Home Carlo  Ceci

Maestro    Carlo CECI 

Home Scuola
del Libro

 

Itinerario di un artista, un maestro, un uomo 

di Franco Mazzini
 

La parentesi bellica, dal 1941 al 1945

 

Con altri due titoli in tasca - il diploma dell'Accademia e l'abilitazione all'insegnamento del Disegno (nel '40 aveva superato l'esame di Stato a Roma) - con un catalogo artistico relativamente esiguo ma con un fornitissimo bagaglio culturale, ricolmo di impressioni irripetibili, nel giugno del '41 Ceci lascia Milano non ancora ventiquattrenne. Per un consuntivo di quel quadriennio, sono nuovamente tentato di osservare (come già alla fine del ciclo scolastico urbinate) che Ceci valeva più dei suoi titoli ufficiali e che aveva dato di sé molto meno di quanto aveva dentro ed avrebbe potuto esprimere; con le attenuanti di cui dicevo: un po' per la sua naturale ritrosia, un po' per le distrazioni - intendo positive - dell'ambiente, la mente occupata dall'intenso apprendere.

In luglio era già sotto le armi nel profondo Sud. Poi la guerra lo portò in zone d'operazione, in Slovenia. Quindi la terra natìa lo custodì nell'avventuroso periodo della clandestinità, fino all'autunno del '44.

Di questi anni, dell'artista non è rimasto un segno. Nel senso che, a differenza di tanti altri, non soltanto non si curò di partecipare a mostre

- come ad esempio quella nota degli «Artisti italiani in armi» del 1942 [i]

ma non ci ha lasciato taccuini o altre memorie in figura dei momenti di una vita in cui certo non mancarono stimoli per un disegnatore della sua forza. Nulla: un'astensione da interpretare, forse, come rifiuto totale alla violenza dei tempi. Così, preclusa quella che era la sua più naturale forma espressiva, egli sembra aver trovato sfogo e conforto in un'alternativa del tutto sorprendente ove si consideri il curriculum scolastico che aveva alle spalle: sono una ventina di poesie «Senza titolo» (ottobre 1942-aprile 1945), raccolte poi in un volumetto dattiloscritto che mi donò quando venne a Milano alla fine del conflitto. Avevano preso temporaneamente il posto delle immagini. Non mi sento di darne un giudizio, ma mi pare giusto ricordare come quei versi, che hanno quanto meno il dono della freschezza e della sincerità di una pagina di diario, siano intrisi di malinconia e di solitudine, di incertezza del domani, talora della stessa vita. Una testimonianza, insomma, della particolare sensibilità dell'uomo. Né posso tacere che in altri momenti, molto più avanti, egli ha affidato alla poesia perfino certi suoi umori satirici, non appena circoscritti al sociale urbinate, ed altri più intimi sentimenti, che non meriterebbero di rimanere nel segreto di un cassetto.

 

Febbraio 1990

Franco Mazzini


[i] Prima mostra degli Artisti Italiani in Armi (Stato Maggiore del R. Esercito-Ufficio Propaganda), Roma 1942.

 

Home Carlo  Ceci

Maestro    Carlo CECI 

Home Scuola
del Libro