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Mario Gambedotti: Dedica di "V'l'arcont in dialett"

 

L'Associazione Pro Urbino dedica il XVIII Volune del 2019 di poesia dialettale all'Artista  
MARIO GAMBEDOTTI

Dedichiamo questa edizione 2019 a
Mario Gambedotti, Mariulìn, carissimo amico fino dalla nostra adolescenza e del quale ricordiamo la bontà d’animo, la generosità dei suoi gesti, la sua bravura di pittore ed incisore; ricordiamo, con affetto e simpatia, la sua risata rumorosa, aperta, spontanea, ….scoppiettante e contagiosa “propri com i schiupett”.    Per descriverne la personalità, lasciamo a lui stesso il compito di farlo in una pagina in cui ci racconta come decise di frequentare la Scuola del Libro.  Ciao amico Mario,  Michele ed Alberto


La metà delle iscrizioni alla Scuola del Libro era l'ultima spiaggia per i vagabondi. Tuttavia gli insegnanti erano così bravi che riuscivano a tirar fuori la passione per l'arte anche dai casi più difficili; invece per Mario fu la prima scelta (n.d.r.).

Urbino è una città freddissima. Allora come riscaldamento esisteva unicamente una stufa a legna in cucina, i vetri delle finestre erano ricamati dal ghiaccio. Mi alzavo ed il più delle volte dovevo lavarmi, rompendo lo strato di ghiaccio che si era formato nel brocchetto del lavabo.
Velocemente infilavo i miei pantaloni alla zuava, calzettoni di lana, maglione e come cappotto. una vecchia mantella. Ero il primo ad alzarmi dovendo andare a servir Messa dalle Suore di Santa Caterina. Alle cinque e mezza uscivo e, alcune volte, aprendo il portone, venivo sorpreso da un muro di neve formatasi durante la notte. Ero il primo a lasciare le impronte sulla neve. Uscito dal vicolo San Domenico, soprannominato “Vicolo Polmonite” mi si presentava davanti la bellissima Piazza Rinascimento ed il Palazzo Ducale. Un giorno, imbaccuccato quanto me, con dei fogli di carta in mano e una matita, una figura disegnava attentamente una bifora del Palazzo. Mi incantai a guardarlo e soprattutto mi impressionò la perizia di quel disegno. Non conoscevo ancora Francesco Carnevali, ma chiacchierandoci insieme venni a sapere che era il Direttore della "Scuola del Libro”. Mi chiese se mi piaceva disegnare, gli risposi affermativamente pensando comunque che non avrei mai raggiunto la sua bravura. Mi disse anche per disegnare bisogna studiare e mi esortò a iscrivermi alla Scuola del Libro. Era uno strano periodo quello, noi ragazzi non si parlava come oggi di sport, a parte Bartali e Coppi, ma i nostri interessi vertevano molto sui grandi pittori: Van Gog e Gauguin erano i nostri idoli e si poteva venire alle mani per difendere l'uno o l'altro, cosi come per i due ciclisti. La Scuola era proprio ubicata nel Palazzo Ducale, questi immensi stanzoni erano le nostre aule di studio. Ricordo quella di calcografia, ne risento l’odore acre di acidi e di cere varie ma, sopratutto, rammento la mia prima incisione sotto la guida di Leonardo Castellani era una piccola natura morta con una chitarra ed un mandolino. Avevamo tanti libri da consultare, il Professore ci spiegava il rapporto e l’equilibrio di “toni bianchi e neri”. In un’altra aula si faceva xilografia, armati di “bulini” coltellini ed altri attrezzi, si affrontava il legno “di testa”: c’era chi affondava l’arnese nel legno chi invece ne accarezzava appena la superficie e c’erano dei bravissimi compagni, dalla loro esperienza, noi più piccoli, attingevamo a piene mani. La Terza aula era quella di Litografia: enorme stanzone dove, ammucchiate alle pareti centinaia di pietre litografiche erano in attesa di essere animate dai nostri disegni. Su queste pietre si potevano usare inchiostri litografici oppure inciderle con delle finissime punte d’acciaio, stampare in negativo e positivo, sopratutto si poteva inventare sempre qualche cosa di nuovo sotto lo sguardo attento del Prof. Carlo Ceci. Nel contesto della bellezza Rinascimentale della Città, il paesaggio dolcissimo che la circonda. la Scuola unica nel suo genere, l’arte diventa obbligatoriamente parte della tua Anima.
Che nostalgia!!!
Mario Gambedotti da Torino.

 

Nota. Il disegno di copertina è una tempera "La Brombolona" del 2005 di M. Gambedotti, che assieme ad altre analoghe fanno parte di un progetto di illustrazione dell'omonimo poemetto dialettale di Luigi Nardini.

Nota. Questa XVIII ed. di "V'l'arcont in dialett" all'interno contiene le immagini di altre opere del Gambedotti gentilmente fornite dalla famiglia.