l'urgenza - morale, prima che pittorica - di cogliere l'intima essenza delle cose, rendendo evidente e di immediata comprensione la sua collocazione tra visibile e invisibile, tra natura e psiche o, parafrasando Carlo Bo, "fra esterno e interno, fra voci perdute e voci chiare...". Questo approccio connota la modernità della sua ricerca artistica, il sofferto percorso dalla realtà e dal realismo pittorico all'interiorità. Esso ci obbliga a prendere coscienza del rapporto complesso tra realtà e psiche e della necessità di privilegiare per la sua comprensione le componenti emozionali, e inconsce, che la contemporaneità talvolta tende a rimuovere.

Nell'esprimere il più vivo compiacimento per l'iniziativa, ideata e promossa dal MAC di Lissone, utile all'approfondimento di una figura artistica originale del secondo Novecento, vorrei concludere con una riflessione: spesso l'arte viene considerata una realtà separata dalla vita quotidiana. Questa mostra dimostra il contrario. L'arte è un frammento del presente, che guarda al futuro per conoscere il passato. Di ognuno di noi.

 

 

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