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CONVERSAZIONI  DI  AGOSTO 2012 DI  PALAZZO  PETRANGOLINI

CONCILIO VATICANO II

Seminario di Giorgio Campanini su Il Concilio Vaticano II come evento (1962-65). Iniziativa Istituto Italo Mancini, www.uniurb.it/scirel

Le «novità» esterne (universalità, rilevanza mediática, presenza di
osservatori non cattolici) e inteme (la libertà nei dibattiti e il carattere
"pastorale") del Vaticano II; e
i limiti: la relativa marginalizzazione dei
vescovi delle nuove Chiese, l'uso della lingua latina che creava
difficoltà sia nell'esprimere idee relative a problemi tipici della
modernità sia nella comprensione di tali temi da parte dei vescovi
provenienti dal Sud del mondo.

Le novità

e "qualche" limite
di un evento singolare

 

 

di Giorgio Campanini

 

La generazione nata dopo il Concilio Vaticano II - che

non sempre dispone di una precisa immagine del com-
plesso e a volte tormentato cammino della Chiesa - dif-
ficilmente riesce a percepire il carattere di reale ed anzi
per certi aspetti
sconvolgente novità che il Vaticano II ha
rivestito nel corso della bimillenaria storia del Cristiane-
simo. Questo aspetto del Concilio non manca di essere posto in evi-
denza da quanti lo hanno studiato in profondità1, ma non risulta di
facile comprensione per i non specialisti. Non è fuori luogo, dun-
que, mettere in evidenza il carattere di vera e propria "svolta", di ve-
ro e proprio "salto di qualità" che il Concilio ha assunto nella storia
della Chiesa, quasi a conclusione del suo secondo millennio.

 

 

Le novità "esterne"                                 ___________

Vi è un insieme di "novità", nel Vaticano II, che                           Giorgio Campanini

riguardano le modalità della sua convocazione,              è specialista del pensiero politico dell'Ottocento

della sua composizione, della sua rappresentati-             e del Novecento. Per molti anni docente di

vita, aspetti tutti decisamente innovativi rispet-              Storia delle Dottrine politiche nell'Università di

to a tutti i precedenti concilii.                                          Parma, ha tenuto corsi nella Pontifìcia

Il primo, e per certi aspetti il più evidente e quel-          Università Lateranense e nella Facoltà teologica

lo maggiormente sottolineato, è la sua reale uni-            di Lugano. Si è a lungo occupato del rapporto

versalità: tale, si può ben affermare senza timore           famiglia-società. Trai suoi scritti: La spiritualità

di smentite, perché verificatasi per la prima volta           familiare del '900, EDB, Bologna 2011 ;

nella storia della Chiesa. In passato, sia per l'e-              Testimoni nel mondo. Spiritualità della politica,

strema difficoltà e lentezza delle comunicazioni             Studium, Roma 2010.


 

sia per gli ostacoli frapposti dal potere politico ai movimenti dei ve-
scovi, era stato a lungo pressoché impossibile riunire in un unico
luogo e nello stesso tempo, se non tutti i vescovi del mondo cristia-
no, almeno gran parte di essi: questo fatto è apparso evidente in
tutti i Concilii "ecumenici" (in realtà solo parzialmente tali) cele-
brati nel mondo antico ed anche nel medio evo. Ancora in età mo-
derna, all'apertura del Concilio di Trento erano presenti appena
venticinque vescovi residenziali2 ed analoghi limiti — sia per diffi-
coltà di comunicazione sia, e in questo caso soprattutto, per l'in-
tervento dei poteri politici e per il particolare momento storico -
sono riscontrabili in sede di Concilio Vaticano I, apertosi nel di-
cembre del 1869 e ben presto interrotto a causa della caduta dello
Stato pontificio. In questo caso la presenza dei vescovi è stata sensi-
bilmente maggiore che nei precedenti concilii, ma ancora limitata.
Al contrario, all'apertura del Vaticano II erano presenti circa 2500
vescovi, di ogni parte del mondo, con rappresentanza di vaste aree
geografiche — prima fra tutte l'Africa subsahariana —, che in prece-
denza non avevano avuto alcuna possibilità di rappresentanza.
L'elevato numero di partecipanti, in questo caso, non rappresen-
tava un semplice dato numerico, anche in relazione alla forte cre-
scita demografica riscontratasi in epoca moderna nel pianeta, ma
un fatto sostanziale: per la prima volta nella storia della Chiesa il

L'elevato numero di
partecipanti non
rappresentava un semplice
dato numerico, ma un fatto
sostanziale: per la prima volta
nella storia della Chiesa il
termine «ecumenico», e cioè
«universale», acquistava
pienezza di significato.

 

 

termine «ecumenico», e cioè «universa-
le», acquistava pienezza di significato.
Un secondo significativo elemento di
novità del Vaticano II rispetto a tutti i
precedenti concilii stava poi nella gran-
dissima
rilevanza mediática da esso as-
sunta, grazie allo sviluppo dei moderni
mezzi di comunicazione ed anche in re-
lazione al prestigio acquisito da una
Chiesa cattolica alla quale, in quel parti-
colare contesto della storia mondiale, da
ogni parte del mondo si guardava con interesse e con speranza.
Milioni di persone, in ogni parte del mondo, poterono seguire i
vivaci dibattiti svoltisi nelle aule conciliari, appassionarsi al con-
fronto delle idee, manifestare le proprie attese (sino ad esercitare,
in qualche caso, una indiretta ma significativa influenza). Si trat-
tava di una sorta di ritorno a quanto, all'epoca dei primi concilii,
si svolgeva nelle vie di Costantinopoli e delle città bizantine di
volta in volta sedi dei consessi, allorché nelle vie della città, e so-
prattutto di Costantinopoli, ci si confrontava, e spesso violente-


 

mente, per disputare sulle grandi questioni dogmatiche, e special-
mente cristologiche, oggetto delle assise dei primi secoli5. Quanto
allora poteva avvenire quasi soltanto nelle adiacenze delle sedi
conciliari (occorsero decenni e talora secoli perché le deliberazio-
ni conciliari giungessero nelle più remote componenti del mondo
cristiano) si verificò, questa volta, un poco ovunque, ed in tutti i
continenti. Sotto questo aspetto il Vaticano II può essere conside-
rato il primo "vero" Concilio
ecumenico.

La terza novità, rispetto ai passati concilii, è stata rappresentata
dalla indiretta presenza - inizialmente assai timida ma progressi-
vamente crescente, a mano a mano che il Vaticano II proseguiva
nel suo corso — di qualificati osservatori tanto delle chiese rifor-
mate quanto di quelle dell'oriente cristiano (cui si aggiungevano
significative testimonianze dalle chiese di rito orientale — egiziana,
armena, libanese... rimaste fedeli a Roma ma che in passato, anche
per le difficoltà pratiche dianzi ricordate, raramente avevano po-
tuto far sentire la loro voce). Anche sotto questo aspetto, il Vatica-
no II fu profondamente diverso rispetto ai due ultimi precedenti
concilii, Trento e Vaticano I, quasi del tutto "occidentali" e "catto-
lici", celebrati per di più, specialmente Trento, in un clima di po-
lemica frontale con i riformatori. Il Vaticano II ha rappresentato il
primo frutto maturo di una nuova consapevolezza autenticamen-
te ecumenica, che avrebbe avuto una larga eco nei dibattiti conci-
liari e negli incontri e nei
forum che si ebbero a latere dei lavori
conciliari. Forse mai come in sede di Vaticano II è stato avvertito
il problema dell'unità della Chiesa - e, contemporaneamente, il
dramma della lacerazione del corpo ecclesiale - anche al di là dei
pure importanti testi facenti espresso riferimento alle problemati-
che ecumeniche. Tutto ciò per la consapevolezza acquisita dai Pa-
dri conciliari dello scandalo agli occhi del mondo rappresentato
dalle divisioni fra i cristiani, originate da pur comprensibili, ed
antiche, ragioni storiche in larga misura non più comprensibili in
una società fortemente assoggettata a spinte secolarizzatrici e nei
confronti della quale le persistenti divisioni costituivano un forte
ostacolo alla stessa evangelizzazione.

 

Le novità "interne"

Le novità, per così dire, interne del Vaticano II riguardano le ine-
dite modalità di svolgimento del Concilio, e sono essenzialmente
due: da una parte l'ampiezza, e soprattutto la vivacità, la libertà
dei dibattiti e dall'altra il carattere pastorale e non propriamente
dottrinale del Vaticano II.


 

Sotto il primo aspetto, non vi è studioso della lunga storia dei con-
dili4 che non abbia messo in evidenza i pesanti condizionamenti
che in molti casi i Padri avevano dovuto subire, a cominciare dalle
pressioni degli imperatori di oriente e dei loro ministri, spesso at-
tratti dall'arianesimo o da altre eresie, a quelle del Sacro Romano
imperatore o della Repubblica di Venezia durante l'assise tridenti-
na: per una lunghissima stagione non mancarono nemmeno i
ve-
ti
del potere politico né le interferenze dei «re cristianissimi» del-
l'una o dell'altra nazione. Quella dei concilii anteriori al Vaticano
II è quasi sempre la storia della lotta della Chiesa per rivendicare la
sua libertà nei confronti del potere politico: se libertà vi fu, essa fu
spesso fortemente condizionata dagli Stati.
Nulla di tutto questo al Vaticano II. Non mancarono tentativi, ta-
lora maldestri, di intromissione degli Stati (soprattutto quando il
Concilio affrontò problemi come quello della «guerra giusta» o
della liceità morale delle armi atomiche), ma gli stessi vescovi dei
Paesi dai quali provenivano determinate indicazioni (o addirittu-
ra pressioni, in un senso o nell'altro) agirono in generale in piena
libertà e il Concilio potè procedere sulla strada che esso stesso, e
non il potere politico, aveva deciso di intraprendere.
Quanto all'altro elemento innovativo — quello che fa riferimento
al suo carattere prevalentemente «pastorale» -, per rendersene
conto basta scorrere il monumentale «Denzinger»5, che raccoglie
le deliberazioni di tutti i Concilii: chi confronti il numero e so-
prattutto lo stile di queste deliberazioni non può non avvertire l'e-
strema differenza dei risultati del dibattito in sede di Vaticano II
rispetto a tutti i precedenti concilii: pressoché nessuna condanna
e nessuna definizione dogmatica, non sanzioni disciplinari o seve-
ri moniti, ma piuttosto il tentativo di rinnovare dall'interno la
Chiesa per aprire un nuovo dialogo con il mondo. D'altra parte -
a differenza di quanto era avvenuto in pressoché tutti i precedenti
concilii, allorché la Chiesa doveva far fronte a inquietanti tenden-
ze ereticali - questa volta la Chiesa cattolica poteva guardare con
relativa serenità alla storia e dedicarsi in piena libertà ad una rifles-
sione sulla propria vita interna e al suo rapporto con il mondo6.
Se non mancò qualche marginale intervento "oltranzista" di alcu-
ni padri - quasi sempre con limitata eco nelle aule conciliari — in
complesso prevalse la tendenza ad approfondire, in positivo, le ve-
rità della fede piuttosto che, in negativo, a combattere quanti ad
essa si opponessero o la minacciassero nelle sue strutture fonda-
mentali. Così, liberato da eccessi di preoccupazioni polemiche, il
Vaticano II ha potuto riflettere a fondo sul suo essere nella storia,


 

affrontando per la prima volta, in particolare nella Gaudium et
spes,
tematiche attinenti alla vita laicale - dall'etica del lavoro alla
spiritualità del matrimonio — che in passato erano state soltanto
sfiorate. Finalmente - è il caso di affermare - si trattava di un
Concilio-per e non di un Concilio-contro.

Emblematico, al riguardo, il passaggio intervenuto da una Chie-
sa-gerarchia ad una Chiesa-popolo di Dio, con la conseguente ri-
valutazione del laicato (per certi aspetti il "grande assente" all'at-
tenzione dei precedenti concilii)". La presenza fra gli "uditori" di
una qualificata rappresentanza di laici - altra non marginale pecu-
liarità del Vaticano IP - era un segno manifesto di questa nuova
auto-comprensione della Chiesa.

 

Alcuni limiti dell'assise romana

In sede di bilancio complessivo del Vaticano II, pur nel riconosci-
mento della sua fondamentale importanza per la Chiesa, sia con-
sentito formulare alcuni rilievi critici, del resto posti in evidenza
da non pochi studiosi del Vaticano II.

Se non mancò qualche
marginale intervento
"oltranzista" di alcuni padri,
in complesso prevalse la
tendenza ad approfondire,
in positivo, le verità della fede
piuttosto che, in negativo,
a combattere quanti ad essa
si opponessero o la
minacciassero nelle sue
strutture fondamentali.

Un primo limite è stato rappresentato (come "effetto collaterale",
certo non voluto, di un dato di per sé positivo, e cioè dell'elevato
numero dei Padri) dalla pratica impossibilità di dare voce a tutti i
vescovi, con qualche rischio di marginalizzazione degli esponenti
delle «nuove chiese»: sono stati soprattutto i pa-
dri ed i periti dell'Europa occidentale, attraver-
so eminenti figure carismatiche, a dettare l'a-
genda del Concilio. Sotto questo aspetto una
vera "collegialità" ha stentato ad affermarsi. In
futuro, anche in considerazione del fatto che da
allora il numero dei vescovi è più che raddop-
piato, si potrebbero prendere in considerazione
altre forme di rappresentanza.
Un secondo limite del Vaticano II è stato costi-
 

tuito dalle forme di comunicazione interne alla
grande famiglia dei padri conciliari. La scelta
della lingua latina, tradizionale in Occidente e
fatta propria dalla Chiesa, ha creato non poche difficoltà di com-
prensione e non sempre ha potuto adattarsi alle complesse proble-
matiche della modernità. In considerazione delle numerosissime
provenienze dei vescovi, si porrà in futuro il problema dell'uso, al-
meno nelle discussioni, delle principali lingue del mondo, pur
conservando il latino, come lingua universale, per le deliberazioni
finali, ponendo così la Chiesa al riparo dai rischi, e talora dai


 

fraintendimenti, della redazione in diverse lingue dei medesimi
testi deliberativi.

Si deve infine riconoscere che si sono registrati - soprattutto nella
fase iniziale del Vaticano II - orientamenti diversi in relazione
tanto al ruolo del pontefice (semplice "moderatore" o protagoni-
sta delle principali scelte di campo?) quanto a quello della Curia
romana: questa incertezza ha comportato non pochi problemi in
sede di Vaticano IP.

Numerosi, dunque, sono i problemi cui si troverebbe di fronte un
ipotetico nuovo Concilio da varie parti auspicato. Del resto, se
l'importanza e la ricchezza del Vaticano II non possono essere
messi in discussione, tuttavia la storia cammina e non si potrà ri-
prendere e continuare quel percorso di «aggiornamento» in osse-
quio ai «segni dei tempi» - per riprendere due significative espres-
sioni conciliari - che è responsabilità permanente di una Chiesa
fedele all'uomo e alla storia. Come è stato osservato a proposito
della
Dei Ver bum (ma il concetto può essere esteso a tutta la vita
della Chiesa), vi è nella Scrittura un triplice senso: «antropologi-
co-culturale», «cristologico», «teologico», e la saggezza della Chie-
sa consiste neh'in trecciare e collegare tra loro questi tre «sensi»10. E
stata questa — una lettura biblica, sapienziale e cristologica della
storia del mondo - la grande impresa del Vaticano II e, nello stes-
so tempo, l'impegnativo compito che essa affida alla Chiesa del
futuro.

 

 

 

 

Note

1SÌ veda, al riguardo, J.W. O'Malley, Che cosa è successo al Vaticano II, Vita e Pensiero, Mi-
lano 2010, cui rinviamo per più ampie indicazioni bibliografiche.
2Cf r. S. Xeres,
La Chiesa, corpo inquieto. Duemila anni di storia sotto il segno della riforma,
Ancora, Milano 2003, p, 159. Notevole attenzione è dedicata, in questo agile lavoro di sin-
tesi, al Vaticano II e ai suoi esiti (cfr. pp. 253ss.).

'Illuminanti, al riguardo, i vasti materiali sulle chiese di oriente - e sulle ripercussioni che
sulla loro vita ebbero i primi concilii ecumenici - contenuti nella vastissima
Histoire gene-
rale du Christianisme,
a cura di J.R. Armogathe, PUF, Parigi 2010, due voli. Si vedano, in
particolare, i vari contributi relativi al cristianesimo bizantino (op. cit., voi. I, pp. 519-693).


 

4Cfr. a titolo di esempio, K. Schatz, Storia dei Concilii, Dehoniane, Bologna 1999.
5Cfr.
Enchiridion Symbolurum, a cura di H. Denzinger (e coli.), Dehoniane, Bologna 1979.
6Per la verità al Concilio di Trento non mancò una qualche "intenzionalità pastorale", come
è evidenziato in particolare dal dibattito sul matrimonio e dalle indicazioni, sotto molti
aspetti innovative, offerte al riguardo (sul punto cfr. D.Tettamanzi,
Il matrimonio cristiano.
Studio storico-teologico,
Edizioni del Seminario di Milano, Venegono (MI) 1979, pp.
145ss.); alla fine, tuttavia, prevalsero le preoccupazioni difensive di fronte alla negazione,
da parte dei riformatori protestanti, tanto della sacramentalità del matrimonio quanto del-
l'indissolubilità del vincolo coniugale. Un confronto fra i decreti tridentini e la posizione
conciliare
{Gaudium etspes, nn. 46ss.) appare emblematico per valutare la diversità di
approccio (dettata, del resto, dal ben diverso clima ecclesiale) di questi due grandi conci-
lii alle problematiche del matrimonio.

'Sull'emergenza nel Vaticano II delle problematiche del laicato sia consentito fare riferi-
mento a G. Campanini,
Il laico nella Chiesa e nel mondo, nuova edizione aggiornata ed
ampliata, Dehoniane, Bologna 2004.

8Per la verità personalità laicali sono state presenti in numerosi concilii del passato; ma
erano rappresentanti non del "popolo di Dio", bensì del potere politico che di essi si servi-
va per cercare di condizionare l'esito dei lavori conciliari. In questo senso la presenza, sia
pure Indiretta, del laicato al Vaticano II può essere considerata un'assoluta novità.
"Sulle difficoltà incontrate dai padri conciliari nello svolgimento dei dibattiti in latino, cfr.
O' Malley,
Che cosa è successo al Vaticano II, op. cit.

10Cfr. Ch. Theobald, Seguendo le orme... della «Dei Verbum», Dehoniane, Bologna 2011,
p. 161.